Campora San Giovanni.
E fu la luce, almeno quella elettrica di pubblica utilità.
La storia che vi raccontiamo è accaduta in questi giorni in via Basilicata a Campora San Giovanni dove, da poco più di due mesi, è rimasta al buio, poiché la lampadina dell’illuminazione pubblica si è di colpo fulminata.
E nonostante il nostro concittadino abbia più volte contattato il municipio per segnalare l’inconveniente la situazione non è cambiata.
Così Pierino, il nome è di fantasia per conservare l’anonimato, che ama la luce e detesta il buio, ha dovuto, a proprie spese, sostituirsi all’ente Comune per acquistare e far sostituire una lampadina dell’illuminazione pubblica che si era bruciata.
La giurisprudenza impone che ci siano condizioni di sicurezza nelle vie e nelle strade, la sicurezza, quella a 360 gradi di una zona urbana non passa soltanto dalla presenza più o meno costante delle forze dell’ordine, ma anche, della corretta illuminazione nelle ore notturne.
Appare abbastanza ovvio che un luogo buio si presta maggiormente alla delinquenza o anche a qualche incidente stradale rispetto a quello in cui non manca la luce.
Almeno in teoria.
Quello che dovrebbe essere altrettanto ovvio è che quando un lampione non funziona viene immediatamente riparato da chi di dovere. Sigh!!
In questo caso, appunto, dal Comune di Amantea, ciò per evitare fenomeni di delinquenza cittadina o di incidenti stradali.
La gestione del servizio di illuminazione pubblica in Italia risulta piuttosto frammentata.
Si può dire che, in linea, il proprietario di una strada è il soggetto che deve occuparsi e preoccuparsi del funzionamento dei lampioni.
Vale la pena segnalare che nel 2016 sono state introdotte nuove normative sull’illuminazione pubblica, in particolare sulla classificazione delle strade e sull’intensità ed il tipo di luce che ciascuna zona deve avere nelle ore notturne per garantire la sicurezza di chi vi transita.
Lasciare a lungo dei lampioni spenti e non mantenere la quantità di luce necessaria e stabilita dalla legge, dunque, può rappresentare un serio problema in primis per i cittadini ma anche per chi si deve occupare della gestione degli impianti.
Il servizio di illuminazione pubblica viene gestito in diversi modi.
Può essere a carico dello stesso Comune, soprattutto nei Comuni più piccoli, come il nostro.
Il corretto funzionamento dell’illuminazione pubblica, e quindi il fare il possibile per evitare che ci siano dei lampioni spenti, è a carico degli enti proprietari o dei gestori delle strade.
Sono loro che devono garantire che nelle vie urbane o extraurbane, a seconda della propria competenza, ci siano le condizioni di sicurezza per pedoni e automobilisti.
Il Codice della strada, infatti, stabilisce che questi soggetti «devono provvedere alla manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, on ché delle attrezzature, impianti e servizi e al controllo tecnico dell’efficienza delle strade e relative pertinenze».
Significa che un Comune non deve occuparsi solo di sistemare le buche stradali o i marciapiedi rovinati, ma anche i lampioni spenti.
Non a caso, è sempre il Codice della strada a sancire definire come pertinenze «le parti della strada destinate in modo permanente al servizio o all’arredo funzionale di essa».
Tra gli elementi di arredo funzionale si trovano anche i lampioni dell’illuminazione pubblica.
Di chi è, dunque, la responsabilità se, a causa di un lampione spento, un automobilista fa un incidente o un pedone viene investito?
Secondo il Codice civile, «ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito».
In altre parole, il Comune di Amantea, che ha in gestione l’illuminazione pubblica, in un determinato punto stradale, è responsabile di un eventuale danno, a meno che non riesca a dimostrare che l’incidente o l’investimento sono stati causati da altri fattori.
Questa storia ci raccolta nuovamente delle criticità all’interno dell’organizzazione operativa nel nostro Comune, speriamo non si debba ripetere, anche perché il rischio che qualcosa poteva andare storto è altissimo.