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Il progetto Italicum è in commissione Affari costituzionali.

Sono state disegnate le nuove circoscrizioni per i collegi dei senatori e dei deputati

I politici si interrogano ( nella foto per esempio Alfano)

Per la camera il criterio è quello di un collegio 400mila abitanti senza rispetto dei vecchi ambiti provinciali.

In Calabria, quindi, i collegi sarebbero cinque. In ognuno di essi si dovrebbero eleggere 4 deputati considerato che alle ultime elezioni politiche questa regione ha inviato a Montecitorio 20 rappresentanti.

Eccoli

  1. Locri, Reggio Calabria-Sbarre , Reggio Calabria-Villa San Giovanni
  2. Palmi, Siderno,Soverato,Vibo Valentia;
  3. Catanzaro, Isola di Capo Rizzuto , Lamezia Terme;
  4. Corigliano Calabro, Crotone, Rossano;
  5. Castrovillari, Cosenza, Paola, Rende

Problemi per tanti. Per esempio per Per non parlare poi del collegio 131, quello che ricomprende Castrovillari, Cosenza, Paola e Rende. Qui i posti sono solo 4 e gli uscenti sono già 6( Barbanti (M5S), Santelli(Fi), Bruno Bossio, Covello e Magorno(Pd) ,Aiello(Sel).

Qualcuno, al contrario, potrà avere maggiore rappresentatività.

Per il Senato invece il criterio è quello di un collegio 1 milione abitanti ed ovviamente senza rispetto dei vecchi ambiti provinciali.

Eccoli:

  1. Castrovillari , Corigliano Calabro, Cosenza, Crotone, Isola di Capo Rizzuto, Paola, Rende Rossano;
  2. Catanzaro, Lamezia Terme, Locri, Reggio Calabria-Sbarre, Reggio Calabria-Villa San Giovanni, Palmi, Siderno,Soverato,Vibo Valentia;

In ognuno dei due collegi così definiti si eleggerebbero 5 senatori.

Ovviamente nel primo collegio la parte del leone sarebbe fatta da Cosenza rispetto al Tirreno Cosentino che rischia di rimanere senza una propria espressione politica

Nel secondo collegio da Reggio Calabria

Aria di guerra, allora? Con le liste bloccate forse no.

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“Eolo”, è una indagine che ha preso le mosse da Paola nel 2006.

Poi è passata per tre diversi Uffici di procura.

Gli oltre cento faldoni furono trasmessi a Cosenza per competenza territoriale

Da qui l’invio a Catanzaro dove i presunti reati sarebbero stati commessi.

Qui l’indagine e' finita nelle mani del sostituto procuratore Carlo Villani, insieme al procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ed a Giuseppe Borrelli

Alla fine un provvedimento di conclusione indagini per due filoni d'inchiesta, mentre un terzo filone venne inviato alla Procura di Cosenza, territorialmente competente, e chiedendo, per quanto riguarda un quarto filone, l'archiviazione delle accuse ipotizzate nei confronti di diciassette persone.

Ora il pm Domenico Guarascio ha chiesto invece l'assoluzione per gli otto indagati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.

Si tratta dell'ex direttore generale dell'assessorato regionale all'Ambiente, Giuseppe Graziano, all'epoca presidente del Nucleo Via; e poi Ilario Monteleone, Salvatore Patamia, Vincenzo Iacovino , Pier Paolo Bonanno, Annamaria Ranieri, Leonardo Splendido, Giovanni Misasi.

I riti alternativi proseguiranno il 24 febbraio ed il 7 marzo con le arringhe dei difensori.

L'inizio del processo per i rinviati a giudizio - il funzionario regionale Salvatore Antonio Caruso, 54 anni, di Cassano, e il componente del Nucleo Via, Egidio Michele Pastore, 62, di Rende; l'imprenditore Mario Lo Po; Mario Cosentini, e Michele Cosentini, Ernesto Cosenza, Salvatore Curcio, Vittoria Imeneo, Raffaele Suppa, Domenico Vasta, Massimo Zicarelli - e' stato fissato per il 18 aprile.

