Un ragazzo, S.S., di 20 anni di Vibo, è stato accoltellato sabato, dopo le 23.30, da un 15enne di nazionalità romena, nei pressi dei giardinetti pubblici “Villa Gagliardi”.
La vittima, al termine della serata trascorsa con gli amici, stava facendo rientro a casa
accompagnato da un ex compagno di scuola quando, all’improvviso e senza un ragionevole motivo, è stato aggredito con un coltello all’altezza della clavicola sinistra da parte di uno sconosciuto.
L’aggressore è stato messo in fuga dall’intervento di passanti.
Immediatamente allertati, i Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo hanno da subito attivato un massiccio dispositivo di ricerca dell’accoltellatore che a seguito della descrizione fornita dalla vittima è stato identificato seppur non ancora rintracciato.
Il ferito è stato trasportato al Pronto Soccorso del capoluogo dove è stato dimesso poco dopo con una prognosi di dieci giorni salvo complicazioni.
Continuano senza sosta invece le ricerche dell’aggressore che, affetto da disturbi psichici - come d’altronde dimostrato dalla madre convocata presso il Comando Stazione Carabinieri di Vibo Valentia - non ha fatto rientro a casa dopo il fattaccio rendendosi di fatto irreperibile.
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Vibo Valentia
In sintesi i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (solo il 20,2% rispetto al totale), Reggio Calabria (21,5%) e Pisa (23%).
La media italiana è ben più alta.
Fra i territori al disotto della soglia del 50% di imprenditoria autoctona del commercio ambulante si incontrano poi le province di Aosta (44,2%), Vercelli (46,3%), Alessandria (48%) e Savona (48,8%).
L’analisi territoriale svela però un’Italia dai profili molto variegati, con province in cui la quota di ambulanti italiani è assolutamente schiacciante rispetto a quella dei colleghi stranieri.
Non solo ad Enna (dove i locali sono l’86,5%), Brindisi e Bari (entrambe oltre il 75%) ma anche a Torino, dove gli ambulanti italiani sono il 67,3%.
All’altro estremo, i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (solo il 20,2% rispetto al totale), Reggio Calabria (21,5%) e Pisa (23%).
L’altro aspetto che caratterizza il settore è quello legato alla forte presenza di operatori stranieri tra gli imprenditori (di poco superiore alle 100mila unità, il 56% del totale).
Tra i paesi di provenienza degli ambulanti stranieri, quello che presenta di gran lunga il maggior numero di imprenditori è il Marocco (39mila) che assomma quasi il 40% degli stranieri operanti nel settore a livello nazionale.
Seguono a distanza Senegal e Bangladesh, con consistenze analoghe (circa 15mila imprese).
La distribuzione degli ambulanti a livello territoriale dimostra che la Campania, con 30mila realtà al 30 giugno scorso, presenta il maggior numero di imprese nel comparto, ma numerose risultano anche in Lombardia (22.429 imprese registrate) e in Sicilia (19.726).
In queste tre regioni ha sede quasi il 40% delle imprese del commercio ambulante della Penisola. Calabria, Sardegna e Toscana (tutte sopra il 25%) sono invece le regioni con l’incidenza percentuale maggiore di imprese ambulanti considerando il totale delle realtà appartenenti del commercio al dettaglio.
L’articolazione per settore vede un peso significativo di quello non alimentare ed in particolare il comparto abbigliamento che, nelle sue diverse suddivisioni, rappresenta il 38,4% delle imprese del commercio ambulante.
Al secondo posto, staccata di alcuni decimi di punto, viene la categoria “altri prodotti” (tra cui fiori, cosmetici, detersivi, chincaglieria) con quasi il 38% delle attività, e solo al terzo posto il settore alimentare, il cui contributo si ferma al 18,4% di tutti gli esercizi ambulanti (con prevalenza della componente legata ai prodotti ortofrutticoli).
Il commercio ambulante viaggia verso quota 200mila ma uno su cinque parla straniero
Una impresa commerciale su 5 è ambulante.
