COSENZA, 17 SETTEMBRE 2020 -
Non poche polemiche sta suscitando il Decreto Calabria n. 100 del 15 luglio 2020 a firma del commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro Saverio Cotticelli e del sub commissario Maria Crocco.
L’aggiornamento della Rete oncologica regionale con la creazione di tre Breast Unit per la cura dei tumori della mammella è un passo importante, ma non si può vietare a tutte le strutture non rientranti nella rete di erogare prestazioni chirurgiche per il trattamento del tumore alla mammella. Farlo significherebbe limitare la libertà di scelta e non conoscere in maniera approfondita i limiti e tutte le criticità della sanità calabrese.
La priorità deve essere la salute delle donne.
Continuiamo a leggere decreti non condivisi da chi vive il territorio e da chi lavora nel campo sanitario e che ogni giorno è costretto a lottare con coloro che prendono decisioni dall’alto senza alcun confronto e senza avere le conoscenze appropriate.
Liste di attesa infinite, tempistiche non rispettate anche per i pazienti a cui è stata diagnosticata una patologia neoplastica e che necessitano di un trattamento specifico, l’emergenza Covid-19 ha ritardato screening e controlli e poco è stato fatto in Calabria per recuperare i ritardi accumulati in questi mesi.
Ecco perché non posso che sostenere la battaglia di coloro che stanno protestando per vedersi riconosciuto il diritto alla salute, all’assistenza e alle cure appropriate.
Nel 2019, secondo i dati riportati da Airtum e Aiom, relativi all’incidenza di tumori in Italia si registrano 371.000 nuovi casi diagnosticati.
In Calabria nel 2018 sono stati stimati 10.350 nuovi casi, per il cancro della mammella 1250 casi.
Il tumore alla mammella è la neoplasia più frequentemente diagnostica nella popolazione italiana e necessita di una tempistica cerca, il fattore tempo nella cura delle pazienti è fondamentale.
Questo decreto, invece, di dare a tutti la possibilità di scegliere dove curarsi, “dirotta” i pazienti nelle strutture stabilite.
Ma davvero possiamo credere che i cittadini della Regione Calabria, in questo modo, possano ricevere un trattamento tempestivo e appropriato? Questo DCA 100 può portare a un unico effetto: aumentare la mobilità passiva extraregionale.
Sulla carta tutto può sembrare anche fatto bene, pensato seguendo l’orientamento attuato dalle altre regioni italiane. Peccato che poi bisogna fare i conti con una realtà che è completamente differente da quella descritta nei decreti.
E tutto finisce per restare solo sui fogli.
Il prossimo 31 ottobre scadrà il famigerato Decreto Calabria, che ha fortemente contribuito a rendere precario e ancora più fragile il nostro servizio sanitario. Ci sono tutte le ragioni per aprire una nuova stagione nella sanità calabrese. Ecco perché è ancora più insopportabile ridurre servizi, in una stagione pandemia e soprattutto su una patologia così drammatica come il tumore al seno.
Una Regione commissariata da undici anni dovrebbe porsi obiettivi differenti, non dovrebbe vietare ai cittadini di curarsi. È arrivato il momento che il governo assuma delle decisioni sulla sanità calabrese. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenga al più presto: il fallimento dei commissari che si sono succeduti in questi anni è sotto gli occhi di tutti, cosa aspetta il Ministero a intervenire?
Franco Iacucci
Presidente Provincia Cosenza