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Lo schiaffo a Paolo Orofino da L’espresso alla politica locale

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Nel mentre continuano ad arrivarci messaggi di solidarietà ( qualcuno non è stato nemmeno reso pubblico ed è stato mantenuto riservato tra gli autori-deputati compresi- ed il giornalista) pro Orofino, tra cui quello in fondo al presente articolo da parte de La Nuova primavera di Amantea, non ci resta che prendere atto che Paolo è diventato, suo malgrado, il giornalista calabrese più famoso al punto che anche l’espresso, dopo il fatto Quotidiano e tanti altri giornali, ha parlato del suo caso, cioè di un lavoratore della stampa che viene insultato e schiaffeggiato mentre svolge il suo lavoro e soprattutto perché svolge il suo lavoro.

Ecco l’articolo di Giovanni Tizian de L’Espresso

Calabria, minaccia alla libertà di stampa aggredito cronista al lavoro sulla sanità

Paolo Orofino, corrispondente del Quotidiano della Calabria e collaboratore dell'Espresso, è stato insultato e schiaffeggiato mentre provava a fotografare l'avvocato della sanità cosentina coinvolto nel caso Gentile. "La situazione mi spaventa. Ma continuerò a fare quello che ho sempre fatto"

Prima l'hanno insultato pubblicamente gridandogli «Pisciaturu», vale a dire “non vali niente”. Poi l'hanno schiaffeggiato. La vittima è Paolo Orofino, corrispondente del Quotidiano della Calabria dalla provincia di Cosenza e collaboratore de “l'Espresso”.

Orofino si è occupato dei casi giudiziari più clamorosi: dalle navi dei veleni a Why Not di Luigi De Magistris, all'affare dell'eolico, fino al recente scandalo delle consulenze d'oro dell'Azienda sanitaria Cosentina affidate agli amici degli amici della famiglia Gentile , la dinastia politica prima socialista, poi berlusconiana e oggi alfaniana. Sono sue le firme degli ultimi due scoop calabresi proprio sull'Asp di Cosenza. Paolo Orofino, insomma, è uno di quei cronisti che non è retorico definire con la schiena dritta.

L'aggressione è avvenuta a Paola, dove Orofino si trovava per lavoro. Tentava di scattare una foto all'avvocato Nicola Gaetano intervistato dalla troupe di Servizio Pubblico. In quel frangente Pietro Calvano l'ha preso a schiaffi. Calvano, secondo gli inquirenti, frequenta gli ambienti malavitosi di Paola e San Lucido. L'avvocato Gaetano invece è il super consulente della sanità cosentina, il professionista che ha girato alcuni incarichi al figlio del senatore, l'uomo vicino al potere locale, che da Paola a Cosenza porta un cognome ben preciso: Gentile. «Potrebbe anche non essere stata l'azione impulsiva di un singolo», osserva Orofino. «Forse più soggetti hanno partecipato a questa aggressione. Qui a Paola ho sempre lavorato e quindi mi conoscono in tanti. Devo dire che ho ricevuto la solidarietà dell'avvocato Gaetano. Credo non si fosse reso conto di quanto stava succedendo. Resta comunque un fatto: l'aggressione, sia verbale che fisica, è avvenuta durante e dopo il mio tentativo di fotografarlo», racconta il giornalista a “l'Espresso”.

In un mese è il secondo violento attacco alla libertà di stampa in Calabria. Il mese scorso ci fu il caso delle rotative bloccate per non pubblicare l'edizione de “L'Ora della Calabria” con la notizia dell'indagine sul figlio del senatore Antonio Gentile, il delfino del ministro Alfano. La denuncia del direttore Luciano Regolo creò una tale attenzione mediatica che portò Gentile alle dimissioni da sottosegretario.

