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Il 20 novembre 2018 è stata pubblicata la sentenza della prima sezione del Tar di Catanzaro che ha disposto la reintegrazione di Sergio Tempo nelle funzioni di revisore dei conti.

 

 

 

Tempo era stato mandato via perché denunciava le “cose” che non andavano.

Intanto ecco la sentenza pubblicata il 20/11/2018

N. 01978/2018 REG.PROV.COLL. N. 00004/2018 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Prima)

ha pronunciato la presente SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 4 del 2018, integrato da motivi aggiunti, proposto da
Sergio Tempo, rappresentato e difeso dall'avvocato Andrea Reggio D'Aci, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

contro

Regione Calabria, in persona del Presidente in carica, rappresentata e difesa dall'avvocato Paolo Falduto, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso l’Avvocatura regionale, in Catanzaro, alla Cittadella regionale;

nei confronti

Rocco Nicita, rappresentato e difeso dall'avvocato Leo Stilo, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

Co.R.A.P. - Consorzio Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive, Autorità Nazionale Anticorruzione, non costituiti in giudizio;

per l'annullamento

a) del decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria del 22 dicembre 2017, n. 141, avente ad oggetto “la revoca del DPGR n. 25 del 2 marzo 2017” con cui era stato assegnato al ricorrente l’incarico di Revisore Unico del CO.R.A.P., Consorzio Regionale per lo sviluppo delle attività produttive;

b) di ogni altro atto presupposto, connesso o consequenziale, compresi gli atti richiamati nel suddetto decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria del 22 dicembre 2017, n. 141, e in particolare:

-b1) la nota dipartimentale del 7 giugno 2017, prot. SIAR n. 189831;

-b2) la relazione del 25 luglio 2017, prot. SIAR n. 245574;

-b3) la nota del 5 ottobre 2017, prot. SIAR n. 311430;

-b4) ove ritenuto o interpretato come lesivo, l'Avviso pubblico di cui al decreto del Dirigente generale del 7 dicembre 2012, n. 15556.

e per la declaratoria di inefficacia del rapporto contrattuale eventualmente medio tempore stipulato con il controinteressato dott. Nicita.

Visti il ricorso, i motivi aggiunti e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio della Regione Calabria e di Rocco Nicita;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 24 ottobre 2018 il dott. Francesco Tallaro e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Rilevato in fatto e ritenuto in diritto quanto segue.

FATTO

1. – A seguito di selezione bandita nel dicembre 2016, con decreto del Presidente della Giunta regionale della calabria del 2 marzo 2017, n. 50, è stata disposta la nomina di Sergio Tempo a revisore unico del Consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive della Regione Calabria - CORAP, in ossequio a quanto disposto dall’art. 5 l.r. 16 maggio 2013, n. 24.

Il professionista nominato si è insediato in data 14 marzo 2017.

2. – Il 2 maggio 2017, dopo aver avuto accesso agli atti della gara, Rocco Nicita, che pure aveva preso parte alla procedura, ha invitato l’amministrazione regionale a rivedere la propria determinazione ed eventualmente ad attivare l’istituto dell’autotutela, avendo ravvisato l’insufficienza della documentazione prodotta da Sergio Tempo ad attestare il possesso dei requisiti professionali richiesti per la nomina.

3. – L’amministrazione ha avviato un procedimento per la verifica delle deduzioni di Rocco Nicita, all’uopo nominando un responsabile unico del procedimento ad hoc.

Quindi, con il provvedimento meglio indicato in epigrafe e oggetto di impugnazione, la Regione Calabria ha revocato l’incarico affidato a Sergio Tempo, ritenendo che egli non avesse dimostrato di possedere l’esperienza professionale richiesta nell’avviso pubblico.

