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Avremo un Governo giallorosso, un Governo formato da due partiti che in comune non hanno nulla, ma proprio nulla.

Si sono odiati e tuttora si odiano, sono divisi su tutto.

Una sola cosa li unisce: la poltrona.

Ormai Zingaretti, Orlando, Gentiloni, Franceschini, Minniti, Del Rio, Castagnetti, Martina con l’acquolina in bocca non credono l’ora di accomodarsi alla tavola imbandita e alcuni si sono legati già al collo il tovagliolo e aspettano con ansia l’arrivo delle portate.

Anche Matteo Renzi vuole accomodarsi alla mangiatoia, infatti è stato il primo a spingere per un governo Pd – M5Stelle, governo che fino ad ieri ha sempre osteggiato, ma ora ha fatto marcia indietro come un voltagabbana qualsiasi, forse per rompere le scatole al suo segretario del partito, perché spera in un prossimo domani di prendere il suo posto, posto che ha dovuto lasciare dopo la batosta sul referendum e sulle elezioni politiche del 4 marzo dello scorso anno. Questi signori che ho pocanzi nominato sono una combriccola di imbroglioni che stanno facendo una trattativa per accaparrarsi i Ministeri importanti e non discutono di programmi e di contenuti. Si sono riuniti varie volte in casa degli amici comuni, nel Parlamento, a Palazzo Chigi e hanno discusso soltanto dei personaggi da far accomodare nelle sedie della mangiatoia. Hanno discusso, si sono azzuffati, perché vogliono trovare un posto a Conte e a Di Maio per i 5 Stelle, ai tanti tromboni e trombati del Pd e agli ex Ministri dei governi Letta, Renzi e Gentiloni. La trattativa ancora in corso mentre scrivo è davvero complicatissima. Ci vogliono far credere che vogliono salvare l’Italia, invece stanno lavorando per salvare il loro posteriore. E gli italiani che stanno lasciando le spiagge assolate e stanno ritornando in città e al lavoro usato cosa dicono, cosa pensano di questa crisi di governo agostana, di questa crisi che comunque vada a finire, avrà delle conseguenze disastrose? Sono indignati. Sono nauseati. E il partito del non voto, secondo i sondaggi, aumenta. L’alleanza di facciata e di convenienza sono certo che avrà un finale disastroso. L’alleanza nata per punire il traditore, il fascista, il nazista, il razzista Salvini e per impedire agli italiani di andare al voto, è la fine della politica. Così ha twittato Enrico Mentana:- Che leader è un capo politico che giura:- Mai un governo col partito che ruba i bimbi alle famiglie con l’ellettroshock e poi un mese dopo è pronto a farci un governo? E che partito è quello che finge di dimenticare quelle accuse pur di tornare al governo dopo solo un anno di purgatorio?- Il primo, caro Mentana, è un quaquaraqua direbbe Sciascia. E quel partito che finge di dimenticare è “nu pisciaturu”. Purtroppo, già da stasera, tutto il Pd si è seduto a tavola con il M5Stelle e tutte e due hanno iniziato ad attribuirsi le poltrone che più contano. E così avremo ancora una volta un Governo non votato dagli italiani. Che sfortuna! Che maledizione! La sovranità non appartiene più al popolo. In 6 anni il Pd è andato al governo senza mai aver vinto le elezioni. Tutto è a posto, tutto è legittimo, purché non si dica che quello che fanno lo fanno per l’interesse dell’Italia e degli Italiani. Esulta Zingaretti dopo aver visto Di Maio e Conte. – Il confronto è partito, è un fatto positivo per dare un governo di svolta, un governo serio, non uno come il precedente, che è caduto dopo 14 mesi-. Sì, un governo che deve svoltare a sinistra, un governo serio, perché il precedente non lo è stato. Un governo molto serio, perché il precedente ha fallito. Il guaio è che in questo nuovo governo che sta per nascere ci saranno personaggi fallimentari che hanno governato la cosa pubblica per diversi anni e che sono stati bocciati dagli italiani perché ci hanno portato alla rovina e allo sfascio. E la chiamano svolta!