Intanto sulle minacce a Orofino indaga la procura di Paola. Ed è stata informata l'Antimafia di Catanzaro. «È un episodio inquietante perché che fa seguito alle pressioni dello stampatore Umberto De Rose per impedire all’Ora della Calabria la pubblicazione della notizia sull’indagine a carico del figlio del senatore Gentile. Sono due episodi che esprimono entrambi un momento di aggressione alla libertà di stampa e alla tranquilità fisica dei giornalisti. È inspiegabile in altro modo. Chiaramente noi approfondiremo e valuteremo con la dovuta attenzione tutto quello che sta succedendo. Sono episodi che menomano il libero funzionamento della libertà di espressione», spiega il procuratore capo di Paola Bruno Giordano.

Ci sono molti punti oscuri nella vicenda. Lo schiaffeggiatore ha agito per conto suo, oppure ha eseguito un ordine? E cosa vuol dire quella frase, «sono ammanigliato in procura», urlata dal tabaccaio che impediva a Orofino di fotografare Gaetano? Ma c'è un altro aspetto al vaglio della procura stessa. Il tabaccaio, che proteggeva Gaetano dallo scatto del cronista, è stato coinvolto in un'inchiesta dell'antimafia di Catanzaro. L'operazione si chiamava Tela del ragno, ma la sua posizione venne archiviata.

Informare in Calabria si conferma un mestiere molto rischioso. «È ancora più pericoloso scrivere di collusioni tra mafia e politica. Quando si mischiano e la linea di confine non è facile da individuare, il tutto si complica».

Orofino non si è fermato neppure un giorno dopo l'attacco. «Sono stato intimidito e la situazione mi spaventa. Ma continuerò a fare quello che ho sempre fatto». In questi giorni ha ricevuto attestati di solidarietà da tutti i partiti politici, dalle associazioni, dall'Ordine dei giornalisti e dagli Enti locali. «Mi hanno chiamato tutti i sindaci della costa del tirreno cosentino, e pure quelli di Lamezia e di Cosenza. Mi fa riflettere, anche se può essere una casualità, non avere ricevuto neanche una telefonata da parte del primo cittadino di Paola. Un po' me l'aspettavo».

Ecco la solidarietà de La Nuova primavera.

A nome di tutto il movimento civico della “Nuova Primavera”, e in primis del candidato Sindaco Sergio Ruggiero, esprimo sincera ed affettuosa solidarietà al giornalista Paolo Orofino e alla sua famiglia, per il grave gesto subito nei giorni scorsi.

Siamo sicuri che l’onesta intellettuale e professionale di Paolo gli permetterà di superare e dimenticare velocemente questo inqualificabile atto di cui è stato vittima.      Tornando con il coraggio di sempre alla sua attività di giornalista, sempre schietto, e mai influenzato in alcun modo da nessuno;

Purtroppo, tale censurabile episodio si aggiunge a quello recentemente perpetrato ai danni di una testata giornalistica regionale – “L’Ora della Calabria” – che addirittura si è trovata nell’impossibilità di distribuire e vendere il proprio giornale in tutta la Calabria.

Gli attacchi alla libera informazione sono il segnale dello scadimento della nostra società, che se non prontamente arrestato finirà per relegare ulteriormente la nostra regione ai margini, non solo dell’Italia, ma dell’intera comunità europea ed internazionale.

Serve uno scatto d’orgoglio di tutti gli attori sani della Calabria, ad iniziare dalla politica e dai suoi più autorevoli interpreti, che vada nella direzione della difesa del vivere civile, democratico e dell’impegno sociale per il bene comune e non finalizzato all’arricchimento personale e dei propri amici.

Infine, a Paolo Orofino, al “Quotidiano della Calabria” e a “L’Ora della Calabria”, l’invito ad andare avanti nell’opera finora svolta, tra mille difficoltà in questa terra sempre più difficile e soggiogata da notabili sempre più pervasi dalla mentalità mafiosa di chi intimidisce per intimare il silenzio.

Redazione TirrenoNews

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