Ma la cosa importante è che gli immigrati “occupano” abusivamente aree pubbliche e mettono in scacco i comuni.
“ Sono sempre lì. Niente e nessuno li smuove. Mandati via ritornano, allontanati non demordono e invadono quella che considerano la loro strada”.
E nessuno di loro rilascia mai uno scontrino.
Sono legittimamente evasori come sono legittimamente abusivi!
Ad Amantea operano sul lungomare senza alcuna autorizzazione e nessun controllo!
Già. Dimenticavo che siamo in Italia dove si può spacciare anche droga senza timore di essere arrestato e posto in carcere!
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Cronaca
Riceviamo e pubblichiamo:
“Gentile Direttore/ Redattore, chi le scrive è una cittadina crotonese che ieri ha letto la notizia dell’increscioso episodio verificatosi nel reparto di ginecologia dell’ospedale di Crotone.
Lungi da me sobillare alla violenza ma, approfitto di lei perché faccia da megafono alla mia voce, ogni caso va esaminato nel contesto in cui si verifica.
Circa due mesi fa ho avuto modo di disapprezzare proprio il reparto coinvolto che mi ha vista protagonista quasi diretta (accompagnavo mia sorella per degli accertamenti) di quanto poco rispetto e quanta poca professionalità impera in quel reparto, a cominciare dal medico che, in fase di ecografia, chiamava il primario per invitarlo la mattina successiva ad essere presente perché aveva “sottomano un qualcosa di mai visto”.
L’amore per la scienza (sic) ha dunque prevalso sull’etica professionale causando un ulteriore trauma psicologico alla paziente (mia sorella, ribadisco, ed in mia presenza) che in quel momento si vedeva diagnosticare un cistoma ovarico di oltre 30 centimetri di diametro.
Subito dopo ci siamo scontrate con altri episodi poco edificanti per un ospedale, tipo il confondere (da parte di una delle infermiere) un farmaco antistaminico con il liquido di contrasto per la risonanza magnetica prescritta alla paziente, per passare (e salto tanti altri passaggi che mi hanno costretta ad impormi con toni roboanti) al momento di eseguire la risonanza, quando l’addetto ha “pregato” che la paziente (mia sorella) riuscisse ad entrare nel “tubo” visto il volume dell’addome (un cistoma ovarico di oltre 30 cm è come un feto cresciuto troppo nel grembo della madre…).
Finita la fase di accertamento diagnostico siamo state invitate dal primario del reparto per definire il modus procedendi, e qui sorvolo sulle continue interruzioni, che ha passivamente subito lo stesso da parte di inservienti alquanto irrispettose, durante il colloquio finale.
In considerazione dei tanti fattori esposti sia dai medici che dalle circostanze si decide di affidarsi all’ospedale vicino più qualificato per il tipo di intervento richiesto e la scelta ricade sull’ospedale “Annunziata” di Cosenza che vanta la presenza di una valida equipe medica oncoginecologica guidata dal primario Dr. Morelli.
La riuscita dell’intervento ha confermato la buona fama dell’equipe ma…anche qui c’è un ma, e questo “ma” vorrei fosse chiaro a chi parla per sentito dire o per il gusto di disprezzare il proprio perché se è vero che da noi ci sono pecche (non sottovalutabili) non è detto che gli altri ne siano immuni.
Dunque, dicevo, superato l’intervento è arrivata la fase piu’ delicata: il post operatorio.
Una fase che ci ha messo di fronte all’arroganza ed al menefreghismo del 90% del personale infermieristico, basti pensare che nei 9 giorni di ricovero di mia sorella io sono rimasta con lei 24 ore su 24 per 9 giorni poiché non aveva assistenza e, quando richiesta, arrivava dopo ore e con le lamentele e, spesso, le parolacce e la voce grossa degli addetti.
Il parossismo è stato raggiunto al momento della “liberazione dal catetere”, che ha provocato una paresi vescicale che stava per portare all’arresto renale e, dopo 8 ore (dico 8 ore) di dolori atroci e sorrisini sardonici da parte delle infermiere e del medico di turno quel pomeriggio, ha trovato la soluzione perché io (mia sorella era troppo debilitata per alzare la voce) mi sono imposta minacciando di rivolgermi ai Carabinieri.