4. – Sergio Tempo ha impugnato tale provvedimento, sollevando le seguenti censure:

I) violazione dell’art. 4, comma 1 l.r. n. 24 del 2013 e del principio del contrarius actus, in quanto l’amministrazione resistente avrebbe esercitato l’autotutela senza avvalersi della medesima procedura utilizzata per lo svolgimento della selezione pubblica;

II) violazione dell’art. 97 Cost., dell’art. 7 l. 7 agosto 1990 n. 241 e dell’art. 51 c.p.c., elusione delle garanzie partecipative e violazione dell’obbligo di buona fede, eccesso di potere per sviamento della causa tipica e violazione delle regole anticorruzione, in quanto al ricorrente non sarebbe stata consentita la partecipazione al procedimento, invece assicurata al controinteressato, e inoltre il responsabile del procedimento sarebbe stato condizionato da pregressi rapporti lavorativi con il controinteressato;

III) violazione dell’art. 97 Cost. e dell’art. 25-quinquies l. n. 241 del 1990, per la mancanza assoluta di motivazione e di istruttoria sull’interesse pubblico tutelato dall’intervento in autotutela, sollecitato dal controinteressato che pure non aveva impugnato il provvedimento di nomina;

IV) eccesso di potere e violazione dell’art. 4, comma 2 l.r. n. 24 del 2013, nonché dell’art. 14, comma 1 lett. e) del d.l. 13 agosto 2011, conv. con mod. con l. 14 settembre 2011, n. 148, in quanto i principi fissati dalla Corte dei Conti, Sezione delle Autonomie, con delibera n. 3 del 2012 per l’individuazione dei requisiti professionali necessari per la nomina a revisori dei conti non si applicherebbero, come invece ritenuto dall’amministrazione, agli Enti strumentali regionali, ma solo alle Regioni;

V) violazione dell’art. 4, comma 2 della l.r. n. 24 del 2013, nonché dell’art. 14, comma 1 lett. e) del d.l. n. 138 del 2011, in quanto, in ogni caso, sarebbero stati applicati in modo erroneo i principi fissati dalla Corte dei Conti.

5. – Si sono costituiti la Regione Calabria e Rocco Nicita, chiedendo il rigetto dell’avverso ricorso per infondatezza delle cesure sollevate dal ricorrente.

6. – A seguito delle produzioni documentali da parte dell’amministrazione resistente, Sergio Tempo ha presentato motivi aggiunti, deducendo la violazione dell’art. 97 Cost., l’eccesso di potere e la carenza dei presupposti per l’emanazione dell’atto impugnato, in quanto il controinteressato non sarebbe nelle condizioni giuridiche di subentrare nell’incarico, essendo stato sorteggiato solo ai fini dell’eventuale nomina alla carica di Revisore supplente.

7. – Concessa, con ordinanza del 17 gennaio 2018, n. 23, la tutela cautelare invocata da parte ricorrente, il ricorso è stato discusso e spedito in decisione all’udienza pubblica del 24 ottobre 2018.

DIRITTO

8. – Il ricorso deve trovare accoglimento in ragione della fondatezza, già ritenuta in sede cautelare, dei primi tre motivi del ricorso principale.

9. – Va premesso che il decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria impugnato, che invero rappresenta l’atto in concreto lesivo dell’interesse del ricorrente, è qualificabile come atto di annullamento in autotutela ex art. 21-nonies l. n. 241 del 1990.

In effetti, l’amministrazione, in sede di “riesame” e su sollecitazione di un terzo partecipante alla selezione, ha ravvisato un vizio di illegittimità del precedente atto di conferimento dell’incarico costituito dalla mancanza di uno requisiti richiesti per la partecipazione alla “selezione” e al “sorteggio” per la nomina a revisore unico dei conti e revisore supplente del CO.R.A.P.

Il potere di ritiro in autotutela è essenzialmente caratterizzato dalla discrezionalità di cui gode la pubblica amministrazione, la quale, pertanto, richiede un onere motivazionale circa le concrete ragioni di pubblico interesse che inducono all’esercizio del relativo potere.

Sul punto, la giurisprudenza amministrativa è ormai uniforme, statuendo a più riprese che “in linea generale, la revoca di un provvedimento amministrativo costituisce esercizio del potere di autotutela della pubblica amministrazione, che, in ossequio ai principi di legalità, efficacia, imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa, deve essere assistito dalle garanzie partecipative (salvo i motivati casi di urgenza), da quelle formali e procedurali scaturenti dal canone del contrarius actus e dalla necessità di esplicitare le ragioni giustificanti la nuova determinazione, con la conseguenza che essa, da un lato, non può assumere la forma implicita (pena la violazione dell’art. 3, l. n. 241 del 1990, che ha sancito l’obbligo di motivazione per tutti i provvedimenti amministrativi, a meno che le ragioni della stessa non siano chiaramente intuibili sulla base del contenuto del provvedimento impugnato); dall’altro, deve estrinsecarsi in un procedimento corrispondente a quello a suo tempo seguito per l’adozione dell’atto revocando” (cfr. Cons. Stato, Sez. V, 9 luglio 2015, n. 3458; Cons. Stato, Sez. VI, 4 luglio 2011, n. 3963; Cons. Stato, Sez. V, 28 giugno 2011, n. 3875; Cons. Stato, Sez. V, 13 febbraio 2009).

