La Dia ha sequestrato beni del valore di 100 milioni di euro all'imprenditore cosentino Piero Citrigno, di 61 anni.
Tra questi beni anche 37 fabbricati, tra cui due cliniche, “Villa Adelchi”, a Longobardi, e “Villa Gioiosa”, a Montalto.
La Dia scrive che :«Le inquietanti ombre rilevate sull’origine del cospicuo patrimonio (...), unitamente alla pendenza presso il Tribunale di Paola di un procedimento penale per estorsione, hanno indotto gli investigatori della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro a ritenere tali obiettivi accadimenti come seri indizi da cui desumere che avesse condotto un tenore di vita superiore alle proprie possibilità economiche».
Piero Citrigno è l’editore del quotidiano “L’Ora della Calabria”.
Ma il gruppo editoriale non risulta colpito dal provvedimento.
Piero Citrigno Citrigno è attualmente agli arresti domiciliari dopo una condanna in via definitiva a quattro anni e otto mesi di reclusione per il reato di usura aggravata nell’ambito dell’operazione Twister.
Ecco l’elenco dei beni sequestrati:
5 terreni
35 fabbricati
Villa Adelchi in Longobardi accreditata dalla regione
Villa Gioiosa in Moltalto Uffugo accreditata dalla regione
La ditta e tutti i beni della "Edera srl" con sede a Cosenza e dedita alla costruzione e commercializzazione di immobili;
La ditta ed i beni della "Meridiana srl", con sede a Cosenza e dedita alla realizzazione e gestione di strutture ricettive alberghiere, ospedali e case di cura;
La ditta ed i beni della "Riace srl" con sede in Cosenza e dedita alla costruzione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali;
Il 23,33% del capitale sociale della "Monachelle srl" con sede a Rossano (CS) e dedita a realizzazione e gestione di case di cura, di laboratori, di centri diagnostici, di stabilimenti termali Rsa;
Il 25% del capitale sociale della "San Francesco srl" con sede a Cosenza e dedita gestione di strutture pubbliche e private per ogni forma di assistenza riabilitativa per anziani e di tipo socio-assistenziale.
Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Cosenza su proposta del direttore della Dia, Arturo De Felice.
La Dia ha effettuato consistenti accertamenti patrimoniali, per un arco temporale compreso tra il 1988 e il 2011, dai quali è risultata la «presunta origine illecita dei beni basata sulla sproporzione tra i redditi dichiarati e il valore dei beni posseduti anche mediante intestazione fittizia».
Un lavoro reso più arduo per il fatto che «alcuni immobili, in precedenza di proprietà dei familiari di Citrigno, siano stati successivamente alienati a società pur sempre riconducibili al nucleo familiare del medesimo, e ciò nell’ambito di una fitta trama di partecipazioni societarie chiaramente finalizzate ad evitare la riconducibilità di tali beni proprio al Citrigno…».
Non solo ma secondo la Dia «I componenti la famiglia di Citrigno Pietro hanno sempre dichiarato, almeno fino al 2005, redditi non elevati; tuttavia essi sono risultati possessori di beni immobili e aziende di valore oltremodo rilevante e cospicuo».
In sostanza per gli investigatori, «mai dal 1981 al 2005 il nucleo familiare Citrigno ha prodotto lecitamente un reddito pari o prossimo al valore dei beni entrati nel suo patrimonio»