Astolphe de Custine, nacque nel 1790 in Lorena.
All’età di 22 anni, nel 1812, giunse ad Amantea.
Ecco cosa scrisse:
“Abbiamo trascorso una notte ad Amantea, una città sottoposta dai briganti a un blocco di nove mesi e a un assedio di quarantasei giorni.
La guerra vi ha creato diverse fazioni che ancora si contrappongono: padri, fratelli, tutti si detestano, si divorano, si tradiscono!
È il Medioevo, a parte l’entusiasmo.
O, forse, è esattamente la stessa cosa: ciò che manca ai nostri occhi è solo la vernice del tempo.
Il nuovo comandante della piazza ha tuttavia ristabilito un po’ d’ordine in questa infelice città.
Ed ecco il suo segreto: due volte la settimana ha dato dei balli avendo cura di invitarvi i vari capi dei partiti cittadini.
Vale la pena di essere calabresi, non partecipare in nessun modo alla civilizzazione, vivere di cipolle crude contese ai maiali per deporre le armi al primo suono di violino!
Se gli uomini sono dovunque gli stessi, a cosa serve viaggiare?
Del resto, in Calabria ogni città è una nazione.
I popoli della costa non somigliano a quelli dell’interno: gli albanesi sono diversi dagli abitanti delle pianure e, infine, non c’è accordo né nei costumi né nelle idee di questa regione.
Quello che si chiama il popolo calabrese è un composto di tanti popoli diversi, sicché il paese che esso occupa è simile ad un mosaico, tanto sorprendente è la diversità delle razze, dei costumi, dei dialetti.
In uno Stato composto da tanti popoli, gli individui cadono in una incoerenza di idee uguale al disordine politico.
Non immaginerete mai la bestemmia preferita dai calabresi, e che può servire a farvi conoscere il loro spirito.
Nell’esplosione della loro ira più grande, gridano: santo diavolo e Gesù maledetto! Ecco come un popolo così cattolico offende la propria fede, anche con le parole!
In Italia si apprende che l’incoerenza non sempre è la strada della follia, ma che, al contrario, essa conduce all’indifferenza che è l’abuso della ragione.
Alcune domande ai nostri lettori.
Prima domanda. E’ stato davvero l’assedio a creare diverse fazioni che ancora si contrappongono: padri, fratelli, tutti si detestano, si divorano, si tradiscono?
Seconda domanda. E’ vera la affermazione che sono stati i briganti a sottoporre Amantea ad un blocco di nove mesi e a un assedio di quarantasei giorni?.
Terza domanda. Ancora oggi, in Calabria ogni città è una nazione?.
Quarta domanda. E’ da allora che gli Amanteani fanno finta di fare la pace quando si fa musica e festa o era una caratteristica semplicemente sfruttata dal comandante francese?
Quinta domanda. De Custine non lo dice ma il comandante francese proprio per questa incresciosa situazione decise di spostarsi a Paola lasciando gli Amanteani ad ammazzarsi tra di loro?
Grazie
Giuseppe Marchese