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Crollo-amantea-19 gennaio 2021, enormi massi si sono staccati dalla parete rocciosa che limita il centro storico della nostra cittadina. I massi caduti hanno ostruito l’unica via principale determinando anche lo sgombero in via precauzionale di una cinquantina di abitanti che abitano a valle. Un grande boato ha fatto sobbalzare i cittadini di questa storica e importante cittadina. Le case sono state sfiorate e non hanno subito danni. E non ci sono stati morti e feriti. A distanza di un mese altri crolli si sono verificati sfiorando, pure stavolta, le case circostanti. Anche questa volta, meno male, non ci sono stati danni alle case e alle persone. La strada, però, è ancora impraticabile e restano le transenne perché i massi non sono stati ancora rimossi. Anche questa volta per via precauzionale una famiglia è stata fatta evacuare. Ha trascorso la notte in una struttura messa a disposizione dal Comune. Potrà ritornare nella propria abitazione al più presto. I cittadini protestano e chiedono incavolati interventi urgenti da parte delle istituzioni. E’ trascorso un mese dal primo crollo e i massi e i detriti sono sempre lì. Quando saranno rimossi? Quante pastoie burocratiche bisogna superare? Rimarranno in mezzo alla strada per sempre per farle vedere ai nostri nipoti negli anni che verranno? E il costone roccioso sarà messo in sicurezza? Bisogna fare presto. I politici si son fatti vedere e sentire, hanno fatto finanche interrogazioni regionali, ma cosa hanno fatto di concreto? Nulla. Fatti, fatti chiedono a gran voce i cittadini specialmente quelli che vivono nel rione Catocastro e alla Chiazza. Con le parole non si risolve nulla e nuovi massi continuano a crollare dal costone roccioso.

ISOLA CAPO RIZZUTO - Il Massimo Marrelli e tre operai sono morti dopo essere rimasti sepolti da un costone dove erano in corso dei lavori di riparazione di una condotta fognaria in seguito a una frana.

Quattro persone sono morte, a causa del cedimento di un costone di argilla nella località Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (KR) nel giardino dell’abitazione dello stesso Marrelli

I quattro, tra cui Massimo Marrelli, 59 anni, noto imprenditore crotonese della sanità stavano effettuando dei lavori ad una condotta fognaria quando una delle pareti ha ceduto.

Santo Bruno 53 anni di Isola Capo Rizzuto, Luigi Ennio Colacino 45 anni di Cutro e Mario Cristoforo 49 anni di origine napoletana ma residente a Crotone

Prima sono stati recuperati i corpi di due operai, poi, intorno alle 5, quello di Marrelli e, poco prima delle 6, quello della quarta vittima.

La tragedia si è compiuta poco prima della mezzanotte di ieri ma soltanto nelle prime ore del giorno si è avuto conferma di quattro vittime accertate.

Sul posto, sotto una pioggia intensa, stanno operando freneticamente carabinieri, vigili del fuoco, sanitari del 118, ispettori del lavoro.

Pubblicato in Crotone

La magistratura paolana per la frana della collina dell’ospedale di Paola assolve tutti, quasi che la frana stessa non sia mai esistita.

Ovvia la soddisfazione dei proprietari del fabbricato che vennero indicati fra i presunti responsabili dello smottamento del terreno.

Parliamo di Annarita Sganga e Pasqualino Saragò difesi dagli avvocati Gino Perrotta e Pietro Sommella.

I legali scrivono: “Sebbene ogni completa valutazione della complessiva vicenda, occorsa ai propri assistiti, debba necessariamente essere posposta all’esito del deposito delle motivazioni della sentenza, sin da ora esprimono piena soddisfazione per l’esito favorevole del procedimento penale che ha visto coinvolti i patrocinati.

Il Tribunale di Paola, infatti, all’esito di una lunga e articolata istruttoria, connotata da ricostruzioni fattuali e tecniche, smentite dal collegio difensivo, anche con il prezioso apporto dei testimoni e consulenti, ha accolto le richieste difensive di assoluzione con formula di insussistenza del fatto, pertanto affermando l'estraneità della committenza dei lavori del fabbricato nella causazione della frana che ha interessato il “Colle dell’ospedale”, nonché escludendo qualsivoglia illegittimità nella emanazione dei provvedimenti autorizzativi dei lavori e di conseguenza l’assenza di accordi e collusioni con i tecnici comunali.

I coniugi Annarita Sganga e Pasqualino Saragò, ingiustamente accusati di gravi fattispecie delittuose ed iniquamente sottoposti ad una esposizione mediatica che, per anni, ha procurato evidenti ombre e ha rischiato di causare loro ingenti danni e patemi – concludono gli avvocati - hanno salutato con estremo appagamento la pronuncia assolutoria, essendo stata ristabilita la verità in relazione ai fatti ascritti”.

