Nelle elezioni parlamentari, regionali, provinciali e comunali c’è sicuramente il voto di scambio.
A meno che non vogliate farci credere che la ndrangheta voti i politici migliori e non quelli che garantiscono loro la soddisfazione dei propri interessi.
Ed a meno che non vogliate farci credere che in Calabria i politici accettino senza problemi il voto dell’elettorato senza influenzarlo con promesse di posti, incarichi, ed altro.
Così sembra.
Almeno a giudicare il fatto che il voto di scambio si appartenga solo al clan Pelle di San Luca ed all’ex consigliere regionale Santi Zappalà.
L’unico, in sostanza, arrestato e condannato. Se non ricordiamo male.
Un fatto confermato anche oggi perché oggi i carabinieri del Ros e i finanzieri del Gico stanno eseguendo, a Reggio Calabria, un'ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia reggina, nei confronti di cinque indagati in concorso per scambio elettorale politico mafioso.
E tra le cinque persone arrestate stamattina con l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso nell'ambito dell'operazione "Reale 6" c’è proprio l'ex consigliere regionale Santi Zappalà.
Insieme e per ordine del gip Cinzia Barillà, sono finiti in carcere su richiesta della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Mesiani Mazzacuva, classe 77, Giuseppe Pelle, classe 70, Antonio Pelle, classe 86. Sono stati invece disposti i domiciliari per Sebastiano Pelle classe 71.
Lì sono stati trovati i versamenti di Zappalà che , per ottenere nel 2010 l'elezione nel Consiglio regionale della Calabria, avrebbe messo a disposizione dei Pelle e di altre cosche della 'ndrangheta, 400mila euro di cui 100 mila per i Pelle, grazie ad un accordo diretto col capo del gruppo criminale, Giuseppe Pelle, detto "Gambazza", e 300 mila per le altre cosche di 'ndrangheta.
Insomma sembra che solo i soldi determinino il voto di scambio e per questo tutti gli altri voti di scambio non sarebbero tali.
Quando venne approvata la modifica del 416 ter