Questo il testo della lettera inviata dai vigili non stabilizzati di Amantea a tanti politici calabresi per segnalare la loro triste e grave vicenda.
“I sottoscritti Signori Africano Ornella nata a Amantea (CS) il 04.07.1969, residente in Amantea (CS) Via Dogana 216, Bossio Teresa nata a Amantea il 16.03.1958, residente in Amantea (CS) Via Roberto Mirabelli n° 81, Guido Rizzo Antonella nata a Amantea il 04.06.1972, residente in Amantea Via Nazionale n° 12, Perna Francesca Mafalda nata a Lamezia Terme il 11.11.1977, residente in Amantea Via Tevere n° 10, Valeriano Marilena nata a Paola il 16.06.1976, residente in Amantea Via Catania n° 18, Vilardo Francesco nato a Cosenza il 12.07.1984, residente in Amantea Via Venezia n° 2., hanno partecipato alla procedura concorsuale per l’assunzione di n° 7 agenti di polizia locale indetto con avviso pubblicato in data 07.04.2014.
La nostra vicenda, nella qualità di persone, genitori, cittadini italiani, lavoratori, NON PUO’ ESSERE DIMENTICATA!
Significherebbe dimenticare anche noi, abbandonarci con il nostro carico di disperazione umana. Non lo meritiamo, come persone, simili a tante altre persone, come lavoratori, simili a tanti altri lavoratori.
O meglio dobbiamo dire ex lavoratori, che per un decennio sono stati utilizzati dal nostro comune per uno dei lavori più difficili, quale sicuramente è quello di Vigile Urbano.
Un lavoro prestato con impegno, sacrificio, disponibilità, al punto da meritare un elogio scritto da parte dell’allora comandante della Polizia Municipale dr Mario Aloe.
Un lavoro prestato in una città difficile al punto da essere riconosciuti dal Prefetto per la qualità di Agenti di Pubblica sicurezza che peraltro prevede il porto d’armi.
E merita di essere ricordato che noi tutti non siamo stati prelevati al buio dal sacco dei numeri della tombola.
No! Abbiamo partecipato e superato una selezione concorsuale che ha dichiarato la nostra qualità ed idoneità ad effettuare il servizio di agente di Polizia Municipale.
Un giudizio espresso dalla apposita commissione di valutazione nominata dal comune e nel rispetto del quale siamo stati reiteratamente rinnovati nel servizio per circa 10 anni.
Nel giugno 2004 il Comune di Amantea bandisce un concorso pubblico per titoli e d esami per la copertura di 6 posti di Agenti di Polizia municipale a tempo determinato, per far fronte al bisogno temporaneo di personale dettato dalla stagione estiva.
Vista la forte necessità di personale e, considerato che, già all’epoca il Comando di Polizia Municipale risultava carente di organico, venivano assunti in servizio anche gli idonei della graduatoria. Così è stato anche per vari appuntamenti nella stagione invernale.
Un continuo rinnovo, possibile solo in presenza di dimostrate qualità e competenze professionali. Perché mai, infatti, se fossimo stati non qualificati avremmo dovuto essere rinnovati nel servizio?
E proprio questo continuo e perdurante utilizzo ci ha posto nella condizione di ritenere che mai saremmo stati buttati “fuori” dalla pubblica amministrazione.
In questa posizione non solo non abbiamo cercato un altro lavoro, ma quando si è presentata la possibilità per qualcuno di noi, lo abbiamo anche rifiutato.
Come avremmo potuto lasciare un lavoro ormai certo e del quale ci eravamo innamorati?
Oltretutto, eravamo consapevoli di vivere in una Repubblica fondata sul lavoro, o almeno così credevamo…
E quel lavoro ce lo siamo tenuto stretto, con dedizione ed abnegazione, perché dallo stesso ne facevamo derivare un reddito onesto con cui vivere insieme alla propria famiglia, pagare le tasse, far esistere lo Stato ed esserne parte, vivere dignitosamente e serenamente.
Un lavoro, che in tutte le sue manifestazioni, come scrive Zagrebelsky, è fattore d’unità e d’inclusione e dunque, titolo d’appartenenza alla comunità nazionale e alla cittadinanza.
