Un odore acre si spande per l’aria mentre una colonna di fumo nero si alza nel cielo.
E’ notte e per fortuna il fumo si avverte poco.
Non è così per le fiamme altissime che impediscono perfino il transito delle auto.
E la provinciale che collega Amantea con Lago viene chiusa al traffico.
Non solo ma si sentono violenti scoppi.
Qualcuno parla di bombole di gas che scoppiano, altri di diverso materiale esplodente.
Arrivano i pompieri che restano per ore fortemente impegnati a domare l’incendio.
Il giorno dopo qualcuno si interroga sulla natura dolosa dell’incendio.
Ed ancora qualcuno si interroga se l'incenerimento dei pneumatici esausti abbia potuto causare un aumento dell' anidride solforosa, di clorurati , di nerofumo e forse anche di diossine.
Tutte sostanze che se non trasportate dal vento o dalla brezza sono ricadute sui terreni circostanti, i prodotti agricoli, le acque del fiume, i panni stesi ad asciugare.
Occorre aspettare diversi giorni per accedere sul luogo dell’evento dove a distanza di tre giorni ancora si scorge qualche filo di fumo.
Ma quello che sorprende è la spettralità dei luoghi.
Resta in piedi qualche vecchio muro in blocchi di cemento ma tutte le altre strutture in lamierati sono totalmente distrutte.
Restano tantissimi cerchioni e tantissime tracce di fili di ferro contenuti nei copertoni, una bombola di acetilene per saldare, resti di plastiche.
Erba ed alberi bruciati e bruciacchiati.
Buste di spazzatura e resti di vecchie Tv incise dal caldo più che dal fuoco.
Uno spettacolo triste e pericoloso.