10. – Ebbene, nel caso di specie risultano del tutto assenti sia la partecipazione del ricorrente al procedimento di autotutela, sia una motivazione sull’interesse pubblico all’annullamento della nomina del ricorrente a revisore dei conti del CO.R.A.P., che era resa ancor più necessaria per la delicatezza delle funzioni svolte e in ragione dei plurimi atti adottati dal ricorrente nell’esercizio delle sue funzioni.

11. – Inoltre, deve ribadirsi quanto già affermato in sede cautelare, e cioè che non risulta seguito, in sede di autotutela, lo stesso procedimento prescritto per la nomina del revisore dei conti.

12. – Per tali, assorbenti vizi e in tali termini, il ricorso deve trovare accoglimento, con annullamento del decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria del 22 dicembre 2017, n. 141, e conseguenziale reintegrazione del ricorrente nelle funzioni di revisore dei conti.

Il sollecito intervento cautelare del Tribunale Amministrativo Regionale rende superfluo l’esame delle ulteriori domande proposte dal ricorrente, il cui interesse risulta comunque pienamente soddisfatto.

13. – Le spese di lite sono regolate secondo il principio della soccombenza.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie per quanto di ragione e, per l’effetto, annulla il decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria del 22 dicembre 2017, n. 141, confermando la reintegrazione del ricorrente nelle funzioni di revisore dei conti.

Condanna la Regione Calabria, in persona del Presidente in carica, e Rocco Nicita, in solido tra di loro, alla rifusione, in favore di Sergio Tempo, delle spese e competenze di lite, che liquida nella misura di € 2.500,00, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15%, nonché oltre a IVA e CPA come per legge.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

Così deciso in Catanzaro nella camera di consiglio del giorno 24 ottobre 2018 con l'intervento dei magistrati:

Vincenzo Salamone, Presidente

Francesco Tallaro, Primo Referendario, Estensore

Francesca Goggiamani, Referendario

…..continua domani…..

Catanzaro. Il presidente della Regione Mario Oliverio non ci sta alla decisione del Governo di proseguire nel commissariamento della Sanità Calabrese con la sostituzione del commissario Massimo Scura al cui posto è stato nominato il generale dei Carabinieri Saverio Cotticelli coadiuvato dal subcommissario Thomas Schael.

È così la Giunta regionale della Calabria, riunita nel pomeriggio a Catanzaro sotto la presidenza di Mario Oliverio, «ha deliberato di sollevare conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti della deliberazione del Consiglio dei Ministri del 7 dicembre scorso con cui è stata disposta l’ulteriore prosecuzione dell’istituto del commissariamento statale per i disavanzi del sistema sanitario».

A darne notizia è un comunicato dell’ufficio stampa dell’esecutivo che puntualizza altresì che «la decisione è stata assunta in coerenza con quanto rappresentato dal Presidente della Regione ai Governi nazionali negli ultimi anni».

Nelle scorse ore il governatore Oliverio aveva aspramente criticato la decisione del Governo annunciando possibili azioni anche in collaborazione con le altre Regioni.

C’entrano, per caso, le prossime elezioni?

C’entra, per caso, il fatto che Thomas Schael ha dimostrato di essere indipendente dalla politica e di trovare le fesserie nella Sanità e di combatterle?

C’entra, per caso, il fatto che la nomina di Cotticelli e Schael e la loro indipendenza faranno capire a tutti che ormai la sanità calabrese sarà “governata” dai poteri centrali e nessuno potrà “vendersi” cariche ?

Pubblicato in Italia

La Calabria merita politici migliori di Mario Oliverio e della sua Giunta di Tecnici.

