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teatroRiceviamo e pubblichiamo.

Cominciano a circolare voci allarmanti di chiusura e di cambio di destinazione d’uso dello storico teatro Siracusa di Reggio Calabria. Un fast food o un supermercato?  Sarebbe una  disfatta per la città dopo la chiusura dei cinema Moderno, Orchidea e Margherita. Uno spazio vitale per le compagnie locali e il pubblico giovanile,  per il quale occorrerà che la  nuova amministrazione civica, nell’ambito della realizzazione di una rete integrata di tutte le strutture culturali cittadine, si faccia carico di  intervenire per inserire lo storico teatro in una rete dei poli culturali cittadini,anche con la partecipazione di privati.L’esistenza di un recente Decreto di vincolo del palazzo e del teatro Siracusa (n. 16 del 12/02/2013), ai sensi dell'art. 20 del Codice dei Beni Culturali non consente, fortunatamente, che l’immobile possa essere "adibito ad usi non compatibili con il suo carattere storico-artistico oppure tali da recare pregiudizio alla sua conservazione". Le norme di protezione dei beni culturali questa volta hanno agito per tempo ma la città e le sue associazioni culturali dovranno comunque vigilare per non essere depauperate di uno spazio qualificato che, seppure di proprietà privata, ha ormai assunto una valenza di servizio pubblico. Il teatro Siracusa dopo il restauro è stato gestito fino al 2009 dall'A.R.Di.S. (Agenzia Regionale per il Diritto allo Studio) per conto dell'Università Mediterranea, con una programmazione di stagioni di prosa, musica jazz e retrospettive cinematografiche di qualità, molto apprezzata dagli studenti universitari e da tutto il  pubblico reggino. Di grande successo le  consuete rassegne universitarie sperimentali di Mediterranea Teatro - Laboratorio "Le Nozze", dirette dal compianto Renato Nicolini e da  Marilù Prati. Dal 2010 la conduzione è passata alla Regione Calabria, che, tramite Bando emanato in data 16/3/2011 lo ha affidato lo stesso anno alla associazione temporanea di scopo (ATS) costituita dalla Fondazione "Horcynus Orca" (capofila), l’Università Mediterranea ed Alta Marea s.c.s. con una aggiudicazione che potrebbe essere prorogata fino al 2017. Ma pare che la Società affidataria non intenda rinnovare l’impegno oltre la stagione appena conclusa. Il Cinema Teatro "Siracusa" con annesso il Gran Caffè "Siracusa", è stato progettato nel 1921 in stile liberty dagli ingegneri Barbaro e Canova, impreziosito all’interno da alcuni bassorilievi dello scultore reggino Ezio Roscitano, attivo a Parigi. All'incrocio tra il Corso Garibaldi e la via 2 settembre si apriva, ad angolo tondo, una porta girevole che consentiva l'ingresso al caffè, da dove si poteva accedere al Politeama, che si affaccia sul Corso con diversi ingressi. Prospiciente il Politeama, proprio dove oggi sorge la Cassa di risparmio, era stato realizzato un piccolo chalet, con il palchetto della musica che conferiva un aspetto suggestivo al giardinetto lussureggiante. Sul Corso, una ringhiera in ferro ornata di fiori, piuttosto bassa e munita di cancello, delimitava il marciapiedi dove tanta gente aveva l'abitudine di sostare per ascoltare la musica.I tavolini del Caffè-Cinema Siracusa  erano sempre occupati da  personaggi in vista e bohémiens che frequentavano i tradizionali veglioni di Carnevale e di San Silvestro, celebrazioni di ricorrenze fasciste, conferenze di illustri personaggi della cultura del tempo e famose compagnie teatrali e artisti che calcavano le sue scene, tra cui Angelo Musco,Ruggero Ruggeri, Macario e Wanda Osiris.Inaugurato il 22 dicembre 1922 con la messa in scena dell' Otello, dopo i fasti dei primi decenni era divenuto,negli anni ’80 uno squallido cinema a luci rosse mal frequentato. Per riportare decoro alla antica struttura,dopo alcune trattative del Rettore dell’Università Mediterranea Quistelli con la proprietà,si addivenne, alla fine degli anni ’80, al restauro conservativo con progetto dell’architetto Enrico Valeriani, allora docente della Facoltà di Architettura e con la consulenza storico artistica della prof. Marisa Cagliostro. Il restauro consentì di riscoprire e valorizzare i bassorilievi nascosti dell’artista Ezio Roscitano, stucchi e ferri battuti di grande gusto e di riportarlo addirittura a sostituire per diversi anni la programmazione del Cilea sottoposto a  lunghi restauri.

Ass. cult. Ulysses

Reggio Calabria, 20 ottobre 2014

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« Alle Sirene giungerai da prima, Che affascinan chiunque i lidi loro Con la sua prora veleggiando tocca. » Così si legge nella Odissea XII, 52-54 di Omero, nella traduzione di Ippolito Pindemonte.

Si legge nel Liber Monstrorum, I,VI del VII secolo che « Le sirene sono fanciulle marine che ingannano i naviganti con il loro bellissimo aspetto ed allettandoli col canto»

Vi state chiedendo cosa c’entrino le sirene con il Governo, vero? C’entrano, c’entrano.