Fortunatamente e grazie alla mia “maleducazione” il tutto si è risolto ma se non fossi stata “maleducata”?
La cosa peggiore è che in quel di Cosenza ho riscontrato un’usanza che (ahimè) esiste anche a Crotone (ed in altri ospedali): chi è valido viene boicottato, viene deriso e viene ostacolato nello svolgimento di quella che io definisco una missione, questo per dire che gli angeli esistono anche in mezzo ai demoni e l’angelo che abbiamo conosciuto ha il viso dolcissimo di una ragazzina ma appartiene ad una donna (infermiera) che vive il suo lavoro come una missione, ascoltando le pazienti e cercando di alleviarne i disagi.
Ma è sola e non fa numero.
Concludo questo mio “sfogo” ricordando a tutto il personale sanitario che opera negli ospedali che se una persona si trova a dove ricorrere al servizio ospedaliero lo fa perché ha un problema di salute e non certo perché non sa dove passare la giornata, per cui ci vuole umanità nella stessa misura della preparazione, ci vuole pazienza ed amore per il prossimo perché un sorriso aiuta spesso più di un farmaco e perché un ammalato è una persona fragile e timorosa.
Grazie per l’attenzione, Paola Turtoro – cittadina crotonese.
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Calabria
Domenica 24, in Via Spadolini dalle 8.00 alle 20.00
CROSIA (Cs) – Giovedì, 21 Giugno 2018 – Al via il Mercatino del Riuso e dell’Hobbistica. Una novità esclusiva che si basa sulla vendita o sullo scambio da parte di privati e associazioni, di oggetti, anche da collezione, usati o di propria produzione.
Domenica 24 Giugno, dalle ore 8.00 alle ore 20.00, in Via Spadolini l’evento promosso dal Comune di Crosia - Assessorato alle attività produttive, diretto da Simona Stasi.
Chiunque fosse interessato a prendere parte al Mercatino del Riuso e dell’Hobbistica, che avrà luogo ogni Domenica del mese dovrà presentare formale istanza al Comune rivolgendosi allo sportello municipale del Commercio e delle attività produttive, contattando il centralino del Palazzo di Città allo 0983.405016. È importante il riscontro partecipativo dei cittadini, in quanto dipende dalla loro volontà di partecipare che si determinerà la buona riuscita dell’iniziativa. Al mercatino possono partecipare anche i non residenti a Crosia.
Il mercatino non è destinato a forme imprenditoriali ma solo ad un commercio di tipo occasionale che esclude, ovviamente, qualsiasi attività di commercio su area pubblica. E pertanto non è soggetta alle normative fiscali di settore.
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Calabria
Per anni i politici ed i super burocrati calabresi hanno “falsato” le verità circuendole di un alone che è servito a lasciar credere fatti non veri.
Per farlo, grazie alla stampa guidata ed indotta, hanno offerto vergognose falsità, fatte di selfie e di dati bugiardi.
Ma ora sembra che quelli che non si lasciano guidare, indurre, comprare, cominciano a svelare alcune verità.
Attenti però!
Prima delle prossime elezioni regionali li vedrete tantissimo in giro per la Calabria a fare film, foto, ad abbracciare, a promettere, a prendere in giro sindaci, assessori, consiglieri comunali, cittadini.
Ma voi non vi fate prendere in giro! Anzi registrate le loro promesse ed inviate il tutto alla procura di Catanzaro…..
Ma ecco le prime verità: «Record sui fondi Ue? Macché, è un flop» di D. Gattuso* e M. Olivieri**
“No, la Calabria non è la prima regione al Sud per capacità di utilizzazione dei fondi comunitari e non è neppure tra le regioni più virtuose d’Italia quanto a capacità di spesa.
