Così scriveva Ungaretti nel suo Porto sepolto “Mi resta Quel nulla Di inesauribile segreto”
Temesa è lontana ed è sepolta.
Non solo fisicamente ma anche nella memoria.
Gli abitatori dell’antico territorio temesiano per la gran parte ne ignorano la grandissima storia.
Volutamente, scientificamente, culturalmente, socialmente.
Sono abitatori che amano le feste ed i selfie, le sagre e la musica.
Molto pochi gli altri, quelli che tentano di scoprire la misteriosa storia di Temesa.
La Temesa ausonica(1),la Temesa greca, la Temesa romana, la Tempsa bizantina.
Eppure ogni giorno ne esce una parte sconosciuta
Parliamo del secondo tempio rinvenuto dai pochi amanti della storia locale nella zona di Imbelli
Un secondo tempio rinvenuto quasi 25 anni dopo il primo
Era il 1992 quando il geometra comunale Pino Curcio Avvertiva segni di scavi e temendo un fabbricato abusivo avvertiva del fatto l’allora comandante della Polizia Municipale Spinelli Amerigo.
Durante il successivo sopralluogo sul posto rinvenimmo una pila quadrata abbandonata sicuramente da scavatori clandestini.
Non solo ma con una lunga bacchetta di ferro si rinvenne uno scavo profondo
Qualcuno avverti gli scavatori.
I Carabinieri fecero il resto.
E quasi subito la Soprintendenza archeologica diede luogo a cavi sistemativi condotti da Gioacchino Francesco La Torre, e che portarono alla grande scoperta in quel sito del tempio
Poi la sabbia ricoprì la zona ed avvolse nel silenzio la scoperta.
La stessa cosa successe per la villa romana del II secolo a.C. portata alla luce da dal gruppo guidato dal professor Francesco Gioacchino La Torre, insieme all’archeologo Fabrizio Mollo con la collaborazione del Gruppo Archeologico Alybas, guidato dall’ingegner Franco Froio.
Anche qui la sabbia ricoprì la zona ed avvolse nel silenzio la scoperta.
Qui i testimoni sono solo le cipolle dolci che la invadono e che vengono piantate su un prato di cocci.