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Salvatore Procopio, di 60 anni, agronomo avrebbe chiesto 20 mila euro per conto di Antonella Caruso, di 53 anni, funzionaria di “Calabria Verde” l’ente in house della Regione Calabria che gestisce il settore della forestazione, all’imprenditore boschivo di 35 anni, Antonio Spadafora, per il rilascio di un’autorizzazione boschiva.

E stamattina i due sono stati arrestati e posti ai domiciliari

Il generale Aloisio Mariggiò, Commissario di ‘Calabria verde’, facendo riferimento ad Antonella Caruso,ha dichiarato “i rapporti con la Caruso erano chiusi da mesi”.

“Come Direzione di Calabria Verde – ha aggiunto Mariggiò – i rapporti con la Caruso si erano interrotti sin dal momento del suo coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Castrovillari sulle false perizie per il disboscamento.

Il nostro auspicio, a questo punto, é che le inchieste avviate si concludano consentendo di fare piena luce al più presto su quanto é accaduto, ponendo le basi per l’attuazione del nuovo corso nell’attività di ‘Calabria verde’ per il quale ci stiamo impegnando insieme alla Presidenza della Regione Calabria all’insegna della trasparenza e della legalità”.

Pubblicato in Cosenza

Tutti a processo per la “truffa dei boschi”.

Tra le nove persone rinviate a giudizio dal Tribunale di Castrovillari c’è anche Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto della giunta Oliverio.

Che strano!

 

 

 

L’agenzia regionale si è costituita parte civile, l’amministrazione regionale no.

Chissà perché?

Assieme al capo di Gabinetto della presidenza della giunta regionale Gaetano Pignanelli sono indagati

Marino De Luca (titolare dell’omonima ditta boschiva),

Pio Del Giudice (dipendente di Calabria Verde con mansioni di responsabile del patrimonio boschivo),

Ivo Leonardo Filippelli (capo operaio di Calabria Verde),

Antonietta Caruso (responsabile dell’ufficio “Patrimonio e Servizi forestali” di Calabria Verde),

Leandro Savio (dirigente dell’agenzia regionale),

Gennarino Magnone (agrotecnico nominato dal dg Furgiuele),

Mario Caligiuri (capo struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione)

e lo stesso Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria .

Sempre Furgiuele, assieme a Savio, è indagato anche per il reato di turbativa d’asta.

Il gup ha infatti rinviato a giudizio tutti gli indagati del filone d’indagine (l’altro è di competenza della Procura di Catanzaro) di cui si sono occupati gli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello Stato e del comando stazione di Cava di Melis sotto il coordinamento della pm Angela Continisio e del procuratore capo Eugenio Facciolla.

Gli indagati, secondo la Procura, avrebbero prodotto un’attestazione falsa – al ribasso – della quantità di legna presente sul territorio di Bocchigliero. Lo scopo? Quello di consentire l’affidamento diretto del taglio all’azienda di Marino De Luca, senza passare attraverso una procedura di evidenza pubblica

Il giudice, nell’udienza preliminare, ha respinto tutte le eccezioni dei difensori, alcune delle quali tese a ottenere il trasferimento del processo a Catanzaro.

L’inchiesta è nata a seguito delle denunce di Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria, e a Pignanelli è contestato (così come agli altri indagati) il reato di truffa.

Pubblicato in Calabria

Si tratta, nientemeno, che di Marzio Blaiotta, presidente dell'Urbi Calabria

L’Urbi è l’Unione Regionale delle Bonifiche e Irrigazioni in cui si sono riuniti tutti i Consorzi di Bonifica calabresi.

Intanto la situazione al consorzio di bonifica ex Valle Lao è sempre più caotica

Ed i 320 lavoratori forestali se non saranno pagati con puntualità dalla regione chiederanno di essere trasferiti a “Calabria Verde”.

A sostenere le loro richiesta anche le OOSS.

I forestali tramite Giuseppe Lavia, segretario generale della Fai Cisl hanno scritto al presidente della Regione, Oliverio.

«Occorre dare risposte immediate – scrive Lavia - nominando un nuovo commissario, per trovare soluzione alle questioni salariali ed organizzative aperte, consentendo con la ripresa delle attività, il normale funzionamento dell’Ente, con l’erogazione delle spettanze anche ai 320 lavoratori idraulico-forestali, per evitare che si possa acuire il clima di tensione e di contrapposizione fra lavoratori.