Ma il lavoro è anche sicurezza, dignità, salute, stabilità del lavoratore, e serenità e sicurezza per i figli e la famiglia.
Il lavoro è quindi responsabilità verso la vita dell’uomo, verso la vita della sua famiglia, la vita della pòlis, è funzione di servizio alla economia nazionale od all’economia dell’impresa.
In questa ottica si pone il valore del lavoro dei singoli e dei gruppi.
In questa ottica appare logica la necessità di tutelare attitudini e vocazioni, di ogni lavoratore conservando le esperienze e talenti singoli o complessivi nell’interesse più generale della stessa impresa o della nazione.
Nel frattempo, tra il 2004 e il 2007, il Governo centrale con varie leggi finanziarie fino al 2006 non dava molto spazio ad assunzioni e gli enti pubblici, per colmare le carenze di organico, si sono serviti di personale a tempo determinato reiterando nel tempo i relativi contratti.
Le cose sono cambiate a partire dal 2007/2008 con la legge finanziaria 296/2006 con la quale il Governo capisce che la mole di precariato che si era creata a causa di questo tipo di assunzioni a tempo determinato era abnorme. Si decise così di dare la possibilità a questo personale ormai formato di essere stabilizzato come previsto agli artt. 557/558 della predetta legge finanziaria.
Quella stabilizzazione che ci spettava e che aspettavamo con ansia per porre fine ad uno stillicidio di attese e di speranze.
Vani i tentativi di ripristino degli atti.
Col reintegro dell’amministrazione speravamo nel loro intervento a difesa del loro operato, ma gli stessi che avevano provveduto a stabilizzarci non hanno esitato un momento nel farci intraprendere una battaglia legale al Tar prima e al Consiglio di Stato poi.
Era tardi ormai… gli effetti della revoca erano stati prodotti… l’unica strada “rifare il concorso”.
Nel 2011 partecipiamo ad una selezione per soli titoli e torniamo in servizio, tutti nessuno escluso! Ciò a riprova della ormai maturata formazione dal 2004. Siamo rimasti in servizio fino al 30/06/2014, quando di nuovo il governo centrale con decreto n. 101/2013 poi convertito in L. 125/2013 ridava la possibilità di stabilizzare i precari degli enti locali attraverso una procedura di selezione interna alle varie amministrazioni.
Peraltro, ci siamo sentiti forti ancora di più dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea datata 26 Novembre 2014 sulla cui interpretazione avrebbe già dovuto pronunciarsi la Corte Costituzionale.
Una sentenza che ha dichiarato la illegittimità della reiterazione dei contratti oltre i 36 mesi sotto pena dell’obbligo della stabilizzazione.
Ed invece non è andata così!!!
Una commissione assolutamente ed incomprensibilmente atipica rispetto a tutte le migliaia di altre con le quali sono stati attuati i processi di stabilizzazione, ha deciso la nostra inidoneità, ponendoci il dubbio se il lavoro decennale sia stato inutile, ed addirittura improduttivo, al punto che siamo risultati idonei alla selezione concorsuale, qualificati al punto da avere avuto reiterato l’incarico per 10 anni, qualificati al punto da ricevere un attestato di qualità, nel 2007, infatti, a seguito di un corso di formazione, i cui docenti sono stati funzionari della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Marina Militare, e Magistrati, abbiamo conseguito un attestato di formazione professionale per poi essere buttati fuori, come se l’esperienza maturata fosse stata inutile.
Parliamo di un comportamento palesemente abnorme ed illegittimo quale quello posto in essere da parte del comune di Amantea che, dopo aver espletato una selezione per l’assunzione a tempo indeterminato di vigili urbani, ha fatto ricorso ad una successione abusiva di contratti a termine che si sono succeduti l’uno all’altro per gli anni dal 2004 al 2014 confinando gli scriventi nel limbo della precarizzazione e facendoci perdere le chance di conseguire, con percorso alternativo, l’assunzione mediante concorso nel pubblico impiego o la costituzione di un ordinario rapporto di lavoro privatistico a tempo indeterminato.
Ma non può escludersi che una prolungata precarizzazione per anni possa aver inflitto al lavoratore un pregiudizio che va anche al di là della mera perdita di chance di un’occupazione migliore.