Prendiamo atto anche della assoluzione dei tecnici Eduardo Romano, Salvatore Romito e Silvestro Mannarino ma ci sarebbe piaciuto se i giudici del Tribunale di Paola, Alfredo Cosenza (Presidente), Antonella Paone e Vincenzo D’Arcobello ci avessero fatto sapere, comunque, da cosa , se non da chi, sia stata prodotta la frana.

Pubblicato in Paola

Francesco Guzzo è il giovane cletese che opera nella protezione civile.

Ed in questo ruolo è speciale.

Sa tutto o quasi dei disastri ambientali del nostro territorio.

Siamo stati a Campora ieri e lo abbiamo incontrato al bar che era andato a prendere i caffè per i Carabinieri in servizio ai seggi elettorali.

Appena mi incontra, lui detto “Pele”, sembra aver fatto un gol.

Sprizza gioia.

Ed in modo affrettato ed approssimativo mi comunica di una frana.

Una frana sulla statale per Cleto.

E non mi molla fino a quando non lo faccio salire in auto e lo porto sul luogo della frana.

Ed in effetti troviamo uno smottamento poco prima della torre della Principessa

La terra caduta ha invaso la metà della carreggiata.

La frana è stata segnalata ma ora le transenne sono cadute e giacciono per terra.

In quel mentre passa il padre al quale chiede il giubbino fosforescente che porta nella foto.

E’ la sua divisa di cui non può fare a meno.

La maglietta n 10 di Pelè, quella che gli da forza, lo identifica.

Gli scatto una foto e nel mentre gli chiedo “Ma tu non hai avvertito nessuno?”

“Si. Ho chiamato l’ufficio tecnico della provincia ma chi mi ha risposto mi ha detto di non poter fare niente perché la frana è in territorio di Catanzaro “

“E tu ci hai creduto? Non è così. Siamo in provincia di Cosenza.”

Pubblicato in Campora San Giovanni

Almeno 2 giorni di disagio

Una vera sfortuna e si pensa che i pendolari da due mesi non possono neanche utilizzare la rete ferroviaria .

Le forti piogge degli ultimi hanno provocato una frana sulla statale 107 nel tratto tra Cosenza e Paola, in Contrada Castagnelle

La strada ora è chiusa al traffico al km 2+280.

Per il momento e la circolazione viene deviata sulla statale 284 delle Terme o sulla Statale 18 Tirrena inferiore.

Disagi enormi si registrato per i tanti pendolari, lavoratori e studenti, che utilizzano l’arteria di collegamento con la presila e il crotonese, costretti a seguire il percorso alternativo in autostrada sino a Falerna, tornando poi verso nord lungo la statale 18 e allungando la percorrenza di circa un’ora.

Senza dimenticare che da oltre 2 mesi la linea ferroviaria Paola – Cosenza è interrotta alla circolazione dei treni per il cedimento di una rotaia, che ha causato lo svio di un convoglio, avvenuto all’interno della galleria Santomarco.

Secondo quanto si è appreso la statale 107 non sarà riaperta prima di due giorni.

Sul posto sono presenti i tecnici dell’Anas e della protezione civile regionale, che stanno lavorando (e lo faranno per tutta la notte) per poter liberare la carreggiata e consentire almeno la circolazione a senso unico alternato nel tratto interessato dallo smottamento.

La stessa Protezione Civile calabrese, dopo il sopralluogo tecnico effettuato già dalle prime ore di stamattina, comunica che si è resa necessaria l’attività di messa in sicurezza di emergenza per consentire il transito in totale sicurezza.

Per questo sono previste, al momento, 48 ore di chiusura totale dell’arteria.

Si sta provvedendo ad installare dei container metallici che avranno la funzione di opera provvisionale di protezione finalizzata a consentire la riapertura al transito condizionato.

Contemporaneamente una squadra di rocciatori (ANAS) sta procedendo alle operazioni di pulizia e disgaggio.

Pubblicato in Paola

Sto salendo in piazza. Faccio la curva detta “Delle monache” e due persone mi fanno segno di fermarmi.

 

Lo faccio e scendo.

Mi fanno vedere un tubo che esce dal muro di Via dante e dal quale esce un filo di acqua

“Eppure non piove da giorni!” dicono tutti e due, quasi all’unisono.

Più che una constatazione è un grido di allarme di chi, di fatto, è portato a credere che questo filo di acqua possa significare una rottura dei tubi della rete idrica che passano sopra.

Quelli della piazza temono che queste rotture possano rendere instabili le proprie case.

Non serve far notare che sotto questo rivolo antico si vede il muschio ed il calcare dell’acqua si è depositato. Segni evidenti che non si tratta di un evento recente, ma antico.

“Appunto” rispondono in coro i due.

