C’era una volta la Unione di centro, per tutti UDC, il partito di Casini, quello che cercava un posizionamento “di riguardo”, collocandosi un po’ a destra ed un po’ a sinistra e tentando di avere anche la pretesa della sua correttezza politica.
Un UDC che seguì pedissequamente la politica montiana a livello nazionale, sposando il PDL in Calabria e Crocetta in Sicilia.
Un UDC dai mille volti e dalle mille sfaccettature
Un UDC che prima di grillo, quando nel 2008, corse da sola, portò a casa il 5,6% dei consensi che le permise di schierare sul campo 37 deputati e 6 senatori (4 più 2 transfughi del Pd).
Oggi l’UDC sembra si sia liquefatto.
Ed allora si cercano le ragioni.
Ahimè, in luogo di cercarle, nel popolo che non li ha votato più le cercano nei loro comportamenti e danno luogo ad vere e proprie guerre.
In Calabria la riunione del comitato regionale è stata infuocata.
Tanto che alla fine l’unica cosa che li ha messo d’accordo è stata la considerazione che “l'alleanza con il movimento civico di Mario Monti è stato un errore politico di enormi dimensioni”
Non ragioni di merito, ma ragioni di tattica!.Incredibile!!
Ma andiamo per ordine
Ovvio che la guerra sul campo la abbia portato che questa vicenda la ha vissuto sulla propria pelle: cioè Mario Tassone, escluso per ragioni di età, il quale seguendo linea tracciata a livello nazionale: ha chiesto il «Congresso straordinario e azzeramento dei vertici regionali».
L'ex parlamentare non guarda in faccia nessuno ed a testa bassa attacca la linea di Trematerra «La sconfitta elettorale riguarda tutti e non solo alcuni. Qui, però, mi sembra di essere in un partito padronale come quello incarnato da Berlusconi dove il dissenso è represso e chi prova a ragionare viene messo alla porta. Sto provando a dire da mesi che non va bene questa professione di fede incondizionata al Pdl di Scopelliti ma bisogna avviare una verifica seria, non come quelle del nostro segretario che durano al massimo trenta minuti».
Trematerra incassa ma sta male.
Prende le difese Roberto Occhiuto il quale accusa Tassone di «non aver fatto campagna elettorale per il partito».
Ma Tassone non demorde e replica: «Non sono stato invitato a nessuna iniziativa.Anzi, - dice rivolgendosi anche al segretario e al presidente del consiglio regionale Franco Talarico – mi avete escluso completamente dalla campagna elettorale».
Nessuno che parli delle dimissioni di Stillitani, quasi che siano usuali le dimissioni di un assessore regionale.
Solo Alfonso Dattolo dice di non «avere paura di un ridimensionamento del partito nella giunta regionale. Scopelliti sa bene quanto valiamo e se dovesse cambiare idea saremo pronti ad assumere le nostre determinazioni»
Parole in libertà, detta da orgoglio più che da consapevolezza.
Certo che se Bersani accogliesse l’invito di Renzi ad un “rendez vous, incontro, inciucio, accordo- ognuno lo chiami come vuole con il PdL, ci sarebbe da chiedersi cosa resterebbe dell’UDC.