Da ottobre fino a primavera c’è una sfilza di elezioni regionali di peso, in grado di modificare non solo la geografia politica dello Stivale, in termini federali, ma anche gli schemi a livello nazionale.

Il possibile un accordo politico Pd-M5s si amplierebbe anche nelle regioni, Calabria compresa.

Umbria, Calabria, Emilia Romagna e Toscana saranno chiamate alle urne e il dialogo Pd-M5S sarà guida per accordi regionale.

 

 

In questa possibile intesa sarà eliminato Oliverio o davvero i Cinque stelle ingoieranno il rospo di votare Palla palla.

Noi non ci crediamo.

Ma non possiamo sottovalutare quello che ha detto il coraggioso senatore Magorno ( quello che beve l’acqua di mare!)

«L'interlocuzione che si è aperta a livello nazionale tra Pd e M5S può essere replicata anche in Calabria in vista delle prossime elezioni regionali».

«È fondamentale - aggiunge - aprire la via a una fase di rinnovamento che sia in netta discontinuità con la passata esperienza di governo e che possa avere come primo obiettivo l'individuazione di un candidato a governatore slegato da vecchie logiche e quindi credibile agli occhi degli elettori calabresi.

In questo senso il dialogo col Movimento 5 Stelle offre una duplice opportunità: da un lato può essere il modo per mettere in campo una proposta nuova in termini di volti e contenuti e dall’altro è l’unica via possibile per provare a cambiare le sorti di un destino che, diversamente, sarebbe già segnato e che riporterebbe la Calabria in mano alla coalizione di centrodestra».

 

Pubblicato in Calabria

Direttore carissimo, il governo giallo verde è morto e seppellito, malgrado il Ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini vorrebbe farlo risuscitare. Ci riuscirà? Sarà molto difficile. Direi impossibile, dopo aver ascoltato in televisione quello che ha detto il Premier Conte nell’intervento al Senato alcuni giorni fa. Ma Salvini non molla, anche lui è attaccato alla poltrona come del resto Di Maio e Co. Per non parlare poi degli uomini politici del Pd.

 

 

Ha visto, direttore, sono apparsi in televisione e hanno fatto sentire la loro voce gente morta da diversi anni e che io avevo dimenticato.

Questa crisi di governo ha fatto addirittura risuscitare Romano Prodi, Walter Veltroni, Bersani, Massimo D’Alema, Pierferdinando Casini, Fratoianni, Verdini, Nencini, e mamma mia, anche la Rosy Bindi.

Mancano all’appello Cirino Pomicino, Gianfranco Fini, Ciriaco De Mita, Di Pietro e Buttiglione.

Il nuovo che avanza.

