“Sfasciume pendulo sul mare”. Giustino Fortunato, l’ emerito meridionalista dell'Ottocento, che così definì l'Italia, resta di una straordinaria modernità. Giustino Fortunato descriveva il degrado idrogeologico del Sud agli inizi del '900, ricordando che nei secoli passati la pioggia era una grazia per l'agricoltura, i pascoli, l'approvvigionamento idrico. Ora non più, è una calamità. Da Nord a Sud, ogni volta che piove la penisola frana o si allaga. A rotazione in tutte le regioni i disastri non mancano. Siamo in "stato di calamità permanente". Ma forse dipende dall’uso irrazionale, assurdo, anzi “folle” che l’uomo fa del territorio. Forse dipende dall’arroganza della scienza ingegneristica che presume di sanare le stupidaggini con il cemento. Il cemento per sanare la speculazione cementizia. Ed anche l’abbandono del territorio.
Facile allora che tanto, se non tutto frani.
Tocca alla fragile collina dell’ospedale di Paola il cui piede viene inciso dai lavori di costruzione di una strada
E bene fa, come ha fatto, il PM della procura di Paola Maria Camodeca ad acquisire presso il comune di Paola “permessi a costruire, relazioni idrogeologiche, autorizzazioni varie”, atti da esaminare per valutare le eventuali responsabilità per quanto sta accadendo alla collina dell’ospedale di Paola.
Non ci sono ad oggi iscritti nel registro degli indagati ma le ipotesi di reato sono pesanti e vanno dal disastro colposo all’abuso d’ufficio; ovviamente, per il momento, a carico di ignoti.
Calamità naturale e solo calamità naturale o sottovalutazione della fragilità geologica della collina? Omissione di controlli od approssimazione comportamentale?.
Non è sempre e solo la natura matrigna, forse, anche, l’uomo è presuntuoso, sciocco ed approssimato.