Tutto ciò premesso, qualora non si proceda alla nomina del nuovo commissario nelle prossime ore e non si verifichi la ripresa delle normali attività (cantiere/ufficio), i lavoratori idraulico-forestali inoltreranno formale richiesta di trasferimento presso Calabria Verde».

«Il blocco delle attività, conseguenza dello sciopero ad oltranza portato avanti dai lavoratori consortili che rivendicano le spettanze salariali legittimamente maturate – precisa poi Giuseppe Lavia - continua a produrre lo stallo di ogni attività, ivi comprese le attività poste in essere dai circa 320 dipendenti idraulico-forestali che sono in utilizzo presso il Consorzio e al cui pagamento si provvede attraverso il trasferimento delle risorse da parte della Regione Calabria.

Abbiamo informato di tale situazione il Prefetto di Cosenza, che ha chiesto chiarimenti al Consorzio che ad oggi naturalmente nessuno ha fornito.

Tale situazione di blocco delle attività, sta producendo il mancato pagamento delle spettanze ai lavoratori idraulico-forestali, pur in presenza delle risorse necessarie, in quanto ad oggi nessuna attività amministrativa finalizzata alla elaborazione dei cedolini paga è stata messa in campo, così come alla data odierna, termine ultimo, non si è proceduto all’invio della Certificazione Unica alla Agenzia delle Entrate, con applicazione delle sanzioni per circa 40.000 euro»

L’unico problema è che se verranno trasferito a Calabria verde i forestali del Consorzio Valle del Lao , la medesima richiesta la faranno tutti i forestali degli altri consorzi.

Pubblicato in Alto Tirreno

Le intercettazioni sono al vaglio della Procura di Castrovillari, che indaga sulla truffa della legna a Calabria Verde.

E potrebbero aprire un filone investigativo inedito e forse più inquietante di quelli già emersi nelle due inchieste (una affidata agli uffici giudiziari del Pollino, l’altra alla Procura di Catanzaro) in corso.

È ancora presto per valutare la portata delle conversazioni captate. Per capire se troveranno riscontro o rientreranno tra i (tanti) pettegolezzi che gli uomini del Corpo forestale dello Stato sono stati costretti ad ascoltare indagando sull’agenzia regionale.

A Calabria Verde – i fatti si riferiscono al periodo precedente all’arrivo del commissario Aloisio Mariggiò – tutti (o quasi) i manager erano pronti a pugnalarsi alle spalle, utilizzando dossier più o meno dettagliati.

E al telefono parlavano liberamente di pratiche illecite intestate ad altri.

Come il 7 aprile 2016, quando un dirigente spiegava a un collaboratore in dialetto cosentino: «Stai attento a M., è pericoloso; a chiru là ca si portava a Cusenza, chiru du panificiu, te lo ricordi?

Sa quantu c’ha fricatu? 15mila euro perché gli aveva detto che lo faceva entrare come… e chissu venia tutti i juarni là, io non riuscivo a capire (…) sembrava un dipendente».

I militari traducono: «Si parla del fatto che tale M. è pericoloso perché si fa pagare, come nel caso di un ragazzo di Amantea, proprietario di un panificio, dal quale si sarebbe fatto dare 15mila euro con la promessa di farlo diventare un dipendente».

E non è l’unico caso riportato nella chiacchierata: analoga promessa sarebbe costata a un’altra persona circa 3mila euro più un carico di legna.

La storia si era già proposta all’orecchio degli investigatori qualche giorno prima.

Stesso dirigente, diverso interlocutore: «Te lo ricordi quel ragazzo del panificio di Amantea, sai quanto gli ha fottuto a quello? 15mila euro… perché gli aveva detto che lo faceva entrare a Calabria Verde. Per questo quello ogni giorno stava là?

Io… non ci penso… ci portava i dolci… potevo pensare una cosa del genere, una cosa gravissima». Gravissima e contenuta nei faldoni che raccontano quel ramo dell’inchiesta che coinvolge gli uffici della Cittadella regionale.

La pratica viene citata, sempre con riferimento a questo dipendente ritenuto «pericolosissimo», anche con riferimento a un altro ruolo – evidentemente – ambito dai dipendenti.

«Ti devo dire – questo colloquio risale al 14 marzo 2016 – che ha chiesto dei soldi, che si è fatto pagare da persone che già hanno preparato tutto quanto per farle diventare guardie giurate (…) si è fatto dare cinquecento euro».

Ogni cosa aveva il suo prezzo nella vecchia Calabria Verde.