A quanti tentano ancora di confondere le acque, parlando addirittura di “miracoli” ad opera dell’attuale giunta regionale, o millantano presunti successi nello stato di avanzamento della spesa comunitaria 2014/20, non possiamo che richiamare quanto affermato nel recente rapporto di Banca d’Italia sull’economia calabrese, pubblicato il 14 giugno scorso, secondo cui «le risorse impegnate in progetti avviati, o in fase di avvio, ammontano al 40,8 % della dotazione totale, un dato inferiore alla media nazionale».
Tale percentuale si riferisce all’ultima rilevazione effettuata dalla Commissione Europea ed è aggiornata a dicembre 2017.
Di questa cifra – continua la Banca d’Italia – la spesa effettivamente realizzata sui fondi Ue 2014/20 «risulta ancora ridotta» e ferma al 5,8 % della dotazione.
In altre parole, c’è un restante 60% dei fondi comunitari che ad oggi non si è ancora deciso come spendere.
Si tratta di cifre che aumentano la distanza della Calabria dal resto d’Italia e la tengono lontanissima dalla media europea.
Considerato che il solo Programma Operativo Regionale (POR) della Calabria, cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dal Fondo Sociale Europeo (FSE), prevede una dotazione complessiva di circa 2,4 miliardi di euro, e che ad oggi risulta un residuo del 33,4% di spesa da certificare entro il 31 dicembre 2018 se si vuole scongiurare il disimpegno automatico delle risorse, questo significa che le spese ancora da certificare ammontano a circa 149 milioni di euro su un totale di 446 milioni.
La speranza, è che tutti i pagamenti effettivi (cioè i soldi effettivamente fluiti nell’economia calabrese) possano essere regolarmente certificati.
Ma, come si diceva, al momento non vi è alcuna certezza.
Peraltro se la capacità di spendere è un indicatore significativo ai fini della valutazione dell’efficacia delle politiche regionali in materia di fondi comunitari, restano molti dubbi sulla qualità della spesa, ovvero sulla reale capacità di produrre effetti virtuosi in termini di crescita economica, maggiore occupazione stabile, migliori indici di qualità della vita, ecc. Gli impatti, ad oggi, sono inconsistenti.
I dati della Banca d’Italia – a dir poco imbarazzanti per il governo regionale – sono quelli ufficiali forniti dalla Commissione Europea, e pertanto spiace dover tornare per l’ennesima volta sull’argomento, al solo scopo di rettificare le mirabolanti dichiarazioni di qualche consigliere regionale, che ama dipingere scenari fiabeschi che nulla hanno a che fare con la dura realtà delle cose. Se lo facciamo è solo per amore della verità, poiché riteniamo che si stia cercando di carpire la buona fede dei calabresi, ipotecando le loro speranze in un futuro migliore. La verità è che stiamo assistendo negli ultimi 5 anni ad un periodo di crescita fittizia senza occupazione stabile e di qualità; i dati contabili sulla crescita del Pil tendono a mascherare la diminuzione del Pil pro-capite (accertata dall’ultimo rapporto Svimez, di pochi mesi fa), nonostante lo spopolamento in atto della nostra regione.
Gli ultimi dati Istat di pochi giorni fa, ci informano infatti che – nel solo 2017 – la Calabria ha perso altri 9.000 abitanti. In questo quadro, l’intera programmazione comunitaria della Regione Calabria non sta portando nessuno dei risultati sperati e tanto strombazzati da chi governa.
Nel frattempo, si continua a consumare in silenzio un vero e proprio crimine ai danni dei calabresi e soprattutto delle categorie sociali più svantaggiate, a causa dell’insipienza di un’amministrazione regionale che non solo non è in grado di programmare e gestire proficuamente la spesa comunitaria, ma che addirittura pretende di autoassolversi, giudicando se stessa degna di potersi sedere al tavolo delle regioni virtuose.
La verità è che a soli due anni di distanza dalla scadenza naturale della programmazione comunitaria, la giunta Oliverio non è in grado di presentare risultati degni di nota.
Si continuano a presentare pillole indorate, puntando solo ad ingrossare le fila di clientele interessate. Come altrimenti spiegare i ritardi, le continue rettifiche, le incessanti integrazioni, e i differimenti dei termini che colpiscono sistematicamente tutti i bandi finora pubblicati dalla Regione Calabria?