E non è l’unica nota negativa della politica in Calabria

La Calabria uno dei luoghi più belli al mondo che la natura ha creato e che gli uomini di prima hanno contribuito a conservare, rischia

di cambiare, seppellita da rifiuti sparsi in ogni dove con effetti terribilmente negativi che scopriranno i nostri eredi.

E le prove di ambientalismo e di civiltà che danno tanti calabresi che fanno una discreta raccolta differenziata serviranno a poco o niente senza che chi deve( Oliverio&c) garantisca lo smaltimento dei rifiuti.

E pilatescamente Oliverio per lavarsi le mani di questo grave problema, che se gestito male gli porterebbe via tantissimi voti, ha provato a portare i rifiuti fuori, in altre regioni, con costi che andrebbero a gravare sui cittadini calabresi. Ma gli hanno detto di no.

E poi ha imposto gli Ato trasferendo ai sindaci la soluzione del grave problema.

Non una proposta, invece, per ridurre la produzione dei rifiuti.

Ora dopo tanti infingimenti finalmente la tanto vituperata burocrazia reagisce e lo fa così:

“COSENZA - E’ un vero e proprio grido d’allarme la comunicazione scritta dal dirigente del settore 7, Antonio Augruso, alla dirigente del settore Ambiente e per conoscenza al presidente Mario Oliverio.

La missiva racconta che il nostro sistema di raccolta e smaltimento rifiuti è sul punto di collassare nonostante gli sforzi dell’amministrazione di riorganizzare il sistema.

I numeri però sono impietosi e dicono che nonostante l’intenzione politica della giunta di non utilizzare le discariche, tutto il sistema su queste si poggia.

Secondo il dirigente circa il 60/70% confluisce nella discarica.

Questo tradotto in numeri significa che delle circa 500.000 tonnellate dei rifiuti prodotti, a valle del trattamento, circa 350.000 finiscono in discarica.

Gli ottimi risultati raggiunti sulla raccolta differenziata non risolvono di molto la situazione visto che una buona parte del residuale di rifiuto solido urbano dovrà comunque essere conferito in discarica.

L’unica discarica presente in regione, peraltro di proprietà privata, è ormai in via di esaurimento.

Il problema è che questa situazione non riguarda solo la Calabria, ma un po’ tutto il Paese come dimostra una recente inchiesta del Sole 24 Ore, ma soprattutto come dimostra il fatto che le gare per portare fuori regione gli scarti dei rifiuti di Reggio Calabria e Cosenza sono andate deserte, segno che non c’è nel Paese (e forse anche fuori) la disponibilità ad accogliere i nostri rifiuti.

Basti pensare che la richiesta dell’assessore all’Ambiente alla Regione Puglia di poter ospitare i rifiuti calabresi è rimasta senza risposta da mesi.

L’immediata conseguenza è un aggravio di costi dello smaltimento dei rifiuti. Il dirigente nella sua missiva fa infatti riferimento ad una nota di Ecologia Oggi che, in vista del rinnovo del contratto, annuncia una rimodulazione dei prezzi proprio per la difficoltà di trovare siti disponibili per l’abbanco dei rifiuti.

Il dirigente chiede quindi di accelerare nella realizzazione del piano regionale dei rifiuti che prevedeva la realizzazione di nuove discariche che ad oggi sono ferme al palo sostanzialmente per due motivi.

Il primo riguarda l’indisponibilità dei territori ad ospitare impianti simili per cui i sindaci degli Ato stanno prendendo tempo. Il secondo sono le lungaggini burocratiche legate all’apertura di questi siti che richiedono diversi pareri tecnici e rischiano di far saltare ogni programmazione.

Da qui la richiesta di accelerare in maniera urgente le procedure in essere per le autorizzazioni di nuovi impianti, in modo particolare per quegli impianti privati che sono già provvisti di Via (Valutazione impatto ambientale) che potrebbero essere dichiarati quali discariche a servizio degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani pubblici regionali.

Insomma bisogna fare in fretta prima che l’emergenza esploda in pieno periodo natalizio”

Da Ilquotidiano

E non è tutto……..

Pubblicato in Calabria

Hai visto mai che davvero Minniti diventa segretario del PD?

Saremmo finiti!

Lui non ubbidisce ai nostri ordini, non fa nulla per realizzare i nostri desideri, per garantire i nostri bisogni.

E poi lui è vicino ai servizi segreti ed a lui non si può nascondere nulla.

