“Siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo,
possiamo dominare tutto ciò da cui ci siamo disidentificati”
Quando ero molto piccolo non ero consapevole che la maggior parte delle persone ha la tendenza a proiettare sempre il proprio inconscio all'esterno, però intuivo che c'era qualcosa di strano quando venivo accusato di cose che non avevo nemmeno mai pensato. Poi ho imparato che esiste questo meccanismo psichico, ma non capivo perché a me capitava raramente di cascarci dentro.
La proiezione è un fenomeno affascinante che a scuola difficilmente ci viene insegnato. Sembrerebbe un trasferimento involontario del nostro comportamento inconscio sugli altri, in modo da farci credere che queste qualità in realtà appartengano ad altre persone. Dal momento che mentiamo a noi stessi riguardo ai nostri sentimenti più intimi, l’unico modo per ritrovarli è vederli negli altri: essi ci rimandano l’immagine riflessa delle nostre emozioni nascoste, e questo ci permette di riconoscerle e riappropriarcene. Istintivamente ci ritraiamo dalle nostre proiezioni negative: è più facile esaminare ciò da cui siamo attratti piuttosto che guardare ciò che ci ripugna.
Se mi offendo della vostra arroganza è perché non sto accettando la mia stessa arroganza. Si può trattare di un sentimento che senza accorgermene sto manifestando nella vita presente, oppure di arroganza che nego di poter manifestare nel futuro.
Se la vostra arroganza mi offende, devo rivolgere uno sguardo attento a tutte le aree della mia vita e devo pormi qualche domanda. Quando sono stato arrogante in passato? Mi sto comportando in modo arrogante nel presente? Potrei essere arrogante in futuro? Qualcuno deve avere scritto che il metodo per diventarne consapevoli e quindi poterlo evitare è cercare di osservarsi sempre in quello che si sta dicendo e facendo, fino a distaccarsi da sé stessi e vedersi esternamente, come se quella persona non fosse la stessa, pur essendo sempre presente (metodo della disidentificazione).
La cosa mi fa venire in mente quei film statunitensi sul razzismo nelle zone del Sud degli USA, quando un nero risponde a tono al bianco razzista di turno e questo preso in fallo non sa far altro che rifugiarsi nel razzismo “ordinando” al nero di stare al suo posto e lamentandosi della sua arroganza.
Da noi nel Sud, il problema non si risolve imparando a diventare impersonali, perché questo non coinvolge anche le altre persone con cui si viene in contatto, le quali, invece, continuano a proiettare all'esterno e spesse volte non se ne rendono conto, e ti accusano delle loro “ombre”.
Sarebbe certo arrogante da parte mia rispondere negativamente a tante domande senza davvero esaminare me stesso o senza chiedere agli altri se abbiano mai visto in me atteggiamenti arroganti. L’atto di giudicare qualcun altro è arrogante, perciò ovviamente noi tutti siamo capaci di arroganza. Se abbraccio la mia stessa arroganza, quella altrui non mi potrà turbare: potrò notarla, ma non avrà alcun effetto su di me. E’ solo quando mentiamo a noi stessi o odiamo qualche aspetto del nostro io che riceviamo una scossa emozionale dal comportamento di qualcun altro. "Non so cosa sia la vita di un mascalzone, non lo sono mai stato; ma quella di un uomo “onesto e perbenista” è abominevole.”
Sembra che il “lei non sa’ chi sono io” sia diventata non più soltanto una caratteristica di certi personaggi pubblici, ma è molto “viva” tra tutti noi. Essere arroganti ed innervosirsi nelle situazioni è purtroppo sinonimo di vuoto interiore, altrimenti invece che innervosirmi “donerei” ciò che manca alla situazione, se invece sviluppo arroganza, spacconaggine e superiorità significa che sono diventato succube della situazione e sto arrancando. Quindi mi chiedo e dico: l’umanità di questi tempi è vuota?
Gigino A Pellegrini & G elTarik