Ma se la crisi continuerà e Di Maio e Zingaretti non riusciranno a formare un nuovo governo con zombi che camminano e morti risuscitati, ne vedremo delle belle, dappertutto e non solo nel Parlamento Italiano. Non hanno più rispetto. Però applicano alla lettera la Costituzione Italiana, la più bella del mondo. La conoscono a memoria e citano spesso l’Art. 60:- La Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per 5 anni-. Dunque, la legislatura deve durare 5 anni. Niente voto anticipato e chi lo vuole? Solo Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E gli altri? Gli altri hanno paura delle urne. E fanno bene a non far votare gli italiani, andrebbero a casa. Li vedremmo in fila all’Ufficio cerca lavoro che riempiono i moduli per richiedere il reddito di cittadinanza. E così faranno rientrare dalla finestra tutti quelli che gli italiani hanno ripetutamente cacciato dalla porta principale. Si farà un nuovo governo, con gli stessi uomini e niente veti. Il M5 Stelle non si farà dettare le regole dal Pd, il Pd farà altrettanto. Di Maio e Zingaretti sono pronti ad un governo di discontinuità e di svolta. Ma sanno il vero significato di discontinuità e di svolta? Non sarà facile formare un nuovo governo , dopo tutto quello che si son detti in questi anni, e per la distanza politica che hanno i due partiti e per l’eredità che lascia il governo dimissionato, però vogliono tentare. Ne hanno tutto il diritto, sono i due partiti maggiori usciti dalle urne il 4 marzo dello scorso anno. Tutto quello che faranno è perfettamente legittimo. Per me è un inciucio, per lei non lo sarà. Vabbè,   non la pensiamo allo stesso modo. Non vogliono un governo qualunque questa volta, ma un governo di svolta, un governo del fare e del disfare, che dia una speranza agli italiani. La Tav? Si può e non si può fare. Il reddito di cittadinanza? Sarà rivisto e corretto. Il decreto sicurezza? Sarà cancellato. E il taglio dei parlamentari? C’è tempo, abbiamo quattro anni di tempo. I porti? Saranno tutti aperti. L’accoglienza? Sono una risorsa. Sono davvero una risorsa vedere ogni giorno quei poveri ragazzi con un bicchiere di plastica in mano chiedere l’elemosina davanti ai supermercati. Tutti potranno venire in Italia e anche io cito il Vangelo come ha fatto Renzi nel suo intervento al Senato: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me-. E alle poltrone ci pensano? Non pensano alle poltrone, ai privilegi, ai lauti stipendi, pensano agli italiani. Che bella cosa! Che brave persone! Il M5Stelle e il Pd non lavorano per arricchire se stessi, per il vile interesse, per interessi personali e di partito come fa Salvini, loro lavorano e si sacrificano per arricchire il popolo italiano. Come? Tagliando i parlamentari, tagliando le opere inutili, chiudendo i porti e gli aeroporti inefficienti, chiudendo le scuole dove non si studia, chiudendo gli ospedali dove le formiche e gli scarafaggi camminano indisturbati nelle corsie. E così i grillini, ripuliti dal Pd, sono all’improvviso diventati presentabili. Il governo si può fare. Non ci sono ostacoli insormontabili.

Pubblicato in Italia

Catanzaro.- Continua la conta all'interno del Partito democratico in vista delle elezioni regionali rispetto alla possibile ricandidatura di Mario Oliverio.

Dopo il sostegno dei comitati pro Oliverio e il no di una parte del partito tra cui il senatore Ernesto Magorno, sono alcuni componenti dell’Assemblea nazionale del PD a chiudere all'ipotesi di un Oliverio bis.

Le firme sono quelle di Bianca Rende, Maria Marino, Serena Iacucci, Giuseppe Mazzuca, Antonella Lombardo, Cristina Viola, Gianluca Cuda, Marilina Intrieri, Maria Di Cianni, Maria Salvia e Sergio Contadino.

«La clamorosa sconfitta alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 - scrivono i firmatari - sarebbe dovuta bastare a condurre verso la ragionevolezza il presidente della Regione Calabria, Oliverio, facendolo desistere da un proposito tanto ottuso quanto personalistico». 

«Bisogna prendere atto - aggiungono i componenti calabresi dell'assemblea nazionale - che il Pd ormai è isolato.

Sostenere che Oliverio abbia ben operato, a differenza di ciò che reputa la maggioranza schiacciante dei calabresi, non può trasformarsi da argomento di cortesia politica e istituzionale ad arma nelle mani di chi pensa di far leva su ciò per autoperpetuarsi.

La Calabria chiede un cambio di metodo e di prospettiva.

Chiede un passo di modernità e di apertura.

Paradigmatica l’incapacità di approvare la legge sulla doppia preferenza.

Dannoso e autolesionista il braccio di ferro di questi anni con Roma sulla sanità, che ha ridotto a lazzaretti i pronto soccorso degli ospedali e sta provocando un peggioramento evidente dei Livelli essenziali di assistenza e danni irreparabili alla tutela della salute dei calabresi.

Ora bisogna pensare a costruire una nuova fase ed un percorso che ci porti a competere alle prossime elezioni regionali.