Un caso su tutti: il bando sull’offerta turistica a valere sul Fondo Fesr (Azione 3.3.4).
Nonostante sia stato pubblicato a settembre 2017, a giugno 218 non è stato ancora aggiudicato. Per una regione che dovrebbe vivere di turismo tutto l’anno si tratta di una vera tragedia.
Verrebbe da chiedersi cosa facciano tutto il giorno gli amministratori regionali ed i relativi dirigenti generali. Ma di ciò nessuno gradisce parlare, e ci si attarda invece su narrazioni romantiche di una Calabria dipinta come meta turistica d’eccellenza, che – per la verità – esiste solo nelle fantasie di chi governa.
Paradossale, quindi, appare la situazione politica calabrese, caratterizzata da un Consiglio Regionale improduttivo e contraddistinto dalla sostanziale assenza di opposizione dialettica. Le tradizionali connotazioni partitiche di destra e di sinistra sono sparite e ci si trova di fronte ad un’informe, scolorita ed impreparata classe politica, lontanissima dai paradigmi di una classe dirigente di cui la Calabria avrebbe davvero bisogno.
Non è un caso che si registrino di questi tempi prove di inciucio, in parte sperimentate in territorio cosentino con la vicenda della Metro, e in corso di sperimentazione a Catanzaro con maldestri accordi su “grandi opere” di mediocre levatura; prove indirizzate, probabilmente, all’esclusivo obiettivo di mantenere poltrone, ormai traballanti.
Il deciso cambio di passo chiesto dalla società civile calabrese al Presidente della Regione non c’è mai stato e, anzi, per molti aspetti si ha l’impressione di essere tornati indietro, sia nei risultati amministrativi che sul piano politico, visto che la giunta regionale è arenata nel goffo tentativo di difendere quel che resta della casta politica e burocratica calabrese, ormai indifendibile.
*docente Università Mediterranea
**economista
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Calabria
Riceviamo e pubblichiamo una poesia di FABIO STRINATI(* vedi biografia in fondo all’articolo)
Grazie a questo giovane poeta abbiamo l’occasione di ricordare uno sconosciuto eroe calabrese.
“Onesto fino in fondo
come la primavera che arriva lesta
e nei campi pronti e dormono intorno,
ancora gli eleganti gigli
come grilli ai confini di una notte pesta
che arriva in fretta come serpenti
viscidi, nell’ombra del peggior inganno...,
come la morte maligna che lavora sempre,
senza riposo nemmeno quando il sole presta
quel suo raggio alla domenica in festa,
e le campane, che rintoccano il tuo nome buono
senza chiederti nemmeno
un soldo di mazzetta!”
Ecco chi è Rocco Gatto:
“L’Omicidio.
Il 6 novembre 1976 il capoclan Vincenzo Ursini rimane ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri e la 'ndrina pensa ad un'esecuzione quindi reagisce violentemente e impone il coprifuoco in tutto il paese in onore del boss defunto. Vennero rispediti a casa i commercianti ambulanti giunti fino a Gioiosa Ionica per il mercato e venne imposta la chiusura di tutti gli esercizi commerciali, ma Rocco Gatto non ci sta e si ribella nuovamente denunciando il tutto con nomi e cognomi ai carabinieri e alla magistratura. La 'ndrangheta però non tollera il suo operato e il 12 marzo 1977 si muove violentemente. Rocco era alla guida del suo furgone di lavoro lungo la strada provinciale per Roccella Ionica; i killer lo attendono sotto un ponticello e al suo passaggio gli sparano tre colpi di lupara uccidendolo.
