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Giuseppe Marchese

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Troppo lungo il territorio di Amantea. Troppo lontani gli alberghi dal centro cittadino, alberghi che appaiono , e sono, realmente isolati.

 

E per far conoscer la città che li ospita era, è, e sarà necessario un collegamento a mezzo pullman.

 

Felice, quindi, l’idea del bus di Preite a collegare, dall’11 giugno al13 settembre, nei giorni feriali, La Principessa ( praticamente anche il porto) con il centro storico e viceversa.

Un servizio attivato anche di domenica dal 3 luglio.

La scelta delle date è una scelta datata.

Non ne conosciamo le ragioni.

 

Sappiamo però che quando queste date sono state fissate e poste su un volantino devono essere rispettate.

E sappiamo che trattandosi di un servizio permesso ed autorizzato dal comune è il comune che deve rendersene garante.

E questa è stata la pretesa di alcuni turisti che volantino in mano si sono rivolti al titolare dell’albergo che li ospita il quale ha dovuto chiamare un pullman privato per portare i propri ospiti nel centro storico.

A soffrire di questa mancanza anche i nostri esercizi commerciali e le nostre gelaterie, che, normalmente, sono presi d’assalto dai turisti

Non conosciamo le ragioni di questa interruzione di servizio ma ci chiediamo se davvero si possa chiamare turismo il nostro, quello cioè che promette ma non mantiene.

Lettera aperta al sindaco di Amantea, Monica Sabatino.

Mercoledì, 07 Settembre 2016 09:57 Pubblicato in Primo Piano

Amare Amantea è un dovere per chi ha la fortuna di esserci nato, di abitarci, di conoscerla.

 

La sua storia, il paesaggio, i valori culturali, per quanto talora poco noti ai suoi stessi ospiti temporanei , per chi sa “sentirli” e farli propri, sono elementi di estrema sintesi della bellezza di questa città.

Certo, signor Sindaco, ci sono tante cose che sono suscettibili di valutazioni non ascrivibili tra quelle positive , cominciando da una sempre minore attenzione alle leggi, alla cultura, all’etica, come la approssimazione delle scelte politiche , come l’inaccettabile tolleranza dei comportamenti sociali, come gli abusi , anche minori, diventati ordinarie stranamente tollerati forse per evitare reazioni.(L’elenco sarebbe troppo lungo).

Ma esistono anche persone, ed i loro valori umani e sociali, che appaiono meritevoli di essere portati all’attenzione della società, e non solo amanteana.

Parlo del presidio di legalità costituito dai militi dell’arma dei carabinieri operanti in Amantea.

Non voglio fare i nomi, per quanto potrei ben farne alcuni, ma soltanto ricordare che i carabinieri di Amantea, giornalmente si lasciano apprezzare per la continuità del loro operato.

Uno per tutti , ricordo il caso dell’intervento per lo spegnimento della bombola in un appartamento di Santa Maria . Se non fosse stata girata la manopola del gas , l’evento avrebbe potuto dar luogo a ben altre conseguenze devastanti per l’edificio e per le persone in esso presenti.

Ed invece sono rimasti vestiti e mani bruciacchiate ed un significativo atto di coraggio troppo facilmente dimenticato.

Ma mi piace, altrettanto, sottolineare il defatigante impegno posto quotidianamente in essere dai carabinieri della locale caserma, talora con la collaborazione di quelli della compagnia, per la lotta allo spaccio della droga, la cui presenza ed il cui consumo nella nostra città sono diventati inaccettabilmente preoccupanti.

 

Probabilmente la attuale posizione politica di futura tolleranza al consumo ed addirittura alla produzione di marijuana, giustificata (?) da una pseudo lotta alla ‘ndrangheta che la produce e la spaccia, sta facendo dimenticare che anche per le droghe si sta verificando un improprio sfilacciamento della attenzione sociale alla salute dei giovani e meno giovani.

Un fenomeno psicologico molto strano come quello della foderina che riporre il pacchetto di sigarette e così non far vedere gli avvisi di pericolo di danni e di morte che sono apposti sugli stessi.

E’ come chiudere gli occhi per non vedere, tapparsi le orecchie per non sentire, mordersi le labbra per non parlare. Una sorta di "Mizaru” sociale.

Un popolo, quello amanteano, che somiglia sempre più alle tre scimmie giapponesi, che nella loro originaria interpretazione erano rappresentative del principio proverbiale del "non vedere il male, non sentire il male, non parlare del male".

