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Il mistero del Catocastro diventa sempre più fitto!

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Cominciamo dal nome. E’ uno stesso fiume che ha due nomi: Licetto alla sorgente, Catocastro alla foce.

Poi andiamo alla domanda più importante che ci poniamo da decenni.

Perché Amantea, invece, di rifornirsi di acqua potabile dal Catocastro attinge alle sorgenti del Fiume di Mare di Fiumefreddo?

Forse per le stesse ragioni per le quali Campora San Giovanni attinge al Savuto invece dell’Oliva?

E quali sono?

Forse quelle che le acque dei due fiumi non sono idonee per gli le esigenze umane?

E se è così che cosa c’è che le rende non idonee?

Ma veniamo ad oggi.

La foto mostra un “oggetto” che ci sembra costituto di catrame e sassi.

La foto è stata scattata quasi alla foce del Catocastro, poco a monte del ponte della Ferrovia.

Da dove è arrivato?

Chi lo ha prodotto?

Ma andiamo avanti.

Tiziano Grillo ha postato delle foto di estremo interesse.

Che sostanza è quella che si vede nella foto ?

Sembra catrame liquido.

Ed andiamo ancora più avanti.

Il 7 ottobre abbiamo postato l’Articolo “Il Catocastro “ nero” il mare “nero”

E contemporaneamente Luca De Luca ha postato le foto di un largo tratto di mare nero davanti ad Amantea

E poi il sindaco di Nocera Terinese ha scritto che potrebbe trattarsi di sversamento di idrocarburi.

Poi, tutti, con infinita pazienza abbiamo atteso i risultati delle analisi dell’Arpacal.

Quando li abbiamo sollecitato ci hanno risposto “Signor Marchese buongiorno, purtroppo come abbiamo avuto modo di precisare ad altri utenti e giornalisti, la Procura ha acquisito i nostri dati a seguito di apertura indagine; attendiamo la liberatoria per poterli divulgare. Distinti Saluti”

Ma non è stato così!

I risultati prima secretati dalla Procura, poi, sono stati secretati anche dal Comune di Amantea, dando luogo solo ad un comunicato in cui si legge:

“Dalle analisi effettuate è risultata una bassa concentrazione di metalli pesanti comunque al di sotto dei limiti previsti per i suoli ad uso verde pubblico e residenziale.

Gli altri inquinanti ricercati sono risultati assenti ad eccezione del fenantrene e del naftalene che si possono formare in occasione di processi di combustione.

Anche questi, tuttavia, risultano inferiori ai limiti di concentrazione per i suoli ad uso verde pubblico e residenziale proposti dall’Istituto Superiore di Sanità nella “Banca Dati Bonifiche”.

Per quanto riportato nel verbale di campionamento e per quanto visibile dalla documentazione fotografica acquisita in loco, infine, Arpacal rende noto l’evidenza di come il sedimento campionato fosse composto da fanghiglia di sedimentazione con aggiunta di materiali di colore scuro trascinati dalle acque del fiume, e che aveva conferito una colorazione scura al sedimento accumulatosi nel letto e sulle rive.

L’esito delle analisi effettuate dall’Arpacal appare, dunque, compatibile con l’ipotesi avanzata in prima battuta ovvero che si trattasse di un dilavamento di materiali combusti provenienti da una collina interessata da incendi nel corso della scorsa estate”

Tutto a posto, allora?

Nessun timore, nessuna paura, niente di niente!.

Ma perché mai, allora, la Procura avrebbe dovuto aprire una indagine?

E perché mai l’Arpacal non ha pubblicato i risultati sul suo sito?

Se li ha mandato al comune che ne ha tratto un comunicato questo vuole dire che è tutto a posto.

Ed insistiamo.

Perché il Comune non li ha pubblicato?

Cosa ci nascondono?

Su un post abbiamo letto di inquinanti che si trovano nelle vernici industriali.

Non sappiamo se sia vero.

Una sola cosa sappiamo ed è quella che ormai sul Catocastro circolano poche verità!

Redazione TirrenoNews

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