Un’esigenza importante e precisa di molti cittadini meridionali è il bisogno di “riconoscersi” come una comunità di vita.Una necessità avvertita diffusamente in molte cittadinevilipese del Sud. Una di questecomunità, in un passato non così remoto, trovava fondamento nella rappresentanza degli interessi di tutti i cittadini e nella tutela più autentica dei principi sanciti dalla Costituzione repubblicana.
Era proprio la Carta, infatti, a formulare nitidamente i valori, le prospettive, i diritti e i doveri che ci consentivano di concepirci come “comunità, che avrebbe potuto fornirei la possibilità di guardare al futuro con maggiore coesione e solidarietà, oltre la “retorica dei buoni sentimenti”.
In meno di 2 mesi una di queste comunità dovrebbe impegnarsi a ricucire socialmente la città e a offrire fiducia a una generazione che spesso si è sentita inascoltata, delusa, tradita dalla politica e che, con tanta fatica, qualcuno ha caparbiamente continuato a motivare e supportare, una generazione che non vuole assistere al cambiamento ma vuole esserne parte, motore propulsore.
Spesso negli ultimi anni, qualcuno retoricamenteha cercato di richiamare la politica, le istituzioni, le organizzazioni sindacali a operare tenendo conto degli effetti della crisi economica verso i più giovani. D’altronde, quale società può definirsi sicura se privata dei “valori positivi della convivenza”? Quale comunità, che intende costruire il proprio futuro,potrà fare a meno delle giovani generazioni?
Prefetti, questori, sindaci e presidenti di regione. Ciascuno, quasi sempre finora, proiettato e immerso sul proprio percorso; tutti, nella maggior parte dei casi, si sono dimostrati ben poco coesi e integrati in un'azione istituzionale comune.
Nel secolo scorso, all’epoca dell’espansione industriale, la condizione miserabile dei bambini che lavoravano nelle fabbriche era sotto gli occhi di tutti, ma solo gli occhi di qualche artista, come Dickens, di qualche filantropo, o di qualche teorico della rivoluzione sociale hanno saputo vederla. Da cosa deriva questa facoltà straordinaria di non vedere cose tanto evidenti? Una risposta molto acuta la dava Edgard Allan Poe, che induceva gli uomini a concludere che il luogo migliore per nascondere qualcosa che non vogliamo far trovare è di metterlo sotto gli occhi di tutti.
Come si è potuto far finta di nulla per così lungo tempo al disagio e alla sofferenza di tanti concittadini per la gran parte giovani.
Meritano rispetto, questo disagio e sofferenza. Meritano di non essere strumentalizzati, né in un senso, né in un altro dai vari Sparaballe che in questi giorni, che precedono le elezioni comunali imperversano sulle strade e sulle spiagge. La sofferenza rappresenta il grande mistero che accompagna l’esistenza e toglie la sordina alla profonda domanda di significato, al 'perché?' che continua a emergere dalle profondità di questo tanto amato Mare, talora anche con modalità estrema.
Le sofferenze ― sia fisiche che morali ― degli altri rischiano di sottrarsi alla nostra attenzione proprio perché sono così macroscopiche, apertamente sotto gli occhi di tutti.
Gigino A Pellegrini & G elTarik in un distratto collegamento dalle profondità marine.