Pablo Petrasso

https://www.laltrocorriere.it/quindicimila-euro-un-posto-calabria-verde/

Pubblicato in Campora San Giovanni

La Procura di Castrovillari ha chiuso le indagini preliminari sulla vicenda relativa al taglio abusivo dei boschi a Bocchigliero.

L’inchiesta è nata a seguito delle denunce di Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria.

 

Ecco le nove le persone raggiunte dall’avviso di chiusura delle indagini

Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto del governatore Mario Oliverio.

Marino De Luca (titolare dell’omonima ditta boschiva),

Pio Del Giudice (dipendente di Calabria Verde con mansioni di responsabile del patrimonio boschivo),

Ivo Leonardo Filippelli (capo operaio di Calabria Verde),

Antonietta Caruso (responsabile dell’ufficio “Patrimonio e Servizi forestali” di Calabria Verde),

Leandro Savio (dirigente dell’agenzia regionale),

Gennarino Magnone (agrotecnico nominato dal dg Furgiuele),

Mario Caligiuri (capo struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione)

Paolo Furgiuele.

Sempre Furgiuele, assieme a Savio, è indagato anche per il reato di turbativa d’asta.

A condurre questo primo filone di indagini gli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello Stato e del comando stazione di Cava di Meli

Un secondo filone è in capo alla Procura di Catanzaro

L’imprenditore Marino De Luca era una presenza fissa negli uffici di Calabria Verde dove affermava –prima di presentare la richiesta di concessione – «di poter contare sull’appoggio del suo “compare” Gaetano Pignanelli, suo testimone di nozze».

La chiusura delle indagini è stata formata dalla pm Angela Continisio e dal procuratore capo Eugenio Facciolla

Secondo i magistrati – firmano il burocrate avrebbe sollecitato «più volte Leandro Savio (all’epoca dirigente di Calabria Verde, ndr) a istruire la prativa relativa al rilascio della concessione in favore di Marino De Luca, ancor prima che De Luca depositasse l’istanza di rilascio della concessione, rimproverando Savio per non averlo fatto prima».

È attorno al rilascio di queste concessioni che ruota il caso.

Gli indagati, secondo l’accusa, avrebbero prodotto un’attestazione falsa – al ribasso – della quantità di legna presente sul territorio di Bocchigliero.

Tutto per consentire l’affidamento diretto del taglio all’azienda di Marino De Luca, senza passare attraverso una procedura di evidenza pubblica.

Secondo i pm Pignanelli si sarebbe speso a favore della ditta due volte: prima sollecitando il rilascio della concessione, poi – dopo la sospensione delle concessioni, decisa dall’allora manager Furgiuele – convocando lo stesso Furgiuele e «intimandogli di revocare le sospensioni e indicando quale nuova responsabile dell’Ufficio 2 “Patrimonio e Servizi forestali” del distretto 5, Antonietta Caruso».

Pubblicato in Cosenza

Non finisce mai di sorprendere la vicenda di Calabria Verde.

 

Con Franco Iacucci arriva a 18 il numero degli indagati.

Ne da notizia Paolo Orofino su “Il Quotidiano del sud” di ieri 15 luglio evidenziando che il neo presidente della Provincia di Cosenza è stato interrogato per 3 ore negli uffici della procura di Catanzaro.

 

Una articolo a sorpresa.

Nessun altro quotidiano ad oggi , infatti, tratta della vicenda, quasi che si trattasse di un tabù.

Eppure , stando a quanto scrive Orofino , Iacucci sarebbe stato tirato in ballo da Furgiuele in merito all’incarico conferito all’agrotecnico Gennarino Magnone, che figura fra gli indiziati.

Ma scrive Orofino che :”Furgiuele, si ricorda, ha svelato tutta una serie di retroscena. In più ha citato nel suo racconto altri autorevoli esponenti politici e del Pd. Nei verbali ci sarebbe anche il nome di un noto avvocato calabrese. Non si esclude, quindi, che presto o tardi, la soglia della procura di Catanzaro, possa essere varcata pure da nuovi soggetti chiamati a rispondere su determinati punti”.

 

Ma eccovi l’articolo integrale de “Il Quotidiano del sud”:

Inchiesta su Calabria Verde: interrogato per tre ore in Procura il presidente della Provincia di Cosenza

CATANZARO – Franco Iacucci, presidente della Provincia di Cosenza, è stato interrogato in Procura nella veste di indagato. Ciò nell’ambito dell’inchiesta su Calabria Verde. Dopo il coinvolgimento di Gaetano Pignanelli in un fascicolo parallelo sull’azienda ex Afor incardinato presso la procura di Castrovillari – notizia riportata dal Quotidiano diversi mesi addietro – un altro stretto collaboratore del governatore Mario Oliverio, finisce sotto la lente della magistratura.