Infine, è opportuno sottolineare che, contrariamente a quanto normalmente avviene per il lavoratore privato, in questo caso la Corte ha sollevato i diretti interessati dall’onere della prova, ferma restando la possibilità di poter dimostrare la perdita di chances a cui si è fatto riferimento poc’anzi. Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con sentenza 15 marzo 2016 n. 5072 ha così concluso: “Nel regime del lavoro pubblico contrattualizzato in caso di abuso del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato da parte di una pubblica amministrazione il dipendente, che abbia subito la illegittima precarizzazione del rapporto di impiego, ha diritto, fermo restando il divieto di trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato posto dall’art. 36, comma 5, d.lgs. 30 marzo 2001 n. 165, al risarcimento del danno previsto dalla medesima disposizione con esonero dall’onere probatorio nella misura e nei limiti di cui all’art. 32, comma 5, legge 4 novembre 2010, n. 183, e quindi nella misura pari ad un’indennità onnicomprensiva tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, avuto riguardo ai criteri indicati nell’art. 8 legge 15 luglio 1966, n. 604”.
Nella fattispecie che ci riguarda, quindi, il nostro rapporto di lavoro è stato determinato da una selezione pubblica sostitutiva di un pubblico concorso.
Questo momento istitutivo del rapporto di lavoro si è trascinato nel tempo assumendo sistematica valenza confermativa man mano che l’amministrazione comunale ha ritenuto la sussistenza del bisogno del ricorso alle prestazioni professionali.
Per quanto sopra non era legittimo e tantomeno necessario ricorrere ad un concorso pubblico interamente o parzialmente riservato giacché il nostro ingresso era stato ed è rispettoso dello stesso obbligo costituzionale.
Ma le sorprese non finiscono qua!!!
Dopo ben dieci anni e agonizzanti attese e richieste, istanze e ricorsi, finalmente è arrivato il tanto aspettato concorso, anche se in palese violazione con la normativa di settore per noi che potevamo essere stabilizzati senza concorso.
Ma tant’è…
Con Deliberazione di Giunta Comunale n° 37 del 7.3.2014, il Comune di Amantea ha approvato l’avvio delle procedure concorsuali di stabilizzazione “per assunzione tempo indeterminato part time dei lavoratori con contratto a tempo determinato da selezionare attraverso procedura di reclutamento speciale ai sensi del D.L. 101/2013 convertito in Legge 125/2013”, pubblicando in data 7.4.2014 il bando concorsuale avente oggetto “Selezione per titoli ed esami, per la copertura di n° 7 (sette) posto di Agente di Polizia Locale a part time a n° 18 (diciotto) ore e indeterminato – categoria giuridica C1, riservata esclusivamente ai soggetti in possesso dei requisiti di cui all’art. 4, comma 6, Decreto Legge 31 agosto 2013 n° 101, convertito con modificazioni dalla Legge 30 ottobre 2013, n° 125”.
Possedendo tutti i requisiti richiesti dalla lex specialis concorsuale, nonché dalla sottesa normativa nazionale, gli scriventi hanno inteso partecipare alla procedura selettiva.
Da tale momento è iniziato un vero e proprio calvario, consistente: in reiterati rinvii della selezione concorsuale da parte del Comune ; in ben due giudizi innanzi il TAR Calabria Catanzaro per la censura del silenzio inadempimento mantenuto dal Comune, che solo all’esito della seconda Ordinanza di condanna da parte del TAR Calabria ha inteso avviare la selezione.
Inutile dire che gli scriventi sono stati TUTTI dichiarati non idonei, con votazioni pari allo ZERO nello svolgimento delle prove scritte.
Per queste ragioni riteniamo di doverci rivolgere alle SV quali rappresentanti della politica perché, volendo, possiate porre rimedio ad una situazione lesiva del diritto al lavoro, del diritto alla dignità, del diritto alle medesime condizioni degli altri lavoratori già stabilizzati o stabilizzandi.
Con la presente Vi giungano i nostri saluti e la preghiera affinché le SSVV non ignorino l’appello di 6 famiglie disperate! Grazie.
Amantea, 26/05/2016
In Fede