 

Un principio insignificante se non unito alla quarta scimmia , la "Shizaru" che simboleggia il principio del “non compiere il male”.

E non è certamente un caso che, invece, nel Sud Italia le tre scimmiette hanno un significato negativo associato all'omertà.

Non è raro, infatti, associare l'espressione "non vedo, non sento, non parlo" ad una situazione in cui si ignora deliberatamente qualcosa o si evita di parlarne, facendo finta di nulla.

Ecco non mi è possibile non vedere e non parlare di quei pochi uomini che operano per il bene, portatori, loro e le loro famiglie, di valori umani scarsamente espressi dalla nostra società.

Non mi è possibile non vedere e non parlare di chi quotidianamente si impegna per Amantea e per gli Amanteani.

Da qui la presente.

 

A lei sindaco che rappresenta la città oggi e la cui figura è il simbolo della Amantea futura, l’onere e l’onore di proporre un encomio solenne se non una ricompensa al merito civile per coloro che ogni giorno operano silenziosamente per la nostra città e che con i loro comportamenti sono esempi per tutti noi.

La ringrazio per quanto farà!

Amantea 7.9.2016

Amantea due secoli fa.

Sabato, 02 Luglio 2016 20:54 Pubblicato in Primo Piano

Astolphe de Custine, nacque nel 1790 in Lorena.

All’età di 22 anni, nel 1812, giunse ad Amantea.

Ecco cosa scrisse: 

 

 

“Abbiamo trascorso una notte ad Amantea, una città sottoposta dai briganti a un blocco di nove mesi e a un assedio di quarantasei giorni.

La guerra vi ha creato diverse fazioni che ancora si contrappongono: padri, fratelli, tutti si detestano, si divorano, si tradiscono!

 

È il Medioevo, a parte l’entusiasmo.

O, forse, è esattamente la stessa cosa: ciò che manca ai nostri occhi è solo la vernice del tempo.

Il nuovo comandante della piazza ha tuttavia ristabilito un po’ d’ordine in questa infelice città.

Ed ecco il suo segreto: due volte la settimana ha dato dei balli avendo cura di invitarvi i vari capi dei partiti cittadini.

 

Vale la pena di essere calabresi, non partecipare in nessun modo alla civilizzazione, vivere di cipolle crude contese ai maiali per deporre le armi al primo suono di violino!

Se gli uomini sono dovunque gli stessi, a cosa serve viaggiare?

Del resto, in Calabria ogni città è una nazione.

I popoli della costa non somigliano a quelli dell’interno: gli albanesi sono diversi dagli abitanti delle pianure e, infine, non c’è accordo né nei costumi né nelle idee di questa regione.

Quello che si chiama il popolo calabrese è un composto di tanti popoli diversi, sicché il paese che esso occupa è simile ad un mosaico, tanto sorprendente è la diversità delle razze, dei costumi, dei dialetti.

 

In uno Stato composto da tanti popoli, gli individui cadono in una incoerenza di idee uguale al disordine politico.

Non immaginerete mai la bestemmia preferita dai calabresi, e che può servire a farvi conoscere il loro spirito.

Nell’esplosione della loro ira più grande, gridano: santo diavolo e Gesù maledetto! Ecco come un popolo così cattolico offende la propria fede, anche con le parole!

In Italia si apprende che l’incoerenza non sempre è la strada della follia, ma che, al contrario, essa conduce all’indifferenza che è l’abuso della ragione.

Alcune domande ai nostri lettori.

 

Prima domanda. E’ stato davvero l’assedio a creare diverse fazioni che ancora si contrappongono: padri, fratelli, tutti si detestano, si divorano, si tradiscono?

 

Seconda domanda. E’ vera la affermazione che sono stati i briganti a sottoporre Amantea ad un blocco di nove mesi e a un assedio di quarantasei giorni?.

 

Terza domanda. Ancora oggi, in Calabria ogni città è una nazione?.

 

Quarta domanda. E’ da allora che gli Amanteani fanno finta di fare la pace quando si fa musica e festa o era una caratteristica semplicemente sfruttata dal comandante francese?

 

Quinta domanda. De Custine non lo dice ma il comandante francese proprio per questa incresciosa situazione decise di spostarsi a Paola lasciando gli Amanteani ad ammazzarsi tra di loro?

Grazie

Giuseppe Marchese

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