Non devono prevalere le tifoserie ma il buon senso e il ragionamento politico.

Dobbiamo parlare a un elettorato deluso, riconquistare il consenso dei calabresi».

«Le primarie farlocche - concludono i componenti dell’Assemblea del Pd - non farebbero altro che far perdere ancor più credibilità al partito».

Il Quotidiano

Pubblicato in Catanzaro

Oliverio non ci sta!

Il PD nazionale non può e non deve tentare di mandarlo via il Re Sole della Calabria

Loro non sono nessuno.

La Calabria è mia e guai a chi osa tentare di toccarmela.

 

 

 

 

Il PD e la Calabria non possono dimenticare che io ho parlato tra i primi del “Mare da bere” anche se non ho bevuto l’acqua come Magorno, ed oggi tutti parlano di lui e non di me.

Il PD e la Calabria non possono dimenticare che io ho fatto lo sciopero della fame tra l’altro proprio prima delle feste di Natale.

Il PD e la Calabria non possono dimenticare che io ho anche minacciato di mettermi le catene quando mi hanno mandato Scura che voleva gestire la "mia" sanità..

Ed allora io mi merito il regno di Calabria

Quello che ho tutelato dai partiti , nominando assessori non elett.

Ora non può venire uno Zingaretti qualsiasi a decidere per mio conto :

Se lo tenga il PD

Io Mi faccio il mio partito privato, una sommatoria di comitati fatti di gente a me amica.

Zingaretti lo sa che se non candida me perderà la Calabria.

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo:

“Cosenza, 18 agosto 2019 - Ha davvero senso fare le primarie in un Partito che in Calabria non esiste? Chi ha governato la Regione per cinque anni oggi viene bocciato dai calabresi.

Non c’è stato alcun golpe o abuso da parte della segreteria nazionale del Partito Democratico ma se è stata presa questa decisione è proprio perché, dopo mesi di analisi, osservazioni e confronti sulla Calabria, da Roma si sono resi conto che si è creata una vera e propria frattura tra l’esperienza di governo regionale e i calabresi e che l’89 per cento vuole voltare pagina.

Il Pd va cambiato radicalmente, è tempo che si prenda atto di quello che è accaduto in questi ultimi anni, anche perché il voto delle ultime elezioni politiche in Calabria e nel Mezzogiorno ha dato un segnale molto chiaro: è stata cancellata una intera classe dirigente che ha governato le regioni del Sud.

E ora bisogna dimostrare che il Pd vuole cambiare e costruire un’alleanza inclusiva. Penso sia necessario oggi fare un passo indietro per aprire una nuova fase.

Dobbiamo dare una chiara indicazione: non ci sono rendite di posizione per nessuno e anche questo ha impedito al Partito di nascere in Calabria.

Il Partito Democratico in Calabria non esiste e, senza prenderci in giro tra di noi, dobbiamo dire con chiarezza che il Partito è stato gestito in questi anni dal decimo piano della Cittadella e il governatore Oliverio – uomo solo al comando – non solo si è impossessato della Regione ma anche del Pd.

Ecco perché oggi chi ha incarichi di partito ha ruoli anche nelle segreterie degli assessori.

Ora anche in Calabria dobbiamo smetterla con un uomo solo al comando. Abbiamo bisogno di una nuova fase politica e di un nuovo progetto politico di governo della Regione che ci permetta di uscire dall'isolamento e da una esperienza regionale che alla prova dei fatti non ha operato con discontinuità rispetto al passato. 

Ecco perché oggi ci troviamo con un Partito debole, commissariato dove il gruppo dirigente del Pd calabrese ha deciso di farsi auto commissariare da Roma.

In queste condizioni le Primarie sarebbero solo una scorribanda di tanti soggetti estranei al PD che lo vogliono subalterno ai poteri forti della Calabria.

