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Il prefetto Latella vuole vedere chiaro negli atti del Comune.

Si insedierà già oggi 9 giugno al Comune di Lamezia Terme la commissione d’accesso antimafia disposta dal prefetto di Catanzaro, Luisa Latella.

Il prefetto ha nominato la commissione già tre giorni fa e ieri si sarebbe tenuta una riunione in prefettura tra i tre funzionari nominati dal prefetto che dovranno “spulciare” gli atti amministrativi (e non solo) per i prossimi tre mesi (prorogabili per altri tre).

Sulla nomina della commissione d’accesso infatti non ci sono più dubbi.

La nomina della commissione d’accesso antimafia, del resto, era nell’aria.

Da tempo sul tavolo del prefetto è finito un dossier delle forze dell’ordine su alcuni episodi prima, durante e dopo le elezioni amministrative di due anni fa, che evidentemente non sono passati inosservati.

Gli ultimi accadimenti hanno fatto poi il resto avendo investito il consiglio comunale e la Giunta guidata dal sindaco Paolo Mascaro.

Negli ultimi giorni, infatti, si sono dimessi un consigliere comunale, due assessori e un altro consigliere comunale si è autosospeso (sulla cui vicenda lo stesso prefetto ha chiesto informazioni al sindaco, al presidente del Consiglio comunale e al segretario comunale visto che l’autosospensione giuridicamente non esiste).

Il tutto all'indomani dell'operazione “Crisalide” contro i clan Cerra – Torcasio – Gualtieri che ha coinvolto il vicepresidente del Consiglio comunale Giuseppe Paladino (LEGGI), indagato per concorso esterno in associazione mafiosa così come l'ex candidato a sindaco Pasqualino Ruberto, eletto consigliere comunale e poi sospeso dalla carica per il coinvolgimento nell'operazione “Robin Hood”.

E per l'arresto del fidanzato nell'operazione “Crisalide”, della consigliera Marialucia Raso che si è autosospesa.

La scorsa settimana si è dimesso l’ assessore Massimiliano Carnovale (per alcuni mesi vicesindaco) e nei giorni scorsi anche l'assessore Angelo Bilotta

Insomma, è un momento difficile per la città e soprattutto per l’amministrazione comunale guidata dall’avvocato Paolo Mascaro che di certo sta attraversando il periodo più difficile da quando è alla guida del Comune.

Ovvio che la nomina della commissione d’accesso dovrà fare chiarezza attraverso un lavoro di verifica in cui si dovrà stabilire se esistono (o meno) elementi su cui deve poggiare un eventuale scioglimento del consiglio comunale (e sarebbe il terzo per Lamezia dopo quelli del 1991 e 2002).

Ovvero:

collegamenti diretti o indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata o in alternativa il condizionamento che la mafia impone agli amministratori, dirigenti e personale; l'andamento negativo dell'ente locale; il malfunzionamento dei servizi affidati all'ente; appalti pubblici affidati in maniera irregolare oppure ad un'impresa collegata direttamente o indirettamente (prestanome) alla mafia;

concessioni o autorizzazioni amministrative rilasciate in modo irregolare oppure emesse in favore di soggetti collegati direttamente o indirettamente alla criminalità organizzata;

affinità, parentela, frequentazioni degli amministratori e/o dipendenti pubblici con soggetti appartenenti direttamente o indirettamente alla criminalità organizzata, precedenti penali o procedimenti penali pendenti a carico di amministratori e/o dipendenti pubblici, la presenza di una o più famiglie mafiose sul territorio comunale, abusivismo edilizio,mancata riscossione dei tributi, adesione culturale o omissioni degli amministratori dinanzi alle gesta della mafia.

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La Guardia di Finanza sembra non far sconti a nessuno.

 

E così facendo si impone come colui che con le sue indagini può cambiare questa Calabria e darle un futuro.

 

Alberto Statti è uno degli imprenditori calabresi più noti ed è anche presidente regionale di Confagricoltura.

Stando alle indagini Statti avrebbe sfruttato per anni i propri dipendenti dando loro uno stipendio notevolmente più basso rispetto a quanto risultasse nelle buste paga e obbligandoli a rinunciare persino al Tfr, il trattamento di fine rapporto.

 

Per questo è stato denunciato per estorsione continuata nei confronti dei suoi 23 dipendenti dal Gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme nell’ambito dell’operazione “Spartaco”.

