Caro Totò, è un calabrese piccolo piccolo che ti scrive per dirti che hai sbagliato: non sempre la morte è una livella. Tu ci avevi fatto credere in quella stupenda poesia che la morte è uguale per tutti e che quando un Re, una Regina, un Principe, un Marchese, un magistrato, un grande uomo da morto varca il cancello del cimitero ha perso tutto, la vita e pure il nome. Mi è venuta in mente la mirabile poesia, caro Principe De Curtis, assistendo in televisione ai fastosi funerali della Regina Elisabetta, morta dopo 70 lunghi anni di regno. Per salutare la tanto amata Regina del Regno Unito il popolo Britannico si è messo in fila per ore e ore e ai solenni funerali hanno partecipato tutti i grandi della terra escluso il Ras Russo Putin. Non è stato invitato. Erano presenti le teste coronate di tutto il mondo, Presidenti di Repubblica e Primi Ministri. L’Italia è stata rappresentata dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accompagnato dalla figlia. Quando muore un Re, una Regina, un Capo di Stato assistiamo a funerali solenni e i giornali di tutto il mondo per giorni e giorni riempiono le prime pagine e alcuni giornalisti si presentano in video addirittura indossando abiti scuri. Muore in mare un immigrato che aveva lasciato la sua amata terra per trovare una vita migliore, un operaio edile caduto da una impalcatura, un metalmeccanico schiacciato da un muletto, un bracciante agricolo stritolato da un trattore, i giornali solo per un giorno dedicano nelle pagine interne solo poche parole. A Londra funerali di Stato, fiori fiorifiori in grande quantità, per i naufraghi dei nostri mari neppure un fiore, forse una semplice benedizione di qualche sacerdote o un De Profundis dei volontari della Croce Rossa. La Regina è stata seppellita accanto all’amato marito Principe Filippo nella Cappella di San Giorgio a Windsor. I nostri migranti nella nuda terra con una piccola croce di legno recante appena il nome e il cognome. E qui mi sovvengono alcuni particolari di tantissimi anni fa. Quando nel mio paese moriva un nobile, un possidente, un signore, il sagrestano portava in processione una Croce dorata e poi venivano seppelliti nelle cappelle di famiglia o nelle cappelle delle varie confraternite. Moriva un povero, un derelitto, il sagrestano portava una Croce di legno e poi il corpo veniva seppellito nella nuda e fredda terra con una piccola croce in ferro battuto recante soltanto un numero. “Abbandunata senza mancu un fiore, senza mancu nu luminu”. Vedi, caro Principe Totò, la morte non è sempre davvero una livella, è solamente una utopia. Caro direttore, fantasticavo sti pensieri dopo aver letto alcuni post su Facebook.