Giuseppe Mazzuca Assemblea nazionale Pd

Pubblicato in Calabria

Calenda a Renzi e Zingaretti: «Se fate l’accordo con i 5S me ne vado e fondo un altro partito»

Prima ha dato a Renzi del ridicolo e dell’incapace.

Poi ha ironizzato sulle parole contraddittorie dell’uomo degli 80 euro.

Carlo Calenda va di nuovo all’attacco.

Promette fuoco e fiamme.

In un’intervista al Foglio, dichiara che se il Pd si accorderà con i Cinquestelle, lui non resterà fermo.

Non sarà inerme.

Quel matrimonio non s’ha da fare, è contro natura.

Se Renzi e Zingaretti decideranno di farlo, le conseguenze saranno pesanti.

«Vorrà dire», afferma Calenda, «che il Pd avrà definitivamente abdicato alla rappresentanza del mondo liberaldemocratico. E io non lo accetterò».

La reazione di Calenda alle strategie messe in campo del Pd è durissima.

«A quel punto fonderò un nuovo partito», annuncia. «Sarà infatti inevitabile lavorare a una nuova forza politica.

Va rappresentato un mondo rimasto orfano».

E proprio al riguardo puntualizza un concetto non da poco: il neopartito non sarebbe assolutamente in appoggio al Pd.

«Il Partito democratico avrà perso ogni credibilità dell’Italia seria, che lavora, studia e produce».

Calenda ha poi spiegato che l’obiettivo è quello di mettere su «un’offerta per i cittadini preoccupati dall’evidenza che nella prossima legislatura, in caso di elezioni, ci sarà un blocco M5s-Pd contrapposto a una destra estremista». In sostanza, non è possibile andare avanti con l’inciucio.

E unire Di Maio e Renzi.

Pubblicato in Italia

La soluzione è stata trovata dal PD

Come noto tutti i cittadini del Tirreno cosentino erano “entrati nel panico” per la mancanza di energia elettrica nell’ospedale di Paola.

Sospese le operazioni chirurgiche.

 

 

 

Trasferite al vicino ospedale Iannelli di Cetraro le emergenze.

Il nuovo gruppo elettrogeno inviato dalla Basilicata era giunto in ospedale in serata e quasi subito.

Tutto grazie al sindaco Perrotta come annunciato da Graziano Di Natale, presidente del Consiglio della città di Paola e consigliere provinciale di Cosenza in forza al Pd “Dalle prime ore di questa mattina il gruppo elettrogeno è funzionante all’ospedale di Paola, dove potranno riprendere regolarmente le attività chirurgiche. Grazie al sindaco di Paola, Roberto Perrotta, e a quanti si sono adoperati per risolvere celermente il problema».

E tutto grazie querela sporta dall'amministrazione comunale di Paola,guidata proprio da Perrotta, dopo aver avvisato la Protezione civile, la Prefettura e i Carabinieri.

Pubblicato in Paola

Una prima domanda si impone: come mai il PD prima ha lasciato che il M5s si alleasse con la lega ed ora invoca un “accordo alla tedesca"?

Ed a seguire una seconda domanda: in che cosa erano e sono simili il PD ed il M5s

I migranti?

Le autostrade?

La TAV?

BUH!

Certo che Graziano Delrio mostra tutta la sua intelligenza ora che sostiene che tra PD e M5s ci vuole un Accordo scritto:

“Salvini ha fatto un errore clamoroso, un autogol e ora è terrorizzato dall’idea di un accordo tra noi e il Movimento 5 Stelle”. Così Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera, a Circo Massimo su Radio Capital. “Salvini - aggiunge ironico - ha sicuramente azzeccato una mossa, ha capito che l’Italia ha bisogno di un altro governo - dice con un filo di sarcasmo Delrio - perché questo ha portato zero crescita, zero investimenti, cassa integrazione, non è stato un anno bellissimo come ci aveva preannunciato Conte, è stato un anno buttato via anche in termini di credibilità".

"Per il resto - prosegue - credo che la gestione della crisi, da parte del Ministro dell’Interno, sia stata un autogol per ciò che si è visto fino a oggi e se Salvini ci ripenserà e tornerà indietro sarà il suo suicidio politico.

