Da tempo ad Amantea sembra che abbiamo perso la capacità di indignarci
Se mai l’abbiamo avuta.
Ed un popolo che non si indigna è un popolo prono, che non si ribella.
Un popolo senza dignità, un popolo di yesman.
Perché mai, vi chiederete, queste riflessioni?
Semplice! Anticipano (speriamo che mi sbagli) il dubbio che, ancora una volta, la città elegga persone inadatte ed indegne e tali da far chiedere chi mai le abbia elette.
E’ un popolo, quindi, quello che pensa di poter sopravvivere soltanto accattivandosi la simpatia di un politico egoista, poco lungimirante, che pensa solo al suo avvenire e non a quello della sua città e della sua gente?
D’altro canto non mancano qui, giù da noi, nel meridione, popoli che non si indignano nemmeno per quelle scelte illogiche ed assurde adottate dai politici pensando, furbescamente e stupidamente, che esse riverberino, i loro effetti, verso gli altri e non verso di se?
Già, qui da noi, che eravamo l’espressione territoriale di briganti che non si piegavano agli abusi dei potenti , il popolo è come l'asino: paziente , docile e politicamente utile, e come l’asino viene bastonato.
Ma può in popolo mancare di grandezza morale?
Purtroppo penso di sì, quando questa grandezza morale manca anche all’uomo.
Storia antica, direte, se anche in passato Bernanos diceva che “Il popolo ha perduto il suo proprio carattere, la sua originalità razziale e culturale ed è diventato un immenso serbatoio di stupidi intrighi, cui si aggiunge un minuscolo semenzaio di futuri borghesi”.
Tempi passati, anche, quelli durante i quali Tolstoi affermava che «La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza»
Oggi sembra che la differenza tra le persone stia nella loro morale e nella morale della società, del popolo.
Già aveva ragione Astimede , come ricordato da Tito Livio, quando affermava che “ I popoli, come gli individui, hanno particolari inclinazioni: alcuni sono portati all'ira, altri all'audacia, altri alla viltà.”
Oggi tanta ipocrisia , tanto opportunismo e tanta viltà.
Un popolo che si divide tra la dichiarazione di Enrico De Nicola che soleva dire che “La grandezza morale di un popolo si misura dal coraggio con cui esso subisce le avversità della sorte, sopporta le sventure, affronta i pericoli, trasforma gli ostacoli in alimento di propositi e di azione, va incontro al suo incerto avvenire”.
Ben lontano da chi affermava che “Nessuno pensi di piegarci ( a noi Italiani) senza avere prima duramente combattuto”, ma parlava di un popolo” geloso del suo onore”
Ed è per questo che la frase del film “I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli” resta soltanto e sempre più nel mondo dei fumetti, lontana dalla realtà.