Entusiasmante!
Sono pochi i romanzi che ti avvingono così intensamente da costringerti a leggerli tutto d’un fiato, a cercare ogni giorno più tempo possibile da destinare a scoprire, pagina dopo pagina, la storia che narra le vicende dei suoi protagonisti.
Ed ancora più rari , spesso definiti capolavori della letteratura, i romanzi che attraggono nel loro interno il lettore che se ne sente parte integrante, e non solo osservatore, al punto da percorrere i viottoli di questa antica città insieme a chi li ha abitati veramente, e così intensamente da sembrargli di rivederli quando dovesse percorrerli oggi.
Un romanzo che è una finestra su una società ormai lontana e che la storia narrata aiuta a conoscere.
Storie di ordini religiosi usati conflittualmente, storie di uomini semplici ed eroi del proprio tempo, di pavidi e di coraggiosi, di poveri e di ricchi, di violenze e di amori.
Amore tra uomo e donna, amore tra padre e figlio, amore tra gente che si incontra per la prima volta, amore universale.
Amore, la parola d’ordine di Sergio Ruggiero. Riproposto, non solo casualmente presente, nelle sue opere in tutte le forme, motore delle sue storie, segno di distinzione, elemento fondante.
La ricchezza,poi, delle appassionanti storie personali che si fondono nel romanzo, sono circonfuse di perle di conoscenza della antica medicina, delle antiche casate amanteane, dei rapporti tra ordini religiosi tardo medievali, frutto di accurate ricerche e studi, che si mostrano con lievità, pagina dopo pagina, così da costituire nell’interno del romano un vero e proprio saggio di storia religiosa e sociale.
Un grande romanzo dove si trova di tutto, mistero compreso.
Ma la reale grandezza di quest’opera mi sembra sia l’insegnamento morale che se ne trae: la speranza.
Quella speranza cercata e che in un “mondi di lupi” permette di non sacrificare soltanto le pecore.
Speranza che diventa palpabile dalla lettura dell’epilogo dell’opera.
Giuseppe Marchese