Riceviamo e pubblichiamo
Non ho, ovviamente, la presunzione di poter fare analisi compiute ed autorevoli come sanno fare altri che attraverso pensieri “altamente” filosofici tendono a nascondere i propri fallimenti politici e che con “faccia tosta” quasi insinuano nell’opinione pubblica addirittura l’idea che a perdere non sia stato il PD, ma quei cittadini che non lo hanno votato in quanto non avrebbero compreso le tante cose buone fatte dal partito al governo del Paese, al governo della Calabria e forse anche al governo di Amantea che, negli ultimi anni, ha annoverato e annovera tra i propri amministratori diversi aderenti allo stesso PD.
Nonostante ciò, voglio esternare qualche pensiero sull’ultimo risultato elettorale ottenuto in Calabria e ad Amantea dal Partito Democratico, partito al quale appartengo (e ancora apparterrò perché non sono stato mai abituato, al termine di una consultazione elettorale, a lasciare il carro dei perdenti per salire su quello dei vincitori).
Non avendo capacità filosofiche mi affiderò ai numeri.
Nel 2008 all’elezioni politiche il PD otteneva in Calabria il 32,6% delle preferenze e ad Amantea il 36% (a governare la Regione c’era il centrosinistra con Agazio Loiero);
-nel 2013, sempre all’elezioni per il parlamento italiano il PD otteneva nella nostra Regione il 22,4% dei voti e ad Amantea il 23,4% (Governatore della Calabria era invece Giuseppe Scopelliti del centrodestra);
-alle ultime elezioni politiche il PD ottiene in Calabria il 14,3% delle preferenze e ad Amantea il 13,6% (a guidare la Regione c’è Mario Oliverio del PD).
Le predette percentuali di voti ottenuti, per esigenze di semplificazione, sono tutte riferite alla camera dei deputati.
Negli ultimi dieci anni il PD ha, dunque, perso in Calabria 212.079 voti!
Come si potrà notare, la caduta di consensi del PD in Calabria è verticale e se si considera che il punto più basso è stato raggiunto ora, nel mentre al governo della Regione c’è proprio il PD, il dato dovrebbe indurre i principali dirigenti del partito calabrese ad una profonda analisi che dovrebbe portarli responsabilmente a rivedere il proprio ruolo di guida del partito.
Chi tiene alla buona politica, chi fa politica come servizio e non per interessi individuali, chi si richiama al senso comunitario del partito, come minimo avrebbe già dovuto presentare le proprie dimissioni dagli incarichi di partito visto che lo scollamento tra il partito e la gente è giunto quasi ad un punto di non ritorno (dobbiamo essere franchi: i pochi voti ottenuti dal PD in Calabria sono, in grandissima parte, i voti di chi dal partito ha ricevuto qualcosa … il voto di opinione ha premiato altre liste).
In qualità di segretario dell’allora PPI di Amantea, il sottoscritto presentò immediatamente le dimissioni dall’incarico all’indomani (giugno 1999) della sconfitta alle elezioni comunali.
Mi sembra che finora, in Calabria, questo non sia successo, cosa che mi preoccupa fortemente perché d’ora in avanti quello che sarà in gioco è proprio il futuro del PD calabrese, ad iniziare dalla sua stessa esistenza.
Non è che in altre Regioni d’Italia le cose vadano meglio ma almeno gli uomini di punta del partito hanno già preannunciato il loro passo indietro.
In Calabria, invece, dove il tracollo è stato quasi totale tutto tace, forse nella speranza che si dimentichi presto il fallimento e si possa continuare a mantenere il posto di comando.
La sensazione, però, questa volta è diversa… si potrà mantenere il sedile di guida della macchina, ma di una macchina che, continuando cosi, non avrà più motore, ruote e carrozzeria.
Idem per Amantea, ovviamente.
Gianfranco Suriano