Un migrante è morto, uno è rimasto ferito e l’altro è riuscito a nascondersi e mettersi in salvo in seguito ad alcuni colpi di arma da fuoco sparati da un uomo di carnagione bianca ancora non identificato sabato sera intorno alle 21,30.
L’uomo rimasto ucciso si chiamava Sacko Soumali, di anni 29, originario del Mali e viveva nella tendopoli di San Ferdinando e aveva deciso di aiutare due suoi connazionali a raccogliere alcune lamiere in una famosa fornace abbandonata per le loro baracche.
La sparatoria, secondo il racconto di uno dei sopravvissuti si è verificata in un vecchio stabilimento abbandonato nelle campagne di San Calogero, Vibo Valentia.
Un uomo è sceso da una Panda bianca vecchio modello e dalla distanza di circa 100 metri ha incominciato a sparare contro i tre migranti per ben 4 volte.
Nella sparatoria un uomo è morto colpito alla testa.
I soccorsi sono stati vani.
E’ morto all’ospedale di Reggio Calabria.
L’altro è stato leggermente ferito ad una gamba.
Le Forze dell’Ordine stanno indagando e stanno cercando di ricostruire la dinamica della sparatoria.
Dalle prime indagini si presume che sia stata una vendetta il motivo che ha spinto l’uomo bianco a sparare contro i tre inermi migranti di pelle scura.
L’arma non è stata ancora ritrovata.
Si presume sia stato un fucile.
Gli investigatori, comunque, hanno fatto sapere che è errato parlare di furto, perché non esiste nessun proprietario che possa rivendicare l’asportazione del materiale sottratto.
Come è errato e da escludere parlare di pista xenofoba perché l’assassino non conosceva i migranti e non conosceva l’impegno sindacale della vittima.
Era un attivista dell’Unione Sindacale di Base, in prima fila nelle lotte per i diritti sindacali e sociali, tante volte calpestati, dei braccianti che lavorano nella piano di Rosarno e di Gioia Tauro nella raccolta dei kiwi, delle arance e dei clementini.
I tre migranti erano regolarmente residenti in Italia e vivevano nella vicina tendopoli di San Ferdinando che qualche mese fa è stata parzialmente distrutta da un incendio in cui perse la vita un altro migrante.
Secondo i piani della Prefettura avrebbe dovuto essere sgomberato e distrutto e i braccianti trasferiti in un nuovo accampamento.
Piani che non sono mai partiti.
C’è rabbia e disperazione tra i migranti e anche grande preoccupazione in Prefettura.
Si temono sommosse.
Il Sindacato in cui militava il povero migrante ucciso ha diffuso un comunicato e se la prende col nuovo Ministro degli Interni Sen. Matteo Salvini affermando che la sua dottrina ha fatto scorrere il primo sangue in Calabria ( La terra in cui il 4 marzo scorso lo ha eletto al Senato della Repubblica Italiana).
Per il Sindacato è stato un tiro al bersaglio contro lo straniero, contro il nero cattivo da rispedire nel paese d’origine.
Esagerato!
Il Ministro ha le sue idee riguardanti l’emigrazione e gli sbarchi giornalieri nelle nostre coste,però ancora non ha preso possesso del suo Ministero , non ha ricevuto la fiducia dal Parlamento e non ha dato nessuna direttiva.
Ha così commentato il triste episodio il Ministro, accusato ingiustamente per la morte del povero migrante:- Non è mai la violenza a risolvere alcuni tipi di problemi.
Voglio lavorare affinché siano rispettate le leggi o per cambiare le leggi che premiano i delinquenti e puniscono le persone per bene-.