Anno 1945: Fine della seconda guerra mondiale. L’Italia è allo sfascio, città e fabbriche industriali completamente distrutte. C ‘è molta disoccupazione, carestia e davvero molte famiglie non arrivano alla fine del mese. E proprio alla fine di quell’anno terribile nasce in Italia il primo fotoromanzo. Ma cosa è davvero il fotoromanzo? Oggi con l’avvento della televisione il fotoromanzo ha perso la sua efficacia. Dal vocabolario della lingua italiana il fotoromanzo non è altro che un romanzo raccontato attraverso una serie di fotografie accompagnate da didascalie e da fumetti. Io me li ricordo i primi fotoromanzi perché li trovavo nella sartoria di Orlando Caruso e di ‘Ntonio e Carmela e mi incuriosivano le storielle amorose dei protagonisti. I personaggi erano attori veri e noti al grande pubblico. Il Parroco di San Pietro in Amantea il caro ed indimenticabile Don Giovanni Posa era contrario che noi ragazzi della Gioventù Cattolica frequentassimo le botteghe artigianali dove si leggevano questi tipi di romanzi considerati allora peccaminosi. I primi fotoromanzi furono “Il mio sogno”, “Bolero”, seguito dal “Grand Hotel”. Erano letti per la maggior parte dalle casalinghe, dalle studentesse, dalle operaie, ma soprattutto dalle servette. Siamo ancora nel dopoguerra e c’era in Italia anche un analfabetismo dilagante. Molte persone non sapevano leggere e scrivere. Davanti agli Uffici Postali c’erano sempre delle persone addette che facevano da testimoni alle vecchiette e ai vecchietti che firmavano i documenti opponendo un segno di croce perché non sapevano scrivere neppure il loro nome e cognome. Nell’archivio municipale del mio paese ho trovato un atto firmato con un semplice segno di croce dal consigliere comunale anziano al posto del sindaco del tempo analfabeta. E questi fotoromanzi che in pochi anni hanno invaso le edicole e le case delle famiglie italiane hanno contribuito ad insegnare a leggere a molte ragazze. Le storielle narrate erano semplicissime, le eroine erano quasi sempre povere, ma che facevano sognare la gente semplice di allora che dopo il disastro causato dalla guerra aveva bisogno di sogni. Dai poeti, dagli scrittori, dagli intellettuali questi fotoromanzi sono stati considerati editoria di Serie B, giornali inutili, giornali di serve. Il grande Italo Calvino addirittura scrisse che erano “vaccate immonde”. Ecco perché l’indimenticabile Parroco Don Giovanni Posa era contrario che noi ragazzi leggessimo quei romanzi ritenuti, forse a ragione per quei tempi, impuri, immondi, sudici e corrotti. Ma non aveva capito che la gente umile di allora aveva bisogno di svagarsi, di sognare, di fantasticare, di emozionarsi e di dimenticare almeno per poche ore la fame e la miseria. Tantissimi sono stati i personaggi del cinema, del teatro e della musica che son passati per le pagine dei fotoromanzi. Alcuni di loro, addirittura, hanno iniziato la carriera nel mondo dello spettacolo grazie alla partecipazione in un fotoromanzo. Ora la pubblicazione dei fotoromanzi è in declino. Resiste “Grand Hotel” che riesce a vendere, malgrado la televisione, ancora oltre 100 mila copie settimanali. Il colpo ferale lo hanno sferrato proprio le televisioni pubbliche e private che ad ogni ora del giorno e della notte trasmettono soap opere come Dallas, Santa Barbara, Beautiful, Un posto al sole, Tempesta d’amore, Il Segreto che hanno le stesse trame e le avventure dei fotoromanzi. Quelli li dovevi comprare, poi sfogliare e leggere. Le soap opere trasmesse dalle televisioni le devi soltanto guardare seduti comodamente nella poltrona di casa con il vantaggio che sono gratis e che vanno in onda in qualsiasi ora del giorno. Milioni di italiani seguono questi sceneggiati televisivi. Si vede che ancora oggi a distanza di tantissimi anni dalla fine della guerra c’è tanta gente che ha bisogno di sognare.