 

E per il governatore la cosa comincia a diventare quantomeno imbarazzante. Iacucci, infatti, è stato chiamato in causa per fatti che si sarebbero verificati nel periodo in cui ricopriva il ruolo di capostruttura del presidente della Regione, prima di essere eletto al vertice dell’amministrazione provinciale cosentina.

Iacucci, che è pure sindaco di Aiello Calabro (Cosenza), è stato interrogato per oltre tre ore negli uffici della Procura di Catanzaro, alla presenza del suo avvocato Gregorio Barba. L’interrogatorio, iniziato nel primo pomeriggio, è stato condotto dal pm Alessandro Prontera, titolare del maxi-fascicolo, assieme al procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, che ha aperto il caso dopo due articoli del nostro giornale, entrambi pubblicati nell’autunno del 2015.

«Il mio assistito – ha detto l’avvocato Barba – che peraltro aveva formalmente chiesto all’autorità giudiziaria di essere ascoltato dopo alcune recenti notizie di stampa, ha risposto e chiarito su tutte le questioni sollevate dal pm». Il legale ha inoltre espresso piena fiducia nei confronti degli inquirenti.

Il presidente della Provincia di Cosenza è stato iscritto nel registro degli indagati due mesi fa. L’elenco delle persone sottoposte ad indagine nel procedimento su Calabria Verde è stato aggiornato lo scorso mese di maggio, in funzione delle dichiarazioni di Paolo Furgiuele, ex manager di Calabria Verde, finito agli arresti e poi liberato dopo la sua decisione di collaborare con la procura. Gli indiziati, al momento, sono almeno diciotto. Iacucci è stato tirato in ballo da Furgiuele in merito all’incarico conferito all’agrotecnico Gennarino Magnone, che figura fra gli indiziati. Quest’ultimo, secondo la ricostruzione degli investigatori, non avrebbe il necessario titolo di studio per poter svolgere la mansione affidatagli nel 2015 da Furgiuele. L’ex direttore generale di Calabria Verde, nel corso di uno dei suoi lunghi interrogatori, ha sostanzialmente riferito ai magistrati, che il nominativo di Magnone, per l’incarico incriminato, gli era stato indicato da Iacucci. Ma le domande del pubblico ministero rivolte al presidente della Provincia di Cosenza, secondo indiscrezioni trapelate, avrebbero riguardato pure ulteriori argomenti. Furgiuele, si ricorda, ha svelato tutta una serie di retroscena. In più ha citato nel suo racconto altri autorevoli esponenti politici e del Pd. Nei verbali ci sarebbe anche il nome di un noto avvocato calabrese. Non si esclude, quindi, che presto o tardi, la soglia della procura di Catanzaro, possa essere varcata pure da nuovi soggetti chiamati a rispondere su determinati punti.

L’inchiesta su Calabria Verde va, dunque, avanti. Dopo la chiusura di una prima tranche dell’indagine, si sta sviluppando la seconda e più corposa parte del procedimento penale: al vaglio dei pm abbiamo profili di peculato, incarichi, gare d’appalto milionarie, distrazioni di fondi europei e interferenze della politica nella gestione dell’azienda sub-regionale, che dà lavoro a circa settemila dipendenti

PAOLO OROFINO

Pubblicato in Cosenza

Intanto questi gli indagati della inchiesta condotta dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri e dal sostituto Alessandro Prontera che hanno chiuso la prima tranche dell’inchiesta, delegando gli uomini della finanza alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini a carico di sei persone:

Paolo Furgiuele, 58 anni residente ad Amantea ex direttore generale di Calabria Verde;

Alfredo Allevato, 56 anni, residente a Cosenza, direttore del terzo settore Forestazione, Antincendio boschivo e Sorveglianza idraulica;

Marco Mellace, residente a Satriano, 47 anni dirigente dell’ufficio Economato dell’Ente;

Antonio Errigo, 64 anni, di Serra San Bruno dirigente della segreteria del direttore generale;

Gennarino Magnone, 53 anni di Belmonte Calabro:

Emanuele Ciciarello, 36 anni di Catanzaro, dipendente dell’Ente ed attuale candidato al Consiglio comunale del capoluogo calabrese

I reati ipotizzati a vario titolo vanno dall’abuso di ufficio, al peculato alla violenza o minaccia a pubblico ufficiale, alla falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico.