Infatti secondo me non ci ripensa, sta semplicemente capendo che ha sbagliato le mosse ma siccome è abile sa che tornare indietro gli farebbe perdere credibilità e sarebbe un suicidio”.

Il rapporto con M5S? "Non ero di quelli che dicevano ‘mai’" ma, spiega Delrio, "ciò che serve è un accordo alla tedesca, come Cdu e Spd, una cosa scritta. Ci si mette a sedere, si tratta, si analizza ogni punto per il bene del Paese, convocando le menti migliori, per dare un’impronta diversa. Questo Paese finora è stato ossessionato da argomenti che non hanno portato bene, come l’immigrazione.

Mi fa piacere che Conte ne abbia preso atto. Il problema invece è il lavoro, dobbiamo abbassare il cuneo fiscale, c’è il tema del salario minimo”.

Oltre al salario minimo l’altro punto di confronto sarà il reddito di cittadinanza, sul quale Delrio vede “luci e ombre”. “Noi lo abbiamo criticato per un verso ma sostenuto per un altro - spiega l’ex ministro - perché come sviluppo del reddito di inclusione era giusto. Poi hanno messo anche le politiche attive del lavoro che però non entrano in vigore, hanno creato confusione e tolto efficienza alle misure contro la povertà. Non abbiamo mai fatto una battaglia frontale contro il Reddito ma la misura così concepita anziché avviare al lavoro lo scoraggia”.

Scandisce Delrio: “Mattarella detta i tempi, non Salvini. Il leghista è stato arrogante e ha sbattuto contro il muro mentre i Cinque Stelle hanno difeso le istituzioni. Noi a Mattarella parleremo di lavoro e svolta verde per l’emergenza ambientale. E’ un lavoro duro, serio, e non è detto che non permetta, questo percorso, di chiarire punti di convergenza con il Movimento finora offuscati”. Delrio anticipa che quando verrà il momento a Mattarella “verrà presentata la sintesi della direzione del 21 agosto. Il segretario farà questa sintesi e io sono fiducioso. Dovremo convincere i nostri elettori che non stiamo facendo un gioco di palazzo. Sappiamo che ci sono rischi, ma in politica e nella vita non ci sono opzioni totalmente prive di rischi".

"Il Pd - aggiunge ancora Delrio - mai come in questa occasione si dimostrerà compatto. La più grande qualità di Zingaretti è fare sintesi”. Quando gli si fa notare però che c’è sempre l’ipotesi di scissione dei renziani che incombe Delrio risponde che secondo lui “ci sarà, spero, la capacità e l’intelligenza da parte di tutti di capire che le proprie idee non possono valere più del bene del Paese. Salvini sta commettendo un errore clamoroso perché dimostra che per lui il tornaconto di un partito e personale valgono più della stabilità del Paese. Noi non dobbiamo fare lo stesso errore”.

LE REAZIONI - "Un contratto di governo tra M5S e Pd per una nuova maggioranza? Davvero non lo so - commenta all'Adnkronos il vice presidente della Camera Ettore Rosato (Pd) - Oggi sarebbe un contratto alla tedesca, domani un contratto alla... polacca. Di questi tempi e con questi interlocutori è difficile mettere qualcosa nero su bianco. Comunque, se Graziano l'ha detto, è giusto, e può anche darsi...".

Per il senatore del Movimento 5 Stelle Mario Michele Giarrusso, che parla intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it, "ci sono buone possibilità per far nascere un governo di legislatura serio e con un contratto trasparente. Oggi ha parlato qualcuno di importante del Pd che non è Renzi (Graziano Delrio, ndr) e ha proposto un contratto alla tedesca. Si tratta certamente di un risultato importante che abbiamo cominciato ad ottenere".

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Il Governo giallo verde, Movimento 5 Stelle- Lega, nato dopo le elezioni del marzo dello scorso anno è morto, ma non è stato ancora seppellito.

