Nei giorni scorsi abbiamo scritto che è finito “il calvario giudiziario dell’architetta Concetta Schettini un tempo responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Amantea”.
E questo perché Concetta Schettini è stata dichiarata non colpevole dei reati a lei ascritti per il processo Nepetia.
“Il fatto non sussiste” hanno dichiarato i giudici.
Ora deve aver fine l’altro calvario subito dall’ex dirigente, un calvario quale quello della sua emarginazione.
L’architetta, infatti, solo per via della vicenda per la quale è stata totalmente e definitivamente assolta, venne trasferita dal municipio del capoluogo al municipio di Campora San Giovanni.
Non solo, ma venne anche trasferita dall’ufficio tecnico alla biblioteca.
Quella biblioteca che era nel capoluogo e che venne anche essa trasferita in Campora san Giovanni.
Una vera e propria punizione civile per una funzionaria ex 285, peraltro, oggi, quasi prossima alla pensione.
Oggi noto con piacere le due locandine di quotidiani sulle quali è scritto:
Gazzetta del Sud: “Proposta di Morelli dopo Nepetia: Schettini torni dirigente”;
Il Quotidiano: “Assoluzione” Ora ridiamo dignità alla Schettini”
Una sorta di eco a quanto da noi scritto.
Bene.
Ma vogliamo ricordare che la Schettini non ha mai perso la propria dignità e lo dimostra il fatto che ha accettato la punizione che le è stata comminata da chi ha pensato pilatescamente, in questo modo, di lavarsi le mani dalle proprie responsabilità.
Il silenzio della donna oltre che della funzionaria è l’emblema non della sua passività, ma della sua eleganza.
Ma ora se esiste giustizia oltre che da parte della magistratura anche da parte della politica bisogna rimediare .
Lo si deve alla donna.
Lo si deve alla dirigente.