La gente, e noi con loro, dimentica spesso( e come è facile) le cose brutte e preferiamo ricordare feste e festini.
Da un lato è una fortuna perché non sopravvive remmo al dolore, ma c’è chi ne approfitta e poi parla di sfortuna , di impossibile previsione, e chiede anche lo stato di calamità, dimentichi che spesso la vera calamità sono i nostri tecnici e politici.
Facendo come Cassandra abbiamo richiamato le foto del 2006 quando si è allagata anche la SS18 e vi ricordiamo che il clima mediterraneo sta tropicalizzando, da tempo ormai. La temperatura delle acque del mare mediterraneo è in aumento e questo aumento incide sulla temperatura anche sulle terre emerse. Non per nulla lo scorso mese di luglio è stato il più caldo dal 1800.
Anche per questo i ghiacciai e le nevi si sciolgono e il livello medio globale del mare aumenta ed i regimi delle precipitazioni si modificano.
Tante le prove. Le più brutte sono le bombe d’acqua ovvero il fenomeno dei “flash flood“ che è in continua crescita, non solo nel nostro Paesee che stanno facendo danni e, purtroppo, anche morti.
Molti governi si sono trovati a fronteggiare grossi problemi e ingenti danni ed alcuni, come la Gran Bretagna, gli Usa e l’ Australia, sono arrivati all’istituzione di sevizi di “warning”, in grado di mobilitare oltre ai civili, le istituzioni e le organizzazioni, per agire in modo preventivo, in caso di aumenti allarmanti della portata dei corsi d’acqua interessati.
I fenomeni estremi e le anomalie sono in aumento (di frequenza e di intensità) in tutto il mondo: le stesse compagnie di riassicurazione lo denunciano costantemente.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF, afferma: si tratta di fenomeni imprevedibili e pur con i dovuti margini di errore, può essere prevista per lo meno una situazione di allarme.
Gli effetti dei cambiamenti climatici si avrebbero sulle correnti a livello globale, con sconvolgimenti degli andamenti abituali dei ritmi stagionali.
A parte i danni all’agricoltura ed alle perdite delle colture non può essere sottovalutato il problema delle grandi piogge e dei correlati allagamenti di città e terreni.
Secondo i ricercatori del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) aumenteranno gli eventi estremi, cioè ondate di calore, piogge intense e violente, lunghi periodi senza precipitazioni, cioè fenomeni che si manifestano con una frequenza e un’intensità tali da poter essere definiti eccezionali.
Secondo lo studio i risultati più estremi e più frequenti interesseranno tutta la penisola ed in particolare Veneto, Calabria, Sardegna e Toscana.
Per esempio i nuovi indici studiati sono le “notti tropicali” (Tropical Nights: cioè il conteggio annuale dei giorni con temperatura minima sopra i 20°C) o i “giorni estivi” (Summer days, ovvero il conteggio annuale dei giorni con temperatura massima sopra i 25°C). Per entrambi è previsto un aumento soprattutto per Calabria e Sardegna. In sostanza, dallo studio emerge un generale aumento degli eventi più estremi (giorni con temperature elevate e giorni consecutivi senza piogge) e una diminuzione degli eventi meno estremi.
In questo quadro come dimenticare l’anossia che ha ucciso più di 200 tonnellate di pesce nella laguna di Orbetello, dovuta a temperature dell’acqua che hanno superato i 34 °C, o l’allagamento di Firenze, anche se sono caduti –solo- 58 millimetri di pioggia in sole due ore.
Di eventi similiari anche recenti potremmo fare un elenco lunghissimo. Basterà ricordare ai nostri lettori Genova, Catanzaro, Rossano, Corigliano, eccetera
Ma vogliamo riferirci a Pisa dove in sole tre ore, dalle 4 alle 7 del mattino sono caduti 150 millimetri di pioggia, e sulla Costa Azzurra dove, sempre in 3 ore sono caduti180 mm di pioggia, e chiederci: cosa succederebbe ad Amantea se in tre ore cadessero 150/180 mm di pioggia? Quali zone si allagherebbero?
Ricordiamo che 1 mm di pioggia equivale a 1 litro d'acqua caduti su una superficie di 1 m².
Per un ettaro equivale, quindi, a 10 mila litri, cioè a 10 mc
Per un kmq equivale ad 1 milione di litri, cioè 1000 mc.
Sono quantità impressionanti, evidentemente.
Ora le acque possono essere in parte assorbite dai terreni, in particolare se sabbiosi, o scorrere sulle strade quando cadono sui tetti, sulle aree cementate e sulle strade stesse.
E da qui essere avviate a mare, se ci sono idonei canali di scolo e se questi funzionano a dovere .