Il sostegno della società
All'omicidio seguirono numerose manifestazioni di piazza contro la 'ndrangheta, il padre di Rocco portò avanti la sua battaglia di civiltà e nel 1978 venne creato un murale a Gioiosa Ionica in piazza Vittorio Veneto da militanti del PCI di Milano e da artisti locali in onore di Gatto e di tutte le vittime delle cosche. Il murale è stato restaurato nel 2008 grazie al contributo finanziario della Provincia di Reggio Calabria su proposta del consigliere provinciale di Rifondazione Comunista Omar Minniti, in risposta ad un appello lanciato dal Comitato pro-murales di Gioiosa Ionica e dall'Associazione daSud. In questa occasione si sono ritrovati gli stessi artisti che lo realizzarono a dar gli stessi colori sull'angolo del Cinema di allora e "Teatro Gioiosa" oggi.
« Alto è l'esempio che ha dato questo cittadino contro questo male che serpeggia nell'Italia meridionale. Il coraggio di questo calabrese deve essere d'esempio per tutti, per resistere alla mafia che rappresenta un affronto per il popolo calabrese. »
(Il Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini alla consegna della medaglia d'oro al valore civile a Rocco Gatto
Il processo
Per l'omicidio di Rocco Gatto vengono indagati e rinviati a giudizio Mario Simonetta e Luigi Ursini ('ndrina Ursini) accusati di omicidio ed estorsione aggravata ma il 22 luglio del 1979 vengono assolti per insufficienza di prove dalla Corte d'assise di Locri, in Appello il 6 maggio 1986 vengono nuovamente assolti dall'accusa di omicidio per insufficienza di prove ma condannati per Estorsione aggravata Mario Simonetta a sette anni di reclusione e Luigi Ursini a Dieci anni di reclusione più due milioni di lire di multa, sentenza che viene confermata dalla Corte Suprema di Cassazione il 14 aprile 1988.
Onorificenze
Medaglia d'oro al valor civile
«Pur consapevole dei pericoli cui andava incontro, non esitava a collaborare ai fini di giustizia nella lotta contro la mafia e a reagire con audacia alle intimidazioni di cui era fatto oggetto. Cadeva sotto i colpi d'arma da fuoco in un vile e proditorio agguato tesogli da due appartenenti alla suddetta organizzazione. Mirabile esempio di spirito civico e di non comune coraggio.»
— Contrada Armo di Gioiosa Jonica, 12 marzo 1977
(*)Biografia di Fabio Strinati ( Esanatoglia 1983 ) Poeta, artista, e compositore.
Sue poesie sono state tradotte in romeno e in spagnolo.
È inoltre il direttore della collana poesia per Il Foglio Letterario e cura una rubrica poetica dal nome Retroscena, proprio sulla Rivista mensile del Foglio Letterario, dove ogni mese, ospita poeti di fama nazionale ed internazionale.
Strinati è uno studioso dell’olismo, della patafisica, della poesia visiva, sonora, elettronica e concreta.
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Calabria
Cambia qualcosa in Calabria? Si.
Leggete:
«Nei prossimi giorni gli enti dell'Autorità idrica regionale (Aic) non votino per il nuovo gestore del servizio idrico.
Lo facciano solo dopo la conclusione, prevista a strettissimo giro ( forse il 24 maggio), dell'istruttoria che su denuncia del Movimento 5stelle Arera, che è l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha avviato in merito alla tariffazione dell'acqua all'ingrosso in Calabria. Si tratta di un fatto dirimente».
Lo affermano, in una nota, i deputati M5s Paolo Parentela e Giuseppe d'Ippolito, che sulle tariffe illegittime applicate negli anni da Regione Calabria e Sorical, con arbitraria maggiorazione degli importi dovuti per circa 140milioni di euro, hanno a lungo discusso con il presidente di Arera, Guido Pier Paolo Bortoni, il responsabile delle Relazioni esterne Cecilia Gatti, il segretario generale Giandomenico Manzo e i dirigenti Lorenzo Barbelli e Maria Cristina Colorito.
«Il commissario liquidatore di Sorical, Luigi Incarnato, già assessore regionale per la materia, ha vergognosamente mentito – obiettano i parlamentari 5stelle – replicandoci che Arera ha validato la tariffa applicata dal 2010 per la fornitura di acqua potabile ai serbatoi.
Arera ci ha infatti chiarito di non aver validato alcunché, in quanto per l'approvazione delle tariffe occorre un apposito provvedimento, mai adottato dalla stessa autorità, e che nello specifico non vale il principio del silenzio-assenso».
«Ora Incarnato – proseguono i parlamentari M5s – tiri fuori, se esiste, il provvedimento con cui a suo dire Arera avrebbe legittimato le tariffe Sorical, la smetta di farci inviti all'inciucio e di sostenere che Oliverio è paladino della gestione pubblica dell'acqua, in quanto con un silenzio letale il governatore ha coperto la vicenda delle tariffe gonfiate a danno delle comunità locali, su cui Arera sta per esprimersi in via definitiva.
Incarnato può raccontare tutte le favole che vuole, ma il punto è uno: lo scandalo delle tariffe illegittime, forse il più grosso in assoluto di tutta la storia della Calabria, è stato denunciato da tre anni dal Movimento 5stelle e coperto dalla vecchia politica calabrese insieme a una burocrazia regionale complice e inadempiente, con in testa il dirigente tentacolare Domenico Pallaria».
«Perciò – concludono Parentela e D'Ippolito – gli enti dell'Aic ci pensino molto bene prima di riaffidare incoscientemente la gestione del servizio idrico a Sorical, che per Arera non è in grado di garantire l'equilibrio economico-finanziario e che, nonostante i milioni avuti dalla Regione, ha la responsabilità di un fallimento gestionale spaventoso, permesso da un sistema di potere pronto a caricarne le spese sulle spalle dei calabresi».
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Calabria
Blitz della Guardia di Finanza nelle province di Milano, Monza e Brianza, Lecco, Bologna, Asti e Reggio Calabria.
Frode fiscale ma non solo: blitz della Guardia di Finanza nelle province di Milano, Monza e Brianza, Lecco, Bologna, Asti e Reggio Calabria.
Fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di circa 95 milioni di euro.
Frode fiscale e distrazioni patrimoniali
Ventuno persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Monza in esecuzione di ordinanza di Ventuno ordinanze di custodia cautelare (dieci in carcere) sono state emesse dal gip di Monza.
Le accuse: associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e corruzione.
Guardia di Finanza in campo
La maxi indagine è stata coordinata dalla Procura di Monza.
I provvedimenti cautelari, trenta in totale, sono stati eseguiti a partire dall’alba di oggi dalla Guardia di Finanza di Monza nelle province di Milano, Monza e Brianza, Lecco, Bologna, Asti e Reggio Calabria.
Tra gli arrestati ci sarebbero anche un ex magistrato e due avvocati.
Operazione “Domus aurea”
Smantellato un articolato gruppo societario riconducibile a un imprenditore edile calabrese residente in Brianza, Giuseppe Malaspina, accusato di aver emesso fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di circa 95 milioni di euro, con distrazioni patrimoniali per un valore pari a circa 234 milioni di euro.
L’operazione è stata chiamata “Domus aurea“.
L’esposto di una lista d’opposizione
Le indagini sono partite da un esposto di una lista d’opposizione di un comune della provincia di Monza e Brianza, che aveva denunciato presunte irregolarità nell’esecuzione di alcuni lavori pubblici, portati a termine in modo non conforme al capitolato.
In cambio pubblici ufficiali avrebbero preso tangenti.
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Italia
A maggio 2018 i test Invalsi del corrente anno scolastico.
Lo scorso anno è stata una debacle!.
Comunque e dovunque ultimi i nostri studenti.
Un gap con il nord altissimo.
Una Italia a 2 velocità.
Questo il calendario 2108:
Per la scuola primaria:
-il 3 maggio prova d’Inglese per la V classe;
-il 9 maggio: prova di Italiano per la II e la V classe e prova preliminare di lettura (quest’anno, la prova di lettura è svolta solo dalle classi campione della II primaria);
-l’11 maggio: prova di Matematica per la II e la V primaria).
Complessivamente, saranno 140 le classi calabresi della scuola primaria per complessivi circa duemilacinquecento allievi.
Le classi II della scuola secondaria di secondo grado sosterranno le prove di Italiano e Matematica, comprensive anche del questionario studente, in un arco di giorni, indicati da Invalsi, tra il 07 maggio 2018 e il 19 maggio 2018.
Il campione calabrese è composto da 91 classi per un totale di circa duemilaeduecento alunni.
Sapranno i nostri “eroi” riscattarsi questa volta e non fare una figura barbina rispetto al resto dell’Italia?
Ci sembra una pia illusione in una regione nella quale la meritocrazia è sostituita dalla solidarietà familista e politico-partitistica.
E poi le prove sono semplicemente la verifica dello stato di qualità della scuola in Calabria
Per carità nessun si offenda, ma che l’elevamento del grado di istruzione dei nostri giovani e dei nostri ragazzi sia un tema sottovalutato da tutti , sia dal sistema scolastico, sia culturale, sia dalle istituzioni non è certo una eresia.
Voglio cioè affermare che sarebbe un miracolo se la scuola calabrese fosse diversa dalla intera Calabria, politica, soprattutto, compresa.
D’altro canto basta un giro sul web per scoprire che i calabresi non sappiamo quando la “e” e la “a” sono verbi e non ci preoccupiamo nemmeno di saperlo.
Invalsi, quindi, è solo una conferma della triste verità della Calabria delle sagre, delle feste di piazza, e dei selfie e dei sorrisi stereotipati.
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Calabria
Chiarezza sui conteggi dei voti della Corte d’Appello
COSENZA - Venerdì, 23 Marzo 2018 – A questo punto sarebbe opportuno capire quali sono i criteri di attribuzione e – paradossalmente – di scelta con i quali la Corte d’Appello di Catanzaro stabilisce l’elezione e la nomina (o meno) dei rappresentanti delle Istituzioni. Le vicende, incomprensibili, che hanno caratterizzato le ultime elezioni dei rappresentanti calabresi alle Politiche del 4 marzo scorso chiedono chiarezza e verità dei fatti. Come avviene la conta dei voti e l’attribuzione dei seggi? Come mai la Corte d’Appello di Catanzaro ha attribuito dei voti che sono stati sovvertiti dalla “riconta”, dopo il clamore nazionale, tanto da determinare addirittura la diversa designazione dei Parlamentari in tutta Italia? E meno male che per le Politiche c’è anche la Cassazione! Differentemente dalle Regionali e dalle Amministrative calabresi dove ad avere l’ultima parola è solo la corte catanzarese (salvo ricorsi che poi ristabiliscono i giusti equilibri). Sia chiaro, senza voler dare adito a fraintendimenti, non mettiamo sotto accusa il Sistema Giustizia, che rimane per noi e per i cittadini il principale garante della democrazia. Ci aspettiamo come cittadini che le operazioni vengano svolte con accuratezza e trasparenza: oggi, domani e sempre. Visto però quanto accaduto, si può dare adito a considerazioni di negligenza e superficialità di fondo – in tal caso da correggere così da scongiurare imperdonabili errori nel decorso della democrazia – oppure – in una peggiore ipotesi – che possa esserci, infiltrata negli apparati della giustizia, qualche “manina” che, in modo sornione e all’insaputa di tutti, indirizzi ed influenzi con esclusività e a proprio piacimento gli esiti ed i responsi elettorali. È su questi dubbi e interrogativi che da cittadini, ancor prima che da rappresentanti istituzionali e politici rappresentativi dei calabresi, che chiediamo al Ministro della Giustizia e al Consiglio Superiore della Magistratura di indagare e far luce. Crediamo sia un atto dovuto - anche in vista dei prossimi ed importanti appuntamenti elettorali regionali - per continuare a garantire non solo affidabilità al Sistema Giustizia italiano ma soprattutto per consentire che la volontà democratica dei cittadini possa essere rispettata ed essere davvero sovrana.
Ennio Morrone
Presidente Commissione Speciale di Vigilanza del Consiglio Regionale della Calabria
Giuseppe Graziano
già Segretario Questore del Consiglio Regionale della Calabria
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Cosenza