Una più grave contestazione formulata dagli inquirenti, quella di associazione per delinquere, fa capo invece al primo filone investigativo di "Eolo", che ha coinvolto tre società e otto persone, tra cui l'ex vice presidente della Giunta calabrese, N. A., e l'ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento Economia della Regione, Carmelo Misiti.

Quest'ultimo filone ruota attorno ad una presunta maxi tangente che sarebbe stata promessa ed in parte sborsata per la realizzazione del parco eolico "Pitagora" di Isola Capo Rizzuto e per l'adozione da parte della Regione Calabria delle "Linee guida sull'eolico".

Gli imputati sono stati rinviati a giudizio e il processo che avra' inizio il prossimo 7 marzo.

Il filone centrale dell'inchiesta contesta invece l'ipotesi di associazione per delinquere e ipotizza una presunta maxi tangente che sarebbe stata promessa e in parte sborsata per la realizzazione del parco eolico "Pitagora" di Isola Capo Rizzuto e per l’adozione da parte della Regione Calabria delle "Linee guida sull'eolico".

Con queste accuse il 7 marzo prossimo inizierà il processo a carico di

-N. A.;

-il suo uomo di fiducia Giancarlo D'Agni, 52 anni di Cosenza, amministratore della Piloma srl, della Saigese spa e della Lo.Da;

-il dirigente di settore della Regione Calabria Carmelo Misiti 40 anni di Cinquefrondi;

- l'imprenditore Mario Lo Po 49 anni di Reggio Calabria socio delle società Piloma, Saigese e Lo.Da.;

-l'imprenditore Mauro Nucaro 42 anni di Terravecchia;

-Roberto Baldetti romano di 60 anni amministratore della società Tisol;

-il quadro direttivo della Erg Cesa Eolica, Giampiero Rossetti 56 anni di Roma;

-il direttore generale della Erg S. G. 43 anni di La Spezia.

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Ieri è stato disposto il sequestro di beni dell'imprenditore cosentino Pietro Citrigno. Molti degli immobili oggetto del provvedimento peraltro non risultano di proprietà dello stesso, ma da lui edificati e venduti circa 25 anni fa. Il legale di Pietro Citrigno, l'avvocato Massimo Lo Franco, fa sapere: «Ogni aspetto sarà chiarito nelle sedi competenti attraverso copiosa documentazione cartacea che verrà presentata all'udienza fissata per il 26 febbraio».

“Cogliamo con stupore la pervicace e sospetta ignoranza di altre testate giornalistiche calabresi e non, che continuano ad indicare in Pietro Citrigno l'editore dell'Ora della Calabria, ruolo che invece ricopre da tempo suo figlio Alfredo. Se qualcuno intende nuocere per questa via all'Ora della Calabria non avrà partita facile”

E proprio Alfredo Citrigno, figlio dell'imprenditore Pietro Citrigno, ha diffuso un comunicato in merito al sequestro di beni nei confronti del padre.

«In merito al sequestro emesso dal tribunale di Cosenza, sezione penale misure di prevenzione notificato stamane e avente come oggetto beni rientranti nel patrimonio familiare si afferma nella dichiarazione nella qualità di figlio di Pietro Citrigno dichiaro che le questioni inerenti l'atto giudiziario summenzionato saranno prontamente discusse e risolte nelle opportune sedi giudiziarie dove sicuramente emergeranno "tante verità" e dove dimostreremo che tutto quanto ingiustamente esposto ad un grave provvedimento illegittimo è stato ed è frutto del lavoro di anni dell'intera famiglia Citrigno, ricordando che sin dalla maggiore età io e le mie sorelle Filomena e Simona ci siamo dedicati alle attività imprenditoriali personalmente ed attivamente». «Prendo atto che anche questa vicenda prosegue Alfredo Citrigno è stata utilizzata in malafede da terzi come gogna mediatica a danno della mia famiglia. A tal proposito ho già conferito mandato ai miei avvocati affinché ogni buon diritto della famiglia Citrigno ottenga la giusta e dovuta tutela. Sono comunque fiducioso perché confido nella serenità e nell'autonomia della magistratura».

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