Esaminiamo il problema dei fiumi:
- Il Catocastro. Non si ha memoria di esondazioni anche quando le piogge sono state intense, ma non sappiamo come adempirebbe oggi al suo dovere in presenza di una bomba d’acqua che non abbiamo mai avuto. La larghezza del letto del fiume ci tranquillizza, l’altezza dei ponti della SS18 e della Ferrovia altrettanto, mentre qualche problema lo avvertiamo per i ponti di Chiaia e della strada provinciale 247 proprio perché potrebbe determinarsi l’effetto diga per la caduta dei grandi alberi che riempiono il fiume e per il loro trascinamento verso le pile dei ponti. Gli alberi, in sostanza, sono il primo pericolo. Un secondo pericolo potrebbe essere rappresentato da una forte mareggiata che imperversi mentre giunge a mare la piena.
- Il Santa Maria. Questo corso ha avuto diverse esondazioni lato nord . Poi vennero realizzati i muri antiesondazione , molto alti a monte e sufficienti a valle. Il corso però è breve e non ci sembra tale da creare molte preoccupazioni. Problemi potrebbe derivare dal ponte della SS18 che è molto basso e dallo sfaldamento delle zone collinari che sono fortemente fragili e che potrebbero crollare sul suo letto creando un vero e proprio lago.
- Il Calcato. Questo corso ha un bacino limitato che determinerebbe comunque una scarsa portata idrica . E’da ritenere quindi molto difficile la sua esondazione.
- Il Colongi. Il problema di questo corso d’acqua è che la gran parte dei terreni laterali sono più bassi del suo letto e che, in teoria, una sua esondazione allagherebbe quasi un centinaio di abitazioni ; la qual cosa è resa difficile dalla presenza di alti muri antiesondazione.
- L’Oliva. Ha un grande bacino imbrifero, ancora più grande del Catocastro, e quindi almeno in teoria le piene potrebbero essere rilevanti :osta a possibili esondazioni il suo amplissimo letto. Il punto di maggiore fragilità è il ponte sulla SS18 che è di altezza insufficiente e3 che potrebbe determinare un effetto diga in presenza di grandi alberi trascinati dalle piene. La zona meno protetta è quella a nord, verso Coreca.
Tanto posto, le zone sicure dal punto dell’allagamento sono naturalmente quelle più alte ( Catocastro, Centro storico, Piazza, Macello, Via San Bernardino, Via Nazionale , vecchia SS18)
Protette sono anche alcune parti della quartiere zona di Santa Maria, via Torino, via R. Mirabelli, Via Dogana (lato sud).
Ed ovviamente gran parte di Campora SG
Tutto il resto è a rischio di ruscellamento delle acque piovane che potrebbe non solo entrare nelle abitazioni ma anche allagare le aree più basse.
I ruscellamenti potrebbero verificarsi su tutte le strada in pendenza ( Via Indipendenza, Via Nazionale, Via R Mirabelli, via Dogana, corso Italia, via Campania, via delle Ginestre, eccetera) o dove sono presenti corde molli come p.e. a Santa Maria .
Se le acque di Via Indipendenza non saranno interamente canalizzate nel Catocastro c’è il rischio di allagamento di via Dogana Nord.
Problemi, invece, per via R Mirabelli le cui acque giungeranno a piazza Cappuccini dove si congiungeranno con quelle di Via Nazionale per essere raccolte in Via Baldacchini che non è in grado di dare la necessaria risposta. Pacifica l’allagamento degli immobili de “U vicu i l’erba” in passato illogicamente trasformato in strada e dove più recentemente si è ridotto il naturale sfogo a mare. Ne’ aiuta il fatto che la statale sia più alta di via Baldacchini!
Ed ancora non aiuta il fatto che le acque di via Dogana sud finiscano anche esse per ruscellamento verso via Baldacchini. E’ questo uno dei punti più critici del capoluogo.
L’altro punto molto critico è l’incrocio di Via Dogana con via Garibaldi
Ma a rischio allagamento sono tante altre zone e relativi edifici
Non ci stancheremo mai di ricordare che gli antichi capimastri erano molto più attenti che non gli attuali urbanisti.
Via Lava Gaenza scaricava a mare le acque della collina sud di Amantea
Il “ Vicu i l’erba” tale per la presenza di erba, canne dovute all’acqua costante diventava un fiume nel tempo delle piogge
Lungo via della Libertà e via Margherita scendevano fino mare le acque sorgive e piovane: oggi i canali sono avviati illecitamente nella fognatura
Le acque di via nazionale venivano avviate verso mare : oggi dove vanno?
E potremmo continuare
Poi sono arrivati i tecnici che hanno pensato di portare le acque piovane di Via Torino in via Garibaldi solevate da idrovore; un logica che può solo essere definita folle anche per la mancanza di camere di compensazione.
Idrovore che sono fortemente insufficienti, tanto è vero che la pioggia più intensa degli ultimi anni quella del settembre 2009 di soli 70 mm ma in 12 ore fece allagare molte parti della città.
Se il territorio del capoluogo fosse perfettamente piano avremmo 18 cm di acqua dappertutto( 180 mm in tre ore) .
Poichè non lo è le acque scenderanno ed avremo nelle zone più basse oltre 1 metro di acqua che a tal punto si avvierà verso il mare interrompendo la stessa statale 18 forse intransitabile anche ai soccorsi su ruote.
Via Elisabetta Noto
Sottopassaggio SS18
Via Dogana lato Nord