Gli indagati sono assistiti dai legali Giovanni Merante, Nicola Cantafora, Riccardo Adamo, Giuseppe Mastrangelo, Alessandra Coppolino e Vincenzo Ioppoli

Essi avranno 20 giorni di tempo dal giorno della notifica del provvedimento della chiusura delle indagini per chiedere di essere interrogati dai contitolari del fascicolo, produrre memoria e compiere ogni altro atto utile per il diritto difesa prima che la Procura proceda con una richiesta di rinvio a giudizio.

Secondo l’accusa Furgiuele e Allevato avrebbero distratto circa 80milioni di euro ottenuti grazie ai fondi europei di Sviluppo regionale (Fesr), somma che sarebbe servita per la rimozione del rischio esondazione dei corsi d’acqua, per opere idrauliche, per mitigare ed eliminare il rischio frane con la messa in sicurezza degli insediamenti urbani in aree a rischio, utilizzata invece per il pagamento degli stipendi degli operai forestali alle dipendenze e in servizio in diversi cantieri nei distretti di Calabria Verde: da Malvito, a Verbicaro, ad Acri, a Santo Stefano di Rogliano, a San Giovanni in Fiore e a Bovalino.

Alfredo Allevato, poi, avrebbe minacciato una serie di direttori dei lavori alle sue dipendenze e in servizio nei cantieri territorialmente dislocati di Calabria Verde per costringerli a commettere un atto contrario ai doveri di ufficio, dapprima chiedendo loro la consegna degli stati di avanzamento dei lavori entro la fine del 2015, sebbene non avesse mai consegnato loro, secondo le ipotesi di accusa, i relativi progetti, la documentazione allegata e la strumentazione necessaria all’attuazione dei progetti stessi; poi li avrebbe diffidati con grave contestazione disciplinare: se quei lavori non fossero stati ultimati gli operai non avrebbero visto un centesimo del loro stipendio. Avrebbe costretto, inoltre i direttori dei lavori a redigere i Sal (Stato di avanzamento lavori) indicando come compiuti lavori in realtà non eseguiti o compiuti parzialmente.

Furgiuele, il suo uomo di fiducia Mellace e Allevato, avrebbero violato una serie di norme costituzionali, penali e decreti legislativi impiegando un’intera squadra di operai di Calabria Verde per sistemare l’abitazione privata dello stesso Furgiuele ubicata ad Amantea, spendendo all’incirca 50mila euro sul conto dell’Ente.

E così gli operai, a bordo di un Ford Transit aziendale di Calabria Verde, si sarebbero messi in viaggio per Amantea, facendo rifornimento con una scheda carburante “Q8”, sempre in dotazione alla stessa azienda per il restyling della casa al mare del direttore generale.

Furgiuele abusando dei poteri e della funzione di vertice avrebbe impartito precisi e reiterati ordini di servizio a Giuseppe Giancotti, capo cantiere con alle sue dipendenze più squadre di operai dislocati anche nei cantieri di Tiriolo, Sorbo San Basile, Catanzaro- Siano, Pentone e Fossato e allo stesso Ciciarello per reperire operai al servizio della casa di Amantea, un’abitazione di 200 metri quadrati.

Più volte sarebbe stato lo stesso direttore generale a contattare personalmente i lavoratori, ordinando loro di recarsi ad Amantea per realizzare il sottotetto dell’abitazione in perline e lana di roccia, l’intero pavimento laminato in ogni stanza, ristrutturare gli infissi delle porte di ingresso, rifare l’impianto elettrico, installare lampade esterne in giardino, senza tralasciare gli impianti idraulico e telematico

Secondo le ipotesi di accusa Furgiuele, Allevato, Mellace e Ciciarello, i primi due quali beneficiari dei rimborsi e gli ultimi due in qualità di dirigente e dipendente dell’Ufficio economato di Calabria Verde, avrebbero redatto e trasmesso alla dirigente del servizio economico finanziario le spese relative alla trasferta a Roma dal 18 al 21 dicembre 2014, inducendo la dirigente ad attestare il falso. In sostanza avrebbe rendicontato e rimborsato oltre le spese per i viaggio dei dirigenti anche quella dei loro nuclei familiari, sì perché secondo le ipotesi di accusa la nota riportante le spese di vitto e alloggio sarebbe servita a garantire gratis la permanenza a Roma anche ai parenti più stretti.