Ieri le sirene ammaliavano i marinari per cercare di salire sulle loro navi ed essere portate lontano, poco importava se trascinavano navi e marinai negli abissi, riemergendo, poi, esse ibridi donna-pesce grazie alle squamose code ed al più condannando al naufragio gli impavidi marinai che avevano avuto la ventura di incontrarle senza essersi tappate le orecchie.

Serve poco o niente se incontrarle sia un fatto di fortuna, o sfortuna, od ignoranza , o sottovalutazione del pericolo, o supposizione di coerenza nei comportamenti, eccetera.

Oggi le nuove sirene della politica cantano per ammaliare i marinai delle navi dei partiti più grandi ( e quindi vincenti) tentando di salire a bordo delle navi stesse, e di vestire il cappello e la divisa di ufficiali per essere trasportate fino al regno dove tutto si può, là dove si comandano gli scherani che attendono pronti ad ubbidire .

E cantano i loro voti, i loro uomini, i posti che occupano, gli amici che si sono fatti e la loro disponibilità al voto. Cantano persino i precari da stabilizzare pronti a votare per conservare il posto di lavoro, pur precario, nella speranza di una stabilizzazione.

Non sanno guidare la nave, non anno spiegare le vele, non sanno nemmeno cazzare la randa od il fiocco. E tantomeno sanno cosa significhi virare a babordo od a tribordo.

Sanno invece dove è la sala mensa, la cambusa e la dispensa.

Ed ovviamente le scialuppe di salvamento.

Ora davanti alle coste Calabresi si vedono due grandi navi.

Una a destra con un capitano donna dalla lunga criniera incontenibile sotto il cappello da comandante, e che si agita avrebbe detto Fernando Pessoa nella sua “È uma brisa leve”, come mossa da “ una brezza leggera che l’aria un momento ebbe e che passa senza avere quasi avuto bisogno di essere”.

Una donna forte con un sorriso sincero. Attenta all’ascolto ma non corruttibile.

La fregatura è che essendo donna non si lascia incantare dalle sirene e scaltra e cognita , come Ulisse, ha dato ordine di tappare le orecchie ai suoi compagni facendosi comunque legare all'albero della Nave per ascoltarle.

A sinistra un capitano che non ha problemi di criniera e non abbisogna della”brisa leve” anzi persino l’acqua può scorrere senza fermarsi.

Ha esperienza di navigazione ma non su mari perigliosi. Affatto. Al più ha viaggiato su laghetti interni che oggi appaiono perfino privi di acqua. Abile , si avvale di subsidenti che sono sempre al di sotto ma pronti ad uscire come geyser irrefrenabili che bruciano tutto intorno e che prima o dopo bruceranno anche il capitano.

Ecco, a loro le sirene possono rivolgersi ma non si illudano di incantarli. Sgamati come sono può succedere perfino il contrario.

Le due principali sirene sono la UDC e la NCD. Sono sorelle , quasi gemelle e non solo per la coda. I loro capi hanno perfino le cravatte eguali, non solo gli interessi ed i pensieri!

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Nella giornata del 15 ottobre UBI BANCA ha presentato l’ennesimo piano d’interventi sulle Banche e Società del Gruppo che prevede, tra l’altro, la ulteriore chiusura di 114 sportelli e il declassamento di altre 54 filiali a minisportello , oltre agli esuberi di personale stimati in 1.277 di cui 500 in uscita entro l’anno in corso.

Ne ha dato notizia la Unisin che continua evidenziando che Ubi Banca ha deciso così di proseguire nella scelta di abbandonare ampi territori del sud (Carime perde 26 filiali) e del nord Italia (solo il Banco di Brescia e Banca Regionale Europea chiudono complessivamente 64 filiali).

Il gruppo Ubi Banca è presente in Basilicata, in Calabria, in Puglia e in provincia di Salerno con il marchio Carime.

Gennarino Macchia segretario generale della Fiba-Cisl Basilicata ha chiarito che Ubi banca nei giorni scorsi ha comunicato alle organizzazioni sindacali “l’avvio della procedura di riorganizzazione tesa a ottenere un risparmio di circa 90 milioni di euro: la decisione porterà alla chiusura di 55 filiali e 59 mini-sportelli e alla individuazione di 777 esuberi”.

Ha poi continuato , esprimendo una “forte preoccupazione per le ricadute che il piano di tagli del gruppo bancario provocherà ”.

Ha infine concluso che “la metà dei tagli contenuti nel piano lacrime e sangue di Ubi riguarderà il marchio Carime con 305 esuberi, la chiusura di 26 sportelli e il declassamento a mini-sportello di quattro filiali.

In sostanza il piano di ridimensionamento prevede la chiusura di 114 punti operativi (55 filiali e 59 minisportelli) e la riqualificazione di 54 filiali a minisportello e di 2 minisportelli a filiali.

In Calabria chiuderanno le filiali di Marina di Gioiosa, Mileto, Vibo Marina, Tiriolo, Lamezia Terme Ag. 1, Spezzano Sila, Corigliano paese, San Lucido.

La agenzia 1 di Cosenza in via 24 maggio sarà ridotta a minisportello.

Gli esuberi di personale in Carime saranno 305 esuberi di cui 99 in uscita entro il 2014.

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