In questi casi è sempre molto difficile capire le ragioni di un gesto che è sempre inaccettabile.
Ancora più quando si tratta di un giovane poco più che quarantenne, in buona salute, senza problemi economici ed indipendente.
Sta di fatto che Franco Mazzotta gestiva un campetto di calcetto che aveva fortemente voluto utilizzando una parte del suo terreno in quel di Catocastro.
Ed è qui che si è tolto la vita impiccandosi ad un gancio posto sulla scaletta che portava agli spogliatoi ed alle docce del campetto.
Nei giorni scorsi aveva detto alla madre Anna che sarebbe partito.
Ma nessuno ha compreso che si trattava del suo ultimo viaggio.
Dicevamo difficile capire le vere ragioni
Franco aveva vissuto con la madre anziana, ma ancora dedita al lavoro, almeno fino a qualche tempo fa
Poi la signora Anna aveva scoperto il tumore, un male al quale era difficile resistere , un male che non riusciva a vincere , così come al dolore che la attanagliava.
Ed il giovane Franco si è trovato da solo ad affrontare questa dura battaglia della madre e forse non sapeva come fare.
E poi la solitudine che lo avvolgeva.
Franco non era sposato, viveva insieme alla madre.
Dramma della solitudine?
Forse.
Incapacità di affrontare tutto da solo, il lavoro ( conduceva anche un orto), la malattia della madre, la solitudine ….?
Il pensiero di dover vivere da solo il resto della sua vita?
Non è dato sapere.
Quello che sappiamo è che mentre scriviamo decine e decine di ragazzi, amici e qualche parente sono là nei pressi del campetto di calcio ad aspettare il medico legale.
Una vita che si ferma alla prassi, alla burocrazia…
Intanto la povera Anna, avvertita del luttuoso evento, è davanti al vetro del balcone che traguarda lo spettacolo della gente che inane aspetta l’evolversi del triste evento.
Sul posto, ovviamente, i Carabinieri ed una pattuglia dei vigili urbani.
Addio Franco, nessuno ti dirà che erano in molti a volerti bene.