Nei suoi confronti il gip del tribunale lametino ha emesso un’ordinanza applicativa di misura cautelare interdittiva e reale.

In pratica gli è stato imposto temporaneamente il divieto di esercitare l’attività di impresa.

Secondo l’accusa chiunque, tra i suoi dipendenti, si opponeva alle condizioni imposte veniva minacciato di licenziamento e chi invece pretendeva di essere pagato con regolare contratto di lavoro non veniva assunto.

 

Si tratta di una delle operazioni a reprimere ogni forma di sfruttamento dei lavoratori che inquina il mercato del lavoro.

L’inchiesta è scaturita da controlli effettuati negli scorsi mesi dai finanzieri in diverse località delle campagne lametine, attraverso il monitoraggio di automezzi, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti e riscontri cinefotografici, effettuata anche col supporto dei mezzi aerei del corpo.

Secondo quanto si legge in un nota della Guardia di finanza, nonostante la ritrosia di quasi tutti i dipendenti a riferire le reali condizioni lavorative per paura di perdere il posto di lavoro, le indagini avrebbero permesso di verificare la reale estensione del fenomeno illecito accertando la fonte di arricchimento per l’imprenditore, quantificato in circa 290 mila euro. Per questo motivo è stato disposto un sequestro preventivo pari a circa 290 mila euro, cioè la cifra che i finanzieri ritengono essere l’illecito profitto derivante dalla presunta attività estorsiva posta in essere da Alberto Statti.

Statti si difende e si dichiara “Certo di chiarire la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati , esprimo piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura e confido in una celere definizione”.

Che non sia stato il suo ragioniere od il suo commercialista?

Ma leggiamo che uno dei più anziani dipendenti, tra i 23 sui quali sarebbe stata esercitata l'estorsione, ha riferito ai finanzieri:

«L'unica volta nella mia vita in cui ho firmato buste paga corrispondenti all'effettivo salario percepito è stato allorquando lavoravo in Germania negli anni '79, '80 e '81; in Calabria ciò non è mai accaduto».

Ed un altro operaio ora in pensione, dopo 30 anni nelle aziende Statti, ha riferito agli inquirenti: «Ho accettato le condizioni retributive impostemi dallo Statti Alberto in quanto avevo assoluta necessità di lavorare, essendo che a casa mia sono l'unico ad esercitare un mestiere; quindi non lavorare significava lasciare la mia famiglia senza reddito; quindi ho lavorato fino alla fine nella consapevolezza di essere sfruttato.

Nel corso del mio rapporto di lavoro ho avuto il coraggio di ribellarmi ottenendo come effetto il licenziamento, per cui ho dovuto per forza accettare di lavorare alle condizioni ingiuste imposte dallo Statti Alberto; tra l'altro, a Lamezia Terme e credo dappertutto, nessun lavoratore può permettersi il lusso di pretendere i propri diritti, altrimenti non trova lavoro da nessuna parte; ciò in quanto, qualsiasi imprenditore, prima di assumere una persona chiede le referenze presso le aziende dove il lavoratore stesso ha lavorato precedentemente e se viene a sapere che questi ha creato problemi in tal senso, non viene certamente assunto; io, infatti, vi sto riferendo quanto è a mia conoscenza solo perché sono in pensione poiché non ho più nulla da temere; qualora fossi stato ancora alle dipendenze del mio datore di lavoro non vi avrei mai riferito la verità».

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Nocera Terinese. Ieri mattina 27 maggio il sindaco di Nocera Terinese, Fernanda Gigliotti, è entrata nel Guinness dei primati

 

 

E’ stata la prima sindaca calabrese di un piccolo comune a celebrare l’unione civile tra Marco Marchese, di 40 anni, di Cosenza, e Riccardo Cristiano, di 39, di Lamezia Terme.

Quella tra Marco e Riccardo, che vivono insieme da 17 anni, è la prima unione civile effettuata in provincia di Catanzaro e la seconda in Calabria, dopo quella dell’ottobre scorso a Reggio Calabria.

Una festa matrimoniale vera e propria con tanto di riso e tanti parenti a salutare questa unione.

Dopo la cerimonia i due nubendi sono partiti a bordo di un Fiat 500 d’epoca blu elettrico per il meritato viaggio post nozze.

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