All’Agenzia delle Entrate di Cosenza, sede di via Popilia, si respira l’aria dei giorni “pesanti”.
La città si è svegliata con la notizia dell’arresto di un funzionario dell’Agenzia e, anche se non ne è stato divulgato il nome per diverse ore, all’interno dell’edificio è tutto uno scambio di sorrisini allusivi e di gomitate eloquenti.
Sì, perché non è certo un mistero che all’Agenzia delle Entrate, come in qualsiasi ufficio pubblico, si facciano favoritismi e si paghino tangenti. Siamo in Italia, suvvia e a Cosenza l’Agenzia delle Entrate è sempre stata molto chiacchierata.
Non foss’altro che per le file oceaniche (con tanto di display per controllare quando arriva il tuo turno) che spaventano il comune cittadino quasi più della fila alle Poste o nelle banche.
Non ci vuole molto, alla fine, a far uscire fuori il nome “occultato” dalla pur esauriente “velina” della Guardia di Finanza che racconta della segnalazione di un cittadino che si era rotto le scatole di pagare per un suo diritto e aveva chiamato la Finanza per filmare il passaggio dei soldi: 300 euro. Certo, una piccola cifra ma che nasconde di sicuro un mercato più fiorente e più “grosso”.
Lui si chiama Francesco Colasuonno ed è impossibile non aver visto almeno una volta la sua faccia per chi frequenta l’Agenzia delle Entrate.
D’altra parte, avendo 66 anni ed essendo prossimo alla pensione, è come se facesse parte dell’arredamento in quell’edificio di via Popilia. Capelli brizzolati e baffetto da sparviero, Colasuonno è una specie di istituzione all’Agenzia e il suo arresto con annessa interdizione ha fatto scalpore.
Ora si tratterà di vedere quale sarà la sua linea di difesa e si tratterà anche di verificare se i finanzieri sono al corrente di altre vicende che magari finora non erano emerse.
E che potrebbero essere svelate proprio dal funzionario arrestato stamattina.
Non saranno giorni tranquilli per Colasuonno, che è stato beccato con le mani nella marmellata e avrà parecchie cose da chiarire ai finanzieri e alla procura.
Sì, insomma al porto delle nebbie, incredibilmente efficiente stavolta, anche perché – com’è fin troppo facile capire – siamo davanti a un pesce piccolo della corruzione.
Loro, i pescecani, gli squali del malaffare possono dormire sonni tranquilli.
La nuova frontiera della corruzione ormai da un po’ si chiama “affidamenti diretti” e si esplica con le determine: si alzano milioni, altro che 300 euro.
Anzi, se ogni tanto beccano un pesce piccolo possono addirittura lavorare meglio. Sim’a Cusenza, compa’… tuttappo’, un ti preoccupa’.
Da Iacchite - 18 settembre 2018