E mi fanno vedere che più sotto l’acqua è talmente presente che vi allignano le canne marine ed i fichi nascono anche nei muri.

Evidenzio ad ogni buon fine che nel luogo stesso si vede una vasca per la raccolta delle acque. Segno che si tratta di un fenomeno datato.

“Appunto” continuano i due quasi sfidandomi.

Continuo a fare vedere che è proprio qui che inizia il canale che scende verso la marina e che passa a lato di casa Sicoli in Via E Noto dove, invero, stranamente, la antica linea verticale di scorrimento delle acque, che giungeva fino ai terreni oltre la SS18, piega innaturalmente di 90 ° per congiungersi con il canale di raccolta delle acque della Chiesa madre.

Un cambiamento che sottolinea la sottovalutazione della forza delle acque piovane o sorgive che siano.

 

Si vede, in buona sostanza, che i due “chiazzitani” hanno paura di perdere la propria casa quale conseguenza di un possibile, temuto crollo della intera piazza.

Un po’ quello che è successo a casa Parise che si è seduta appena espunte le acque del terreno sul quale insisteva.

È il riemergere prepotente di paure antiche e nuove, sollecitate anche dal recente terremoto di Accumoli.

È il timore che le indagini geologiche fortunatamente disposte dal comune possano aver segnalato problemi di stabilità per le case ad ovest di Corso Umberto primo.

E’ noto, come abbiamo scritto, che le carote estratte erano piene di fogna…

 

Insomma l’acqua è pericoloso, sia che si tratti di acqua piovane che di foga che di acqua potabile.

Tanto più in un contesto di arenarea argillosa

“Per favore, scrivetelo! Dite tutti che abbiamo timori reali. Che occorre controllare le reti idriche e fognarie . lo hanno detto anche i geologi ma non è stato fatto, dite che i segni dei cedimenti si vedono un po’ dappertutto, dalla Chiesa madre alla Posta. Dite che questa acqua non è acqua sorgiva ma il segno, sia pure antico, di rotture della rete idrica e fognaria. ”

“Lo sto facendo!”

Ora che l’amministrazione comunque responsabile di quanto successo e di quanto potrà succedere disponga indagini ulteriori e tranquillizzi i chiazzitani. Giuseppe Marchese

(Nella foto Cavallerizzo).

Ecco la ennesima frana della collina di Cannavina.

Un collina maledetta e della quale ci si interessa ben poco.

Sono secoli che questa collina inconsistente continua a franare

Ci interesserebbe ben poco se non fosse, da un lato, perché e sede dei due serbatoi di acqua amanteani , e, dall’altro, per gli insediamenti umani che vi insistono.

Certo è difficile ricordare che nel 1931 diverse case di Cannavina( Perciavalle Rosa, Aloisio Gaetano ed Ombres Antonio) vennero sgomberate perché danneggiate da un forte smottamento della scarpata della strada Amantea Cosenza.

E’ più facile ricordare il 1978 quando un casa crollò ed oltre 20 abitazioni furono minacciate da un forte movimento franoso.

Senza dimenticare l’altra frana del 1982 con i danni al serbatoio di Potame

O quella della strada Amantea -San Pietro in Amantea proprio nella curva da dove si scaricarono i rifiuti per decenni ed in conseguenza della quale la strada rimase irrimediabilmente interrotta

Od ancora la frana sul torrente Santa Maria che rischia di lasciare solata la zona di Cannavina alta senza rimedio

O quella sulla stessa vecchia statale e che si è ripetuta in questi giorni.

Potremmo anche dare ragione a chi dall’interno del comune ci ricorda che la frana di ieri l’altro non è dipeso da una rottura dell’acquedotto ma dalle piogge.

Non ha alcun interesse, per la notizia che diamo.

Noi vogliamo solo evidenziare che il serbatoio di Cannavina che per la sua altezza permette di rifornire il centro storico sta rimanendo sempre più fragile, proprio a furia di crolli.

Ed infine vogliamo evidenziare che una frana come quella di ieri l’altro 25 febbraio rimane una ferita grave che rende ancora più vulnerabile il territorio e lo pone a rischio serio in caso di altre piogge.

Pubblicato in Politica

Non piove inutilmente. In specie quando i territori sono abbandonati a se stessi, quando i fossi di scolo sono trascurati, quando, in una parola, si attende inani l’evento

E l’evento c’è stato.

Una frana imponente che ha spezzato il tubo che riforniva il centro storico, il quartiere Catocastro e perfino Acquicella

Ma senza acqua potrebbero essere anche via Nazionale , l’area di San Bernardino

Un’altra tegola sulla giunta Sabatino che ogni giorno ne riceve una.

Domani, alla luce del sole si vedrà la grandezza della frana e l’entità dei danni provocati.

