«Mi preme dare voce agli associati del Consorzio di Bonifica Valle Lao di Scalea, che esprimono sentita preoccupazione per la gestione straordinaria commissariale del Consorzio di Bonifica del Lao di Davide Gravina».
E’ Francesca Lagatta, di Grande Sud, che riaccende la miccia sulla durata del commissariamento del Consorzio Valle Lao;M una questione già sollevata da Adolfo Aronne dello stesso movimento.
Francesca Lagatta ricorda che essendo la nomina di Davide Gravina, di natura politica, non doveva superare i sei mesi, prorogabili al più di altri sei mesi.
Una espressa previsione recata dall’articolo 35 della Legge regionale 11 del 2003.
Infatti il commissariamento viene disposto SOLO per indire le elezioni tra i consorziati, al fine di ridare giusta rappresentanza al mondo dell’agricoltura.
Ed invece , scrive Francesca Lagatta « questo commissariamento, andando bel al di là del mandato ricevuto e conferito, si è caratterizzato soprattutto per l’attività di assunzioni a termine e a tempo indeterminato (Il Grande Sud prende in esame assunzioni di esponenti dell'Udc anche con titoli che non sono richiesti nella pianta organica consortile),di affidamento di consulenze esterne(Ci sarebbero consulenze legali esterne, nonostante all'interno dello stesso ente vi siano due figure professionali), di innumerevoli promozioni ad operai e dipendenti o comunque attività di vario genere, e tanto contrariamente alle indicazioni di leggi regionali di contenimento spesa, tutte concretizzate nell’ambito di una ben specifica e determinata forza politica con evidente grave pregiudizio dello stesso consorzio dei lavoratori».
Per Francesca Lagatta, quindi, si tratta di una “anomala gestione”.
«E’ stata concessa in comodato gratuito per 29 anni la proprietà immobiliare del Consorzio di Bonifica di Scalea, anziché ricavarne utili di cui tanto ci sarebbe bisogno in un momento di crisi come questo. Risultano promozioni a dipendenti nonostante esistono sentenze della magistratura che hanno precedentemente rigettato quelle istanze. Risulta, altresì, che le promozioni siano state date ripetutamente agli stessi già promossi in precedenza. Gli stipendi non vengono pagato da mesi. Si dubita sulla possibilità di riuscire ad avviare la stagione irrigua, già in ritardo, sia per la mancanza dei necessari fondi per il pagamento degli operai, che per un possibile distacco della fornitura di energia elettrica il cui conto arretrato, pare, superi ormai i 300.000 euro. Il disavanzo annuo, a causa delle minori rimesse regionali, sembra sia passato dai 400.000 euro agli 800.000 solo in questo settore irriguo. In altri tempi l’ente in questione era un punto di riferimento per produttività e capacità gestionale. Ed ora come non mai, subìti i macabri tagli sulla sanità, non è possibile accettare lo sperpero di fondi regionali, tanto più se si scade nell’irregolarità. Mi auguro – conclude Francesca Lagatta - che la Regione Calabria possa far immediatamente luce sull’ambigua vicenda. Che la parola passi agli associati e senza interferenze politiche».