Il sequestro di due depuratori, a Catanzaro e a Cosenza, da parte rispettivamente della Guardia Costiera di Soverato e del Comando Provinciale dei Carabinieri Forestali, ripropone in tutta la sua annosa drammaticità il problema della mancata depurazione delle acque reflue in Calabria e dell’inquinamento dei corpi idrici e del mare.
Nel primo caso sono state riscontrate diverse criticità tecniche nell’impianto di località “Verghello”, ormai vecchio di trentacinque anni, e le cui anomalie, sembra, erano state segnalate già da tempo; evidentemente senza risultati concreti, visto e considerato che il Circomare di Soverato del Capitano Claudia Palusci ha apposto i sigilli sull’impianto malfunzionante che scaricava i liquami non depurati nel fiume Corace, e da qui nel Mar Ionio.
Ancora più inquietante, se possibile, la situazione riscontrata a Cosenza, dove il depuratore consortile “Valle Crati” del Capoluogo e della città di Rende, sito in località “Coda di volpe”, scaricava liquami e fanghi direttamene nel Fiume Crati, il più lungo della Calabria, per come accertato dall’inchiesta dei Carabinieri Forestali del Colonnello Giorgio Borrelli: ben 141 casi di sversamento illecito in soli due mesi , attività che, stando alle risultanze del Procuratore della Repubblica Dott. Spagnuolo e del Procuratore Aggiunto Dott.ssa Manzini, venivano realizzate secondo precise direttive impartite agli operai addetti alla manutenzione.
Un quadro a dir poco desolante che testimonia ancora una volta il diffuso e colpevole disinteresse nei confronti dell’ambiente, tale da determinare danni incalcolabili agli ecosistemi e, con essi, all’economia dell’intera regione.
I liquami non depurati che vengono riversati nei corsi d’acqua, insieme ai fertilizzanti dilavati dalle piogge invernali o, come accaduto pochi giorni fa nella Zona Speciale di Conservazione della Fiumara Ruffa della costa di Capo Vaticano, da parte di allevamenti zootecnici, finiscono in mare con il loro carico di sostanze organiche sotto forma di fosfati e nitrati che poi, con l’aumento delle temperature, scateneranno in estate l’esplosione demografica di microalghe con conseguente colorazione anomala delle acque marine e le legittime proteste e fuga dei bagnanti, locali e non.
Il WWF della Calabria ringrazia la Magistratura e le Forze dell’Ordine per le operazioni di Catanzaro e Cosenza: una dimostrazione del fatto che, spesso, i problemi del mare, oltre a dover essere affrontati durante tutto l’anno , nascono letteralmente a monte, e che, unitamente ai severi controlli sugli impianti costieri, occorre concentrare l’attenzione su quei comuni dell’entroterra che, scaricando nei vari corsi d’acqua, contribuiscono talvolta in maniera determinante all’inquinamento organico del nostro mare. Incuranti del danno arrecato all’immagine turistica generale che, prima ancora degli alberghi a cinque stelle, ha bisogno di fiumi e mari puliti e non di cloache a cielo aperto.
Le Associazioni Aggregate del WWF Calabria
Ndr: Il Catocastro? Buh!