
"Mi dispiace essere preso oggi - avrebbe riferito uno degli arrestati - perchè domenica avrei voluto votare".
Nessuna paura non è successo ad Amantea!
Calabresi si ma non in Calabria
Parliamo della operazione "Grande Drago", e dei 5 arresti eseguiti dopo le condanne.
Con i 5 arresti eseguiti stamattina si chiude definitivamente l’operazione “Grande Drago”, che nel 2002 aveva portato a disarticolare un’associazione a delinquere di stampo mafioso, con particolare riferimento alla “ndrangheta” calabrese (cosca Grande Aracri di Cutro), ritenuta responsabile di estorsioni, detenzione porto illegale armi comuni da sparo e da guerra, detenzione e vendita stupefacenti.
28 le persone all’epoca finite in manette in particolare tra l’Emilia e la Lombardia nel corso dell’operazione che aveva toccato fra gli altri anche i paesi di Monticelli e Castelvetro (Piacenza), comprovando per la prima volta, come hanno sottolineato gli inquirenti, infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna.
Ed all’alba di stamattina sabato 24 maggio nelle province di Piacenza, Cremona, e Crotone, i militari della Compagnia di Piacenza insieme ai colleghi del Nucleo Investigativo del comando provinciale e della Compagnia di Crotone hanno dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti affiliati al sodalizio criminoso.
Si tratta di cinque uomini di età compresa tra i 57 e 41 anni, tutti originari di Cutro e residenti a Monticelli e Cremona. Devono scontare condanne che vanno da otto mesi a 3 anni e 2 mesi di reclusione, pene diventate definitive nei gironi scorsi dopo il pronunciamento della Cassazione che ha fatto seguito all’appello presentato dopo le condanne inflitte dal Tribunale di Piacenza e dalla Corte di Appello di Bologna.
"Non se l’aspettavano - ha spiegato il tenente colonnello Luca Pietranera, comandante del reparto operativo di Piacenza, presente insieme al capitano Massimo Barbaglia, comandante del nucleo investigativo e al luogotenente Giuseppe Cocciolo, in questi giorni comandante interinale della compagnia di Fiorenzuola, - li abbiamo colti di sorpresa alle prime luci dell’alba e nessuno ha opposto resistenza; già nei giorni scorsi era stata monitorata la loro presenza nei rispettivi domicili".
Tutti, secondo quanto riferito, sono stati trovati all’interno delle proprie abitazioni, tranne uno rintracciato in un castello della provincia di Piacenza. Le persone finite in manette sono state condotte nelle case circondariali di Piacenza, Cremona e Crotone.
Resta sempre alta l’attenzione delle forze dell’ordine su possibili infiltrazioni mafiose nel territorio: "Siamo sempre all’erta - conferma il colonnello Pietranera - verifichiamo costantemente l’eventuale presenza di segnali che possano tradire l’attività della criminalità organizzata nella nostra provincia, il tutto in stretta collaborazione con la Prefettura e le altre forze di polizia"
mag. - Ha aggredito un ristoratore che ha rifiutato di dargli da mangiare gratis.
Con l'accusa di aggressione i Carabinieri di Crotone hanno arrestato un cittadino senegalese di 22 anni, ospite del centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto (Kr), e' entrato in una nota pizzeria, chiedendo che gli venisse dato gratis un pollo arrosto.
Al rifiuto del proprietario, che pure gli offriva delle pizze, si e' armato di un bastone in legno, trovato all'interno stesso del locale, frantumando una vetrina, un piano di appoggio in marmo, e l'insegna del locale.
Dopodiche', armatosi dei cocci di marmo della lastra appena rotta, ha cominciato a scagliarli contro il proprietario e la moglie che ha riportato delle ferite a un braccio guaribili in 7 giorni.
Il titolare, senza farsi intimidire, ha reagito mentre la moglie ha chiamato i Carabinieri.
All'arrivo dei militari l'immigrato ha tentato di darsi alla fuga, ma e' stato bloccato dopo qualche metro.
Rispondera' di lesioni, danneggiamento aggravato ed anche di resistenza a pubblico ufficiale. (AGI)
Lui G.T. trenta anni, lei 24.
La donna ha raccontato di essere giunta a Crotone solo da tre mesi per lavorare onestamente.
Ma non era così.
Il marito la costringeva a battere e se lei si rifiutava lui la malmenava
Si è ribellata ma ancora botte.
E’ scappata presso un’amica ma il marito è andata a riprendersela giurando che sarebbe andata diversamente, che avrebbero lavorato onestamente
Ed invece il marito ha ancora costretto la moglie a prostituirsi
“Vado via. Ritorno in Romania! E lì chiederò il divorzio”
E giù botte.
Poi la minaccia di morte
A questo punto la donna fortemente impaurita fugge e denuncia il marito alla Polizia
Lo rintracciano nel suo appartamento con una valigia pronta e con in tasca un portafogli con 340 euro ed i documenti suoi e della moglie.
All'interno dell'appartamento è stato rinvenuto , oltre alle varie ricevute di trasferimenti monetari all'estero, un block notes riportante il resoconto dell'attività di meretricio svolta dalla moglie.
Da qui il fermo