Le intercettazioni sono al vaglio della Procura di Castrovillari, che indaga sulla truffa della legna a Calabria Verde.
E potrebbero aprire un filone investigativo inedito e forse più inquietante di quelli già emersi nelle due inchieste (una affidata agli uffici giudiziari del Pollino, l’altra alla Procura di Catanzaro) in corso.
È ancora presto per valutare la portata delle conversazioni captate. Per capire se troveranno riscontro o rientreranno tra i (tanti) pettegolezzi che gli uomini del Corpo forestale dello Stato sono stati costretti ad ascoltare indagando sull’agenzia regionale.
A Calabria Verde – i fatti si riferiscono al periodo precedente all’arrivo del commissario Aloisio Mariggiò – tutti (o quasi) i manager erano pronti a pugnalarsi alle spalle, utilizzando dossier più o meno dettagliati.
E al telefono parlavano liberamente di pratiche illecite intestate ad altri.
Come il 7 aprile 2016, quando un dirigente spiegava a un collaboratore in dialetto cosentino: «Stai attento a M., è pericoloso; a chiru là ca si portava a Cusenza, chiru du panificiu, te lo ricordi?
Sa quantu c’ha fricatu? 15mila euro perché gli aveva detto che lo faceva entrare come… e chissu venia tutti i juarni là, io non riuscivo a capire (…) sembrava un dipendente».
I militari traducono: «Si parla del fatto che tale M. è pericoloso perché si fa pagare, come nel caso di un ragazzo di Amantea, proprietario di un panificio, dal quale si sarebbe fatto dare 15mila euro con la promessa di farlo diventare un dipendente».
E non è l’unico caso riportato nella chiacchierata: analoga promessa sarebbe costata a un’altra persona circa 3mila euro più un carico di legna.
La storia si era già proposta all’orecchio degli investigatori qualche giorno prima.
Stesso dirigente, diverso interlocutore: «Te lo ricordi quel ragazzo del panificio di Amantea, sai quanto gli ha fottuto a quello? 15mila euro… perché gli aveva detto che lo faceva entrare a Calabria Verde. Per questo quello ogni giorno stava là?
Io… non ci penso… ci portava i dolci… potevo pensare una cosa del genere, una cosa gravissima». Gravissima e contenuta nei faldoni che raccontano quel ramo dell’inchiesta che coinvolge gli uffici della Cittadella regionale.
La pratica viene citata, sempre con riferimento a questo dipendente ritenuto «pericolosissimo», anche con riferimento a un altro ruolo – evidentemente – ambito dai dipendenti.
«Ti devo dire – questo colloquio risale al 14 marzo 2016 – che ha chiesto dei soldi, che si è fatto pagare da persone che già hanno preparato tutto quanto per farle diventare guardie giurate (…) si è fatto dare cinquecento euro».
Ogni cosa aveva il suo prezzo nella vecchia Calabria Verde.
Pablo Petrasso
https://www.laltrocorriere.it/quindicimila-euro-un-posto-calabria-verde/