E domani si potrà provvedere ai rimedi

Sembra comunque che si tratti dell’acquedotto comunale e non della Sorical

Già stasera molti abitanti sono andati a fare rifornimento di acqua minerale ed a comprare grossi bidoni per i servizi igienici.

Poi a letto per un buon sonno

Domani tutto il comune provvederà a riparare la rottura, sempre che sia possibile

Ma quasi certamente si provvederà con una tubazione provvisoria

Impossibile infatti intervenire sull’area di frana fino alla sua stabilizzazione

Pubblicato in Politica

La tragedia sabato mattina nella cittadina di Oso, stato di Washington. Colpite circa 30 case. Scarse speranze di trovare persone ancora in vita

Frana di fango vicino a Seattle, 8 morti. Mancano all'appello 108 nomiLa casa della famiglia Kuntz. Erano tutti a una partita di baseball sabato mattina quando la frana si è abbattuta sull'abitazione, distruggendola (ap)

Una frana si è abbattuta "come un tornado" su una cittadina rurale a nord-ovest di Seattle, negli Stati Uniti, provocando almeno 8 morti. Ma sono almeno 108 le persone che mancano all'appello e la cui scomparsa è stata denunciata alle autorità, ha detto il direttore dei servizi di emergenza della contea di Snohomish John Pennington secondo cui il numero non significa necessariamente che si tratti di individui rimasti feriti o che hanno perso la vita sotto la frana.

Tra i dispersi ci sono operai che si stavano recando nella zona e gente che si trovava in auto. La frana è avvenuta sabato mattina, quando molta gente si trovava in casa. Circa 30 abitazioni sono rimaste distrutte. La portavoce della contea di Snohomish ha spiegato che il numero dei dispersi potrebbe aumentare, mentre sono ancora in corso le ricerche in un'area di due chilometri e mezzo rasa al suolo dalla frana.

I soccorritori hanno spiegato che la speranza di ritrovare ancora persone in vita è molto flebile: "Non abbiamo sentito alcun segno di vita", ha riferito Travis Hots, capo del dipartimento locale dei vigili del fuoco, "forse (al momento della frana) c'erano persone in auto o nelle case". Secondo la stampa locale, tra i dispersi c'è un bambino di quattro anni, che si trovava con la nonna.

Testimoni hanno raccontato che la frana "sembrava un treno merci" che in 45 secondi ha devastato la cittadina di Oso dove, secondo l'ultimo censimento, sono residenti 180 persone. La massa di fango, rocce e detriti "era larga più di un chilometro", ha raccontato Dan Young a 'Komo4News', "quando è arrivata al fiume (Stillaguamish) sembrava uno tsunami". A provocare la frana sono state le forti piogge che hanno colpito la zona nelle ultime settimane. Le previsioni per i prossimi giorni prevedono ancora maltempo.

Pubblicato in Mondo

PERVIENE UNA DOLENTE NOTA DEL RESPONSABILE DELLA COLDIRETTI GIUSEPPE RUPERTO.

ECCO (vedi foto)COSA AVVIENE DOPO POCHE ORE DI PIOGGIA, PRECEDUTE DA INCURIA, ABBANDONO DELL' AMBIENTE , DELLE CAMPAGNE, CUNETTE , TOMBINI E SCOLI MAI PULITI DA ANNI.          

LA FRANA INTERESSA ANCHE LA ZONA SOTTOPOSTA A VINCOLI ARCHEOLOGICI E DOVE SONO STATI TROVATI PARECCHI REPERTI POI DIMENTICATI DA TUTTI.        

STO PARLANDO DELLA ZONA PIANO DI TIRENA E DELLA ZONA DETTA “TREMPA DEL SIGNORE”, NELLE VICINANZE DEL PONTE SAVUTO CROLLATO, 8 ANNI FA.

INTERESSATA ALLAFRANA UNA ZONA VOCATA ALLA COLTIVAZIONE DI CIPOLLA ROSSA DI TROPEA CON MARCHIO IGP, ALLA PRODUZIONE DI OLIO EXTRA VERGINE D'OLIVA , VIGNETI E AGRUMETI.

DI QUESTO PASSO PRIMA O POI MI SARA’ IMPOSSIBILE RECARMI AL MIO ALLEVAMENTO .  

LA FRANA STA RECANDO ENORMI PROBLEMI ALLE FAMIGLIE CHE ABITANO ALLA CONTRADA PORTAVECCHIA E MARINA DI SAVUTO.

HO VISTO L' AVV. GIGLIOTTI , CON LA SUA 600, A STENTO A PASSARE PER ANDARE A DARE DA MANGIARE AI SUOI CANI AI QUALI E' MOLTO AFFEZIONATA.

NON SO SE   NEI PROSSIMI GIORNI LE SARA’ ANCORA POSSIBILE ARRIVARCI.      