Mancano ancora alcune pratiche burocratiche, tanto è vero che finanche la data delle esequie è stata stabilita. Ieri sera, però, due celebranti si sono messi d’accordo ed hanno stabilito che il 20 agosto p.v. potrebbe essere la volta buona per celebrare la funzione religiosa e dare sepoltura e l’estremo saluto al caro estinto.

Sulle prime pagine dei giornali, nei talk show giornalieri da diversi giorni tiene banco la crisi di Governo aperta da Matteo Salvini e la mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti del Premier Giuseppe Conte. Ieri, il Senato della Repubblica, ha approvato la calendarizzazione della crisi.

Conte si presenterà al Senato il 20 agosto.

A innescare la crisi di Governo è stato Matteo Salvini quando quasi tutti i parlamentari erano in ferie al mare o in montagna.

Crisi che dovrebbe portare alle dimissioni del Governo Conte, e quanto si è visto ieri sera, ad una nuova maggioranza governativa tra M5S e Pd. Il Pd, fino ad ieri l’acerrimo nemico del M5S, è pronto.

Si è risvegliato Renzi dal lungo letargo e si dice pronto a formare un nuovo governo istituzionale per impedire l’immediato scioglimento delle Camere e nuove elezioni che darebbero un successo alla Lega e formare una nuova maggioranza.

Da notare che fino a qualche giorno fa Renzi diceva che Di Maio e soci costituivano una banda di squilibrati. Anche il Segretario del Pd, Zingaretti, che, dopo aver predicato giorni e giorni a favore delle consultazioni anticipate, ora da buon voltagabbana, si è accodato a Renzi.

E si è accodato pure Franceschini che è in crisi di poltronite e ha rilanciato un patto di legislatura col M5S anche se sarà un percorso difficile e pieno di insidie, ma bisogna provarci.

Si è fatto sentire anche D’Alema il quale ha suggerito a Zingaretti finanche il nome del prossimo Presidente del Consiglio, l’attuale Presidente della Camera Roberto Fico.

Stiano attenti, ha spiegato Minniti, ex Ministro degli Interni.- L’unità tra due sconfitti non porta mai alla vittoria. C’è il rischio che passi la vulgata nazionale populista che quelli stanno là perché difendono le proprie poltrone-.

E’ proprio così. Non vogliono andare a votare perché dicono che vogliono salvare l’Italia dalla deriva fascista di Salvini. . Vogliono salvare se stessi. Povero Salvini.

Ti sei cacciato in un brutto guaio. Ti sei messo contro tutti e tutti si sono coalizzati contro di te.

Sei stato troppo ingenuo e in Parlamento, in questo Parlamento nato dopo il 4 marzo dello scorso anno, conti come il due di picche perché hai pochi Deputati e Senatori.

Caro Salvini, volevi le immediate dimissioni di Giuseppe Conte e le dimissioni non ci sono state. Il Premier ha voluto parlamentarizzare la crisi di Governo e si presenterà al Senato solo il 20 agosto, fra una settimana, per non cedere senza lottare alle tue richieste. La crisi da te innescata ha compattato il Pd e i vari cespugli e già si parla di un grosso e inaspettato inciucio per non fare votare gli italiani.

Dicevi tutti a casa. Ti avevo creduto. Non ha alcun senso tirare a campare tra siluri, compromessi, litigi, colpi bassi, pedate nel culo, ditate negli occhi, dicendo sempre no, non no, rinviando ogni decisione. Anche io speravo che andassimo al voto al più presto, così avremmo ricordato l’estate del 2019 non solo la più calda dal punto di vista meteorologico, ma anche dal punto di vista politico interessante e appassionata.

Con la campagna elettorale in bikini e sotto gli ombrelloni e i politici a fare comizi elettorali sulle spiagge assolate. E tu, Salvini, questa volta avresti fatto senz’altro col tuo beach tour tappa nella nostra città di Amantea.

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I Racconti

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