C’è un miracolo che ogni anno si ripete ad Amantea ed è la Processione dei misteri.
Un miracolo che mostra tutta intera la città, la sua storia, la sua cultura, la sua religiosità ed il suo contrario, la sua vitalità ed il suo opposto.
Un miracolo che è atteso e che ogni anno contribuiamo in tanti a far ripetere.
Magari con le parole di Gigi che “illuminato sulla via di Damasco” ( fortunato lui!) o semplicemente perché più sensibile o più innamorato di altri della nostra città (ri)scopre l’immenso, indescrivibile, inenarrabile dolore della “madre di gesù” , quella che una volta all’anno diventa la “madre di tutti i dolenti”, in qualche modo riscoperta da tanti di noi anche senza parole ma semplicemente con uno sguardo d’amore al suo lacrimevole volto.
Magari con le lacrime sincere ed irreversibili di una cara amica che, seduta su una delle panche della bellissima chiesa matrice ( che in questa occasione (ri)scopriamo essere un scrigno della nostra religiosità cittadina) prega con una rarissima intensità per se stessa e per la sua famiglia, ed i cui occhi si bagnano di lacrime al pensiero dei suoi cari che non ci sono più e che ancora più oggi scopre essere state la colonna della sua esistenza e di quelli che “ancora” ci sono e che soffrono e fanno soffrire.
Magari semplicemente rivedendo un conoscente che non vedevi da tempo, e che scopri esserci ancora seppur ammalato o sofferente.
O ritrovando gli amici cantori con i quali spiegare ancora una volta al ” mondo” la tua voce in un inno che è tradizione ma anche memoria futura, mentre le tue orecchie si “aprono” al calpestio dei piedi sugli strani selciati cittadini, in qualche modo “rammendati” dal personale delle cooperative( ormai i dipendenti sono pochissimi), tra un canto e l’altro, qualcuno gridato a squarciagola, qualcuno appena avvertito, quasi cantato a se stessi, qualcun altro dolente ed intenso, tra un pezzo e l’altro della banda cittadina che sembra unire e sovrastare il tutto.
Un intero popolo , coreografico quanto si vuole, con le vesti parasacerdotali delle sue Congreghe, simbolo di una unione parziale, esposta alla comunità nella sua conservata e confermata storia, quasi che la processione del venerdì Santo sia un banco di prova annuale della nostra storia, della nostra tradizione di certamente le congreghe sono elemento sostanziale e vitale destinato a conservarsi visto che anche i bambini vestono gli abitini delle loro congreghe e si mostrano con le loro famiglie.
E poi i portatori del pesante Cristo che sembrano soccombere come lui sotto il peso dei peccati del mondo percorrendo strade impossibili , una prova per la quale non basta la forza fisica e l’equilibrio se manca la fede.
E poi il solito percorso lungo il quale trovi i simboli della tua vecchiaia e di quella della vecchiaia della città anche se le case sono sempre più “sciullate” e da quest’anno pure sbagliate, anche se qualcuna manca ( come a catocastro) , qualcuna e sempre più disperatamente malmessa, qualcuna si è rifatta il look, un percorso fatto di memorie e di immagini antiche e dove ti aspetti di trovare le persone di un tempo, anche a te appartenenti, nei soliti posti ed atteggiamenti che hai imprigionato nella memoria
Un percorso fatto di due fasi, una prima che chiude in via Vittorio Emanuele dove per una unica volta la Madonna vede il suo figliolo.
È li che si realizza( almeno a me sembra ) il momento più intenso e magico di questo miracolo annuale che è quello in cui Cristo fronteggia il corso in attesa della fiumana dolente di amanteani ed ospiti della città che seguono la bellissima e dolente madre.
E quest’anno la città ha avuto un grave oltraggio, quello di un ambulante ( lo stesso che venne a carnevale come se le due manifestazioni fossero eguali) che chiudeva la processione con i suoi palloni colorati senza che alcuno lo allontanasse, confermando così quella Amantea coreografica dove ad ognuno è possibile tutto senza che alcuni intervenga.
E chissà che l’anno prossimo non ci sia il miracolo di un pallonaro a fare coreografia per ognuna delle bare….e visto che ci siamo magari qualche bancarella di pinozze e panini. Tanto……..sotto Pasqua si è tutti più buoni.