Il mondo è in corsa verso il nord. Corrono verso il nord coloro che sono in guerra: il nord è in pace!
Corrono verso il nord coloro che hanno fame : il nord è ricco!
Corrono verso il nord coloro che vogliono un lavoro: nel nord c’è!.
Corrono verso il nord coloro che vogliono un futuro: nel sud non c’è!
Ma c’è differenza. Eccome! L’Italia tenta ( o è costretta) di aiutare i migranti dell’Africa e del medio oriente, ma non fa nulla, assolutamente nulla, per aiutare i meridionali che non trovano lavoro nella propria regione, che non hanno futuro nella propria terra.
E così i calabresi prendono il treno( come i loro padri, i loro nonni prendevano il piroscafo) o, se ce l’hanno, l’auto e salgono verso il nord. Va bene anche Roma, meglio la Toscana, l’Emilia, la Lombardia, il Veneto, se non ancora più a nord, l’Europa.
Molti ( i più fortunati) si appoggiano a parenti ed amici; alcuni nemmeno ne hanno e devono fare da soli. E non è facile. Ed è un fenomeno molto studiato ma forse non tanto capito
Per esempio leggiamo che nel Rapporto giovani sulla disoccupazione, effettuato su un campione di italiani dai 18 ai 30 anni, a cura dell'Istituto Toniolo in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore, circa l'84% dei giovani nel Sud e in particolare in Calabria, è pronto a espatriare per trovare un lavoro. Ridicolo!
Questi giovani più che voler espatriare SONO COSTRETTI a farlo!
Sono costretti perché la dignità impedisce loro di prostituirsi a datori di lavoro che li assumono in nero, o che chiedono in restituzione metà dello stipendio teorico, o che li licenziano per assumerne altri per i quali pagano meno tasse o che sono segnalati dai “poteri”, o che li fanno assumere precariamente per sfruttarne i voti per decenni.
Sono costretti perché sanno che questa Calabria tarpa loro le ali , differenzia in relazione alla appartenenza, assume solo i raccomandati ed i figli di papà, e che , quindi, per loro- figli normali di gente normale -non c’è speranza.
Sono costretti per non finire nella mani della ‘ndrangheta e delle grandi imprese del nord che vengono a mangiarsi gli investimenti al sud.
Sono costretti ad emigrare perché l’economia calabrese è destinata ad una lunga recessione, perché i calabresi saranno sempre più oberati di tasse, perché i comuni per sopravvivere indebitano i giovani, proprio loro!
Sono costretti perché i consumi sono in caduta libera, le famiglie possono spendere solo per i bisogni primari come l'alimentazione tralasciando tutte le spese accessorie o considerate superflue; perché i mutui costano carissimi e non sono nemmeno ottenibili, così che il mercato delle abitazioni è stagnante.
Solo la politica ha speranza, ma è una speranza inattendibile. Si, esiste “il politico” che dice che ogni forma di emigrazione è «il fallimento della politica. Perché se un cittadino si deve spostare dal suo territorio per cercare di lavorare o di poter studiare vuol dire che la politica del territorio ha fallito”. Ma lui prende 12 mila euro al mese e può permettersi il lusso di tentare di prendere per i fondelli i giovani calabresi affermando che “ Abbiamo intenzione di garantire studio e lavoro a chiunque oggi pensi di non potervi accedere». Ridicolo per chi non riesce a garantire nemmeno la sanità!
Anche per questa politica i calabresi sono costretti ad emigrare!
E così in Calabria resteranno i vecchi, gli impiegati pubblici ed i politici. I giovani, i lavoratori, i migliori saranno tutti al nord. Poi( a breve) lo Stato fallirà e non potrà pagare né pensioni, ne stipendi ed i calabresi per sopravvivere dovranno raggiungere figli e nipoti. Ed il Sud non ci sarà più!
Giuseppe Marchese