Lo dice Iacchitè nell’articolo che vi proponiamo di seguito.
In verità ci sembra non solo difficile, ma perfino incredibile.
La testa della Bruno Bossio sarebbe l’effetto della vittoria di Guccione, in arte il bretellone.
Le primarie, infatti, sarebbero state una vera e propria disfida come quella di Barletta nella quale i contendenti si sfidarono in difesa delle parti rappresentate
Da un lato gli Orlandiani rappresentati da Guccione-Bretellone e dall’altra i Renziani rappresentati, secondo GdD, dalla Enza Bruno Bossio.
Perché mai la sua non lo comprendiamo, tantomeno comprendiamo perché la sua prima delle altre , ed ancora meno perché la sua prima delle altre.
Forse perché da cavalieri , tipo Ettore Fieramosca, si dà precedenza alle donne?
Comunque ecco l’articolo: fate voi!
“Primarie PD: la fine di Madame Fifì e i nuovi amici di Bretellone
Delle primarie del PD non ce ne può fregar de meno. Se non fosse, come già detto, per l’opportunità che il risultato delle stesse porta con se. E ci riferiamo al risultato cittadino. Un dato è certo: l’armata di Madame Fifì è alla frutta e dalla sfida con Bretellone ne esce sconfitta. La scontata vittoria di Renzi non sarà d’intralcio, ne coprirà l’inevitabile analisi locale di questo “voto”. La lacerata situazione del PD calabrese che ben conoscono a Roma, dovrà, ora, necessariamente essere affrontata. E i primi a salire sul banco degli imputati (in tutti i sensi) non possono essere che i renziani dell’ultima ora. Qualche testa dovrà cadere e si può dire con certezza che Enza Bruno Bossio non sarà candidata alle prossime elezioni politiche. La sua parabola politica di parlamentare finisce qui. Potrà continuare a stare nel partito ma non godrà più di nessun privilegio. Addio a lauti stipendi e corsie privilegiate per questo o quel progetto o finanziamento. E soprattutto stop all’immunità parlamentare.
Per ristabilire la pace, e rilanciare il partito in Calabria, Minniti sa bene che dovrà tagliare fuori dai giochi politici chi risulta chiacchierato, non dalle “voci” da bar, ma dai verbali della magistratura. Che prima o poi, checché se ne dica, dovranno trovare “collocazione” giudiziaria. Ed i segnali che ciò realmente accada ci sono. L’istituzione di un pool ad hoc della DDA di Catanzaro che si occupa dei reati contro l’amministrazione pubblica, la riapertura del caso Bergamini che mette in evidenza la corruzione della giustizia dalle nostre parti, il correre ai ripari di marpioni e corrotti.
Del resto Minniti non ha scelta: o si dà da fare anche contro i corrotti che indisturbati da decenni, come lui ben sa, girano nella pubblica amministrazione, e non solo contro i poveri profughi e morti di fame, o rischia di perdere tutto l’appeal che in questi pochi mesi si è guadagnato, agli occhi della gente comune, come ministro. Prima che il governo Gentiloni finisca deve assestare qualche seria operazione contro la corruzione in Calabria e per la precisione a Cosenza. Città mai toccata da nessuna inchiesta.
L’isola felice della Calabria, terra di brogli e intrallazzi. La lavatrice di tutti i fondi europei frodati dai politici mafiosi. Tra Rende e Cosenza ci sono più banche che bar. La città dove l’impunità, dietro rilascio di sostanziosa bustarella, è garantita a tutti (i fratelli). Intervenire su Cosenza con tutto il materiale a disposizione della DDA significa aprire una sorta di tangentopoli calabrese che “rivoluzionerà” gli apparati di potere, sconvolgendone ogni assetto. Salta il banco. Il tutto ovviamente va letto in chiave politica/affaristica/marpionesca: togliere i vecchi potentati per metterne di nuovi. Non sarà una liberazione, ma solo la sostituzione di un potere con un altro.
In questo quadro non ha scampo Madame Fifì: o se ne va con le buone o se ne va con le cattive. Renzi sarà ben contento di sacrificare Nicola, Palla Palla e tutti i loro compari, pur di fare un favore al suo amico Orlando che del nostro territorio ne rivendica la reggenza.
Dunque, se Cosenza è di Orlando, non potrà mai essere che ci siano altri candidati in questo territorio al di fuori dei suoi. Gli eventuali capolista, come si sa, si discutono a Roma, e nessuno si sogna minimamente di pronunciare il nome di Madame Fifì. Su questo, oramai, non ci piove.
Questo è l’unico dato che ci interessa analizzare di queste primarie del PD, e poi fin quando si scannano tra di loro, lasciamoli fare, senza farglielo capire però.
2 maggio 2017 Da Iacchite - GdD