Pubblicato in Politica

Questo il comunicato stampa dei Carabinieri della Forestale

Cosenza 24 aprile 2017– Continua l’attività di controllo del territorio da parte dei militari della Stazione Forestale di Rossano.

In particolare nei giorni scorsi l’attività si è concentrata lungo il Torrente Colognati nel Comune di Rossano.

I controlli hanno portato al deferimento di due persone del luogo che avevano occupato abusivamente l’area demaniale.

Il primo utilizzava una superficie di quindicimila metri quadri di demanio fluviale, occupato senza titolo, quale deposito di calcinacci, rifiuti cementizi, letame, terre e rocce da scavo, materiale inerte e rifiuti vegetali.

Il controllo ha portato al sequestro dell’area e al deferimento dell’uomo per gestione illecita di rifiuti e occupazione di suolo demaniale.

Altro sequestro di un’area di oltre diecimila metri quadri con relativa denuncia per occupazione di area demaniale, è avvenuto dopo che si è constatato che il terreno occupato abusivamente era coltivato ad avena senza alcun titolo e senza aver acquisito il nulla-osta paesaggistico ambientale.

I due sequestri si aggiungono a quello effettuato nei giorni scorsi che rientra in un controllo capillare nel territorio delle foreste rossanesi predisposto dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.

I militari delle Stazioni di Rossano e Acri hanno effettuato una serie di sequestri nelle località Patire, Cerasaro, Ieripino e Piano Ferraro.

Boschi di proprietà della Regione Calabria e gestiti da Azienda Calabria Verde dove è stato accertato il furto ad opera di ignoti di oltre 2354 piante quasi prevalentemente di Cerro.

Il taglio ha comportato, così come accaduto già in altri sequestri avvenuti nei mesi scorsi, un grave danno alla morfologia del territorio causa la denudazione del bosco.

Complessivamente il sequestro ha interessato 109 ettari circa di area boscata.

NdR. Ma nessuno controlla i boschi pubblici?

Pubblicato in Calabria

C’era un tempo in cui quando arrivavano le belle giornate i maestri portavano le proprie classi fuori a scoprire la natura.

Si osservavano le foglie, le gemme, i fiori.

Si parlava con i contadini.

Per taluni era una sorpresa, per la gran parte, invece, era un dejà vu, una cosa già nota, già vista; qualcuno, infatti, era figlio di contadini.

Oggi per i giovani amanteani la terra è lontana, quasi sconosciuta.

Al più, vicino casa, un pezzo di giardino, quasi sempre coltivato a fiori.

Ed è proprio per questo che la proposta della scuola Manzoni Mameli appare vincente.

Li abbiamo visto i ragazzi che provavano ad usare le zappette

Con cautela ,anche con evidente passione.

Intorno la Coldiretti con le sue bandiere gialle.

Anche i ragazzi hanno la divisa della coldiretti.

Il cappellino giallo ed un grembiulino dello stesso colore.

Intorno gli operai di Calabria verde che scaricano piantine pronte da impiantare nel terreno

Oggi 10 aprile il tema è stato “Alla scoperta della terra. Preparazione del letto di semina. Creazione del semensaio. Il fondamentale ruolo del lombrico”

Un unico problema.

Quello che la tipografia ha parlato di un seme con il saio( semensaio) e non di un luogo dove si impianta la semenza( semenzaio).

Pubblicato in Primo Piano

ROSSANO MANUFATTOCosenza 18 febbraio 2017 - Militari della Stazione Carabinieri Forestale di Rossano ha nei giorni scorsi posto sequestro un manufatto di nuova costruzione realizzato abusivamente su area demaniale.

Il sequestro è avvenuto a seguito di un controllo in località “Rinacchio” di Rossano, nella proprietà boschiva del demanio regionale dove è stato rinvenuto il manufatto con relativa recinzione ed annesse opere per la custodia di animali e il governo di animali ovi-caprini nella stagione estiva. Dagli accertamenti effettuati tali lavori erano stati eseguiti senza alcuna autorizzazione dell’Ente proprietario, Azienda Calabria Verde. Il responsabile dei lavori, deferito all’Autorità Giudiziaria, non è stato in grado di esibire alcuna autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico. Questa zona è sottoposta a vincolo idrogeologico forestale e paesaggistico ambientale. Si è quindi proceduto al sequestro del manufatto e della recinzione realizzata all’interno di un rimboschimento di conifere e latifoglie

Pubblicato in Cosenza
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