Saprebbe tutto e sapendo tutto non ci farebbe fare passi avanti.

Dovremmo emigrare!

Meglio Nicola Zingaretti. E’ più flessibile. Non conosce la Calabria. Potremmo continuare ad esserne i padroni.

Sembra un discorso plausibile e possibile.

Ed allora Oliverio dà il benservito a Minniti.

L'ex Ministro degli interni presenta il suo libro a Cosenza nella sala degli specchi della Provincia presente Franco Iacucci, Presidente della provincia Bruzia, il quale, invece, ha già dichiarato la sua adesione alla candidatura di dell'ex Ministro degli Interni

Oliverio e Nicola Adamo gli danno il benservito facendo circolare un documento di adesione alla candidatura di Nicola Zingaretti.

Il benvenuto a Marco Minniti, in Calabria per la presentazione del suo libro, i big storici del PD calabrese lo danno facendo partire un documento da far sottoscrivere ai segretari circoli a sostegno della candidatura alle primarie di Nicola Zingaretti.

Più che un benvenuto, dunque, appare un benservito.

Mario Oliverio ancora fa finta di essere defilato, ma i suoi più fidati collaboratori hanno già cominciato a contattare i segretari per le firme.

Eminenza grigia del benservito a Minniti, estensore del documento pro Zingaretti, Nicola Adamo, già intervenuto per raffreddare i bollenti spiriti dei 50 sindaci sottoscrittori del sostegno a Marco Minniti.

Pubblicato in Cosenza

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato :

Con preghiera di considerazione invio in formato testuale ed in allegato word le dichiarazioni del Presidente della Commissione antimafia sulla norma che rende incompatibile il commissario alla sanità con altre cariche istituzionali.

Ringraziandovi anticipatamente per il tempo che vorrete dedicare, porgo

Cordiali saluti. Nicola Morra

“Bisognerà informare alcuni Presidenti di regione e chi, come loro, aveva messo le mani sulla sanità regionale che è arrivata l’ora di farsi da parte.

Finiscono i favori per gli amici degli amici anche in una Regione, la Calabria, che a causa dei queste scellerate gestioni, purtroppo, vanta un tasso altissimo per emigrazione sanitaria.

Finalmente è stato approvato in commissione finanze una norma che rende incompatibile le funzioni di commissario per il piano di rientro sanitario e gli altri incarichi istituzionali.

Abbiamo appena tolto la possibilità prevista dal Governo Renzi di poter avere il doppio incarico;

Questo sì che è un buongiorno!»

Pubblicato in Calabria

Il deputato calabrese del M5S Alessandro Melicchio ha presentato un esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione in merito alla selezione per l’assunzione di autisti di linea delle Ferrovie della Calabria

 

 

“Nel giorno dell'approvazione alla Camera del DDL anticorruzione ho inteso segnalare all’Anac il caso che in questi giorni è balzato all’attenzione nazionale, dopo la messa in onda, domenica, di un servizio della trasmissione Le Iene”.

Il parlamentare si sofferma sulle anomalie riscontrate dalla selezione per autisti di Ferrovie della Calabria.

“Il bando per la formazione di una graduatoria per l’assunzione di personale con qualifica di operatore d’esercizio parametro 140 (autisti di linea) pubblicato il 3 agosto non contiene le prescrizioni obbligatorie stabilite nel Regolamento che disciplina le assunzioni, gli avanzamenti di carriera ed i cambi di qualifica del personale di ruolo dipendente delle Ferrovie della Calabria.

Più specificatamente manca l’indicazione dei posti da coprire e manca il numero dei candidati ammessi ai corsi.

Ma sono diverse le altre anomalie, per come emerse anche nelle segnalazioni alla stampa on line, che ho voluto indicare agli uffici guidati dal Dott. Cantone.”

Il Deputato pentastellato esprime i suoi dubbi anche sull'operato del Presidente di Regione.

“I miei colleghi parlamentari del M5S calabrese hanno chiesto ad Oliverio di verificare le procedure, dopo le pesantissime informazioni circolate sugli organi di stampa a proposito della selezione dei candidati, ma il Governatore non ha ritenuto di agire conseguentemente.

Eppure Ferrovie della Calabria S.r.l., in attuazione dell’accordo di programma Stato-Regione del 20 dicembre 2012, è divenuta di esclusiva proprietà della Regione Calabria, socio unico subentrato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Il grande male d’Italia oggi si chiama corruzione e non ci possiamo più permettere mezze misure – conclude Melicchio – soprattutto nella nostra regione. Come Movimento 5 Stelle continuiamo a sostenere, coerentemente con la nostra storia e i nostri principi, che chi non è assolutamente contro la corruzione, finisce con l’esserne complice.

Intanto sarà l’Anac a chiarire tutti i dubbi su questo concorso”.

Ndr Riuscirà Raffaele Cantone nella sua qualità di Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione – A.N.AC. a fare pulizia di queste vergognose vicende? Mah!

Pubblicato in Calabria

Il Presidente della Regione Mario Oliverio nel suo intervento nel convegno sulla organizzazione delle cure primarie, svoltosi a Feroleto, ha lanciato un forte allarme sugli esiti disastrosi della fallimentare gestione commissariale della sanita' calabrese.

"Dopo otto anni di commissariamento non solo non e' stato effettuato il rientro dal debito pregresso ma si e' addirittura aggravato vorticosamente il deficit finanziario. Tutto cio' e' avvenuto nonostante il taglio indiscriminato di molteplici servizi territoriali ed ospedalieri. In quest'ultimo anno si registra addirittura un aggravio del deficit di oltre 70 milioni di euro. Ciò comporterà il blocco del turnover nella organizzazione delle piante organiche e saranno applicate le aliquote massime per le imposte fiscali. Mi auguro che a fronte di questa drammatica condizione, che non garantisce i livelli minimi di assistenza e che vede accrescere il tasso della mobilità sanitaria passiva, cessi ogni forma di strumentalità politica e si affermi, invece, la consapevolezza che la cura della salute e' al di sopra di ogni interesse politico e di parte".

Poi ha aggiunto: "All'attuale Governo nazionale intendo rivolgere lo stesso appello che nel passato ho costantemente indirizzato ai precedenti Governi.

Per quanto mi riguarda, non ho mai fatto sconti o rinunciare alla critica verso le gravi responsabilità ed omissioni che hanno caratterizzato l'azione dei governi del PD.

L'appello che rivolgo oggi al governo e' quello che si decida, senza ulteriore indugio, la sostituzione dei vertici dell'ufficio del commissario ma anche quello di predisporre un atto interruttivo della procedura che scarica sui cittadini i costi e le gravi conseguenze di questa gestione fallimentare.

I calabresi non possono essere penalizzati, non possono pagare per responsabilità che non sono loro ma delle rappresentanze statali a cui e' stata affidata in questi anni la gestione del servizio sanitario regionale. Nei prossimi giorni mi adopererò per attivare una campagna di mobilitazione e di consultazione dei territori e degli operatori sanitari per un pronunciamento di massa sulla richiesta che ho inteso rivolgere al Governo nazionale".

Niente catene, allora dr Oliverio?

Critiche all’appena concluso governo del PD ma soltanto ora, dr Oliverio?

Che dire del ritorno alla mobilitazione degli amici medici e sanitari per creare una opportuna distrazione sui tanti problemi della Calabria e sulle sue “altre” responsabilità su questa Calabria disperatamene ultima.

Comprendiamo la sua paura per le prossime elezioni e per questo , certi che nessuno vince e convince sempre, tantomeno Lei, le suggeriamo( siamo modesti)di non candidarsi per evitare una brutta figura.

Pubblicato in Calabria

Riceviamo la seguente dura e sincera nota sulla esclusione della Calabria dal giro d’Italia e pubblichiamo anche quale segno di apprezzamento in attesa che la peudo opposizione regionale si degni di dire la sua!

“A proposito dell’esclusione della La Calabria fuori dal Giro d’Italia

Ho letto l’intervento del Presidente Oliverio in merito all’esclusione della Calabria dall’itinerario del Giro d’Italia 2019. Da operatore che da anni lavora per la promozione culturale e turistica della regione attraverso grandi eventi, in particolare di musica e spettacolo, spesso anche televisivi, sono rimasto abbastanza attonito per varie ragioni.

Innanzitutto, mi pare che il Presidente abbia tenuto per sé anche la delega al Turismo, cioè sia di fatto pure l’Assessore al ramo.

Credo che sia surreale dover leggere che un Presidente di Giunta Regionale e, al contempo, Assessore Regionale al Turismo, peraltro così enormemente interessato al Giro d’Italia, debba attendere la pubblicazione sui giornali per conoscerne l’itinerario, piuttosto che trattarne a tempo debito la programmazione, impegnando se il caso anche fondi regionali (normalmente usati ad abbondanza per centinaia di cosucce locali senza alcuna risonanza e ricaduta).

Un tale interesse all’evento avrebbe perfino potuto portare ad un tavolo di lavoro con le regioni vicine. Nulla anche in tal senso!

Secondo aspetto che mi lascia meno sorpreso, avendo conosciuto il suo rispetto per chi fa Impresa nel campo della promozione e della cultura, è il far finta di non sapere che il Giro d’Italia di Ciclismo sia organizzato da un’Impresa, cioè una società privata che si chiama RCS Sport Spa (Rizzoli Corriere della Sera), che evidentemente valuta di anno in anno la fattibilità tecnico-economica secondo criteri del massimo livello di professionalità, disponendo dei maggiori esperti del settore in merito ai percorsi e secondo bilanci preventivi che tengono conto delle ingenti spese di un simile evento.

Credo che qualcuno abbia spiegato al Presidente che funzioni pure con contributi locali e che, spesso, dal Sud non vengano pagati, magari fino a transazioni e riduzioni forzate, come mi risulta sia accaduto proprio lo scorso anno in Calabria!

In questo caso non si tratta di un’impresa calabrese a cui la politica e la mala amministrazione possono fare le torture, tra mancati pagamenti, disfunzioni burocratiche, superficialità, problemi tecnici.

Spesso la politica nostrana pensa che i Grandi Eventi si organizzino con la bacchetta magica o, come nel caso specifico, attraverso associazioni di dilettanti e non imprese di professionisti.

Un Presidente che avalla il dimezzamento dei contributi alle Imprese in un bando pubblico per Grandi Festival per la promozione e valorizzazione della Regione, solo per il fatto che siano Imprese e indipendentemente dalla graduatoria e quindi dal merito, credo che avrebbe fatto meglio a tacere.

Dalla mia esperienza ultratrentennale, peraltro da calabrese, devo purtroppo confermare che organizzare grandi eventi in Calabria significa spesso doversi imbattere in problematiche burocratiche surreali e nell’indifferenza dei più, al punto da chiedersi se abbia più senso mollare e andare altrove.

Il discorso sulla promozione della Calabria attraverso veri Grandi Eventi dovrebbe essere programmatico e non casuale.

In passato, la Regione ha finanziato grandi eventi televisivi, trasmessi perfino in mondovisione; oggi si preferisce la politica della polverizzazione delle risorse attraverso mille seratine spacciate per grandi eventi unici al mondo, in barba ad ogni criterio di qualità e reale raggiungimento di obiettivi di valorizzazione e promozione della Regione.

La tappa del Giro d’Italia dovrebbe ricadere in un calendario ben studiato e programmato di eventi televisivi nazionali e internazionali annuali a cui puntare, non essere notizia appresa per caso sugli organi di stampa. In realtà, non è colpa di chi organizza un giro di mezz’Italia, se c’è una mezza Italia che non gira e, non caso, resta indietro in tutto!

Ruggero Pegna

Pubblicato in Primo Piano

Tra tante falsità ecco che emergono le verità, forse uniche, di Domenico Lucano.

I governatori di Calabria, Mario Oliverio, e Toscana, Enrico Rossi, si sono incontrati a Catanzaro nell’ambito di un progetto per "salvare" il "modello Riace".

Per farlo hanno deciso di unire le forze.

Ed hanno invitato anche il parroco di Vicofaro (Pistoia), don Massimo Biancalani, che - così come Lucano - ha realizzato una comunità d’accoglienza di entità ridotta rispetto a quella di Riace ma che, da circa una settimana, si ritrova dinnanzi esperienze analoghe a quelle riacesi.

Nel suo intervento in conferenza stampa, Lucano ha aggiunto: «Ho conosciuto qui le persone più sensibili, più umane, che guardano agli aspetti legati al cuore e non come sta avvenendo in Italia, dove prevale solo quello che riesce a produrre consensi elettorali, una propaganda, una lotta tra poveri».

I governatori sicuramente parlano di finanziare il modello Riace con fondi regionali, sollevando il Ministero dell’interno da una grave ambascia finanziaria.

Ed infatti Lucano ha affermato:«Possiamo essere ad una svolta, oggi, in Italia, almeno come messaggio politico. Può nascere qualcosa di importante, con il contributo delle Regioni Calabria e Toscana che possono aprire un orizzonte nuovo che segna un’apertura verso una civiltà basata sui rapporti umani, di rispetto della dignità umana, e non come sta succedendo adesso in Italia con una deriva verso una società delle barbarie, del fascismo e del razzismo».

Rispetto alla questione economica, vista anche la legge 18 del 2009 della Regione Calabria che favorisce l’accoglienza degli immigrati, Lucano si è augurato che «si possa trovare una dotazione finanziaria, magari anche attraverso i fondi europei», sottolineando che la legge prevede «quello che Riace ha messo in pratica in maniera spontanea, facendo in modo che dall’accoglienza derivasse anche una opportunità per il territorio».

Ed ecco un’altra verità di Lucano che formula accuse circostanziate dichiarando: «Le aggressioni ad una esperienza nata spontaneamente, in una delle aree interne della Calabria, non ci sono solo da quando c’è in carica questo governo, perché erano iniziate prima», confermando di fatto le tesi di verifiche avviate già dal precedente ministro dell'Interno del PD, il calabrese Marco Minniti.

Non solo ma Lucano ha sottolineano che «le aggressioni riguardano anche le Ong e chi era impegnato in soccorsi umanitari. Riace è stato individuato come una punta avanzata di un sistema che non è per niente come viene descritto».

Forte l’impegno di Oliverio che ha dichiarato che «La forma di un progetto come quello dell’accoglienza di Riace deve continuare a crescere e non ci saranno ostacoli capaci di farlo morire».

Insomma un invincibile ed inarrestabile “ghe pensi mi”!

Una ferma condanna al governo nazionale che Lucano dichiara” Inumano”.

Pubblicato in Calabria

Reggio Calabria. Vincenzo Nociti, ex assessore comunale a Reggio, è indagato per corruzione elettorale nell’inchiesta “Iris”. Secondo la Dda avrebbe chiesto sostegno elettorale al clan di Sinopoli

È Vincenzo Nociti il politico coinvolto nella recente inchiesta “Iris” condotta dalla Dda di Reggio contro gli Alvaro, storico clan di Sinopoli.

Indagato a piede libero per corruzione elettorale, Nociti, 59 anni, è stato assessore comunale a Reggio e candidato (non eletto) alle elezioni regionali del 2014 con la lista “Oliverio presidente”. Sarebbe proprio lui ad aver incontrato, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti reggini, alcuni dei maggiorenti del clan Alvaro per chiedere sostegno elettorale in cambio di «utilità» a favore della potente cosca del Reggino.

«In particolare – si legge nel capo d’imputazione – Rocco Surace e Giuseppe La Capria organizzarono una riunione riservata presso l’abitazione di Palmi del primo tra il candidato Nociti ed esponenti del clan Alvaro».

Surace si sarebbe occupato dei contatti e dell’organizzazione dell’incontro con l’allora candidato, mentre La Capria avrebbe predisposto la trasferta da Sinopoli dei referenti del clan, evitando il contatto diretto col boss Raffaele Alvaro.

Durante la campagna elettorale per le Regionali del 2014, Nociti secondo la Dda si sarebbe messo «a completa disposizione del clan Alvaro, interessandosi fattivamente delle condizioni di salute di Antonio Alvaro, classe 1961», che all’epoca era ricoverato ai Riuniti di Reggio.

Nel corso dell’incontro finito nell’inchiesta “Iris”, secondo gli inquirenti reggini «fu raggiunto un accordo tra il politico Nociti (consapevole della circostanza che i soggetti che si impegnavano a reclutare i suffragi erano intranei a consorteria di tipo mafioso) e i componenti del sodalizio mafioso che si impegnarono al sostegno elettorale e al procacciamento dei voti non solo a Sinopoli, ma anche nella zona Ionica in cambio dell’erogazione di favori da parte del politico».

Nociti, candidato nella circoscrizione “Calabria Sud”, prese 1899 voti.

Pubblicato in Reggio Calabria
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