In sintesi i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (solo il 20,2% rispetto al totale), Reggio Calabria (21,5%) e Pisa (23%).
La media italiana è ben più alta.
Fra i territori al disotto della soglia del 50% di imprenditoria autoctona del commercio ambulante si incontrano poi le province di Aosta (44,2%), Vercelli (46,3%), Alessandria (48%) e Savona (48,8%).
L’analisi territoriale svela però un’Italia dai profili molto variegati, con province in cui la quota di ambulanti italiani è assolutamente schiacciante rispetto a quella dei colleghi stranieri.
Non solo ad Enna (dove i locali sono l’86,5%), Brindisi e Bari (entrambe oltre il 75%) ma anche a Torino, dove gli ambulanti italiani sono il 67,3%.
All’altro estremo, i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (solo il 20,2% rispetto al totale), Reggio Calabria (21,5%) e Pisa (23%).
L’altro aspetto che caratterizza il settore è quello legato alla forte presenza di operatori stranieri tra gli imprenditori (di poco superiore alle 100mila unità, il 56% del totale).
Tra i paesi di provenienza degli ambulanti stranieri, quello che presenta di gran lunga il maggior numero di imprenditori è il Marocco (39mila) che assomma quasi il 40% degli stranieri operanti nel settore a livello nazionale.
Seguono a distanza Senegal e Bangladesh, con consistenze analoghe (circa 15mila imprese).
La distribuzione degli ambulanti a livello territoriale dimostra che la Campania, con 30mila realtà al 30 giugno scorso, presenta il maggior numero di imprese nel comparto, ma numerose risultano anche in Lombardia (22.429 imprese registrate) e in Sicilia (19.726).
In queste tre regioni ha sede quasi il 40% delle imprese del commercio ambulante della Penisola. Calabria, Sardegna e Toscana (tutte sopra il 25%) sono invece le regioni con l’incidenza percentuale maggiore di imprese ambulanti considerando il totale delle realtà appartenenti del commercio al dettaglio.
L’articolazione per settore vede un peso significativo di quello non alimentare ed in particolare il comparto abbigliamento che, nelle sue diverse suddivisioni, rappresenta il 38,4% delle imprese del commercio ambulante.
Al secondo posto, staccata di alcuni decimi di punto, viene la categoria “altri prodotti” (tra cui fiori, cosmetici, detersivi, chincaglieria) con quasi il 38% delle attività, e solo al terzo posto il settore alimentare, il cui contributo si ferma al 18,4% di tutti gli esercizi ambulanti (con prevalenza della componente legata ai prodotti ortofrutticoli).
Il commercio ambulante viaggia verso quota 200mila ma uno su cinque parla straniero
Una impresa commerciale su 5 è ambulante.
Ma la cosa importante è che gli immigrati “occupano” abusivamente aree pubbliche e mettono in scacco i comuni.
“ Sono sempre lì. Niente e nessuno li smuove. Mandati via ritornano, allontanati non demordono e invadono quella che considerano la loro strada”.
E nessuno di loro rilascia mai uno scontrino.
Sono legittimamente evasori come sono legittimamente abusivi!
Ad Amantea operano sul lungomare senza alcuna autorizzazione e nessun controllo!
Già. Dimenticavo che siamo in Italia dove si può spacciare anche droga senza timore di essere arrestato e posto in carcere!