E’ lì davanti all’edicola Campaiola.
Sorride e mi chiama.
“Ciao”, gli faccio, abbozzando, anche io, un sorriso.
E lui “ Non hai visto?”
Non capendo lo interrogo con gli occhi e lo vedo con il volto alzato che guarda il filo della luce sempre davanti a Gaetano Campaiola.
“O Cacchio!” esclamo, “avete tolto la scritta?”
Fa segno di no.
“Allora è caduta?”
Segue un altro abbondante segno di no.
“ Mi fai capire?”
Mi guarda perplesso, interrogativo, provocatorio.
“NO! Non ci credo. E chi lo ha fatto togliere?. Ma soprattutto, perché?”
C’è stata per 4 mesi, lì, indifferente alle sciagure della nostra cittadina e della sua gente, muto testimone di una storia antica che affascina chi viene a conoscerla, simbolo della simpatia degli amanteani, ricordo unitario di una storia di tanti comuni della costa tirrenica calabrese, che ad Amantea ha assunto una indiscutibile valenza antropologica e culturale.
A chi dava fastidio? .
E pensare che c’è gente che ha colto l’occasione di questo, ahimè dimenticato, momento di storia cittadina per inventare un evento e per celebrarlo a proprio spese , non a spese pubbliche.
Forse il 21 luglio ricompare anche a novembre .
Un simbolo che ricorda per un intero anno un evento intenso e straordinario non deve essere mitizzato, ma tantomeno escluso dalla città che lo esprime.
Ma noi che ne abbiamo scritto, siamo tra quelli che vorremmo diventasse ufficialmente tra le cose di questo paese da non dimenticare
Ufficialmente, suggeriamo all’amministrazione ed in particolare a chi si interessa della cultura locale di editare un testo che ricordi l’evento ed il momento storco che rappresenta.
Prima che sia tardi, troppo tardi e si debba essere costretti ad inseguire la nostra storia civica, prima che si dimentichi chi siamo stati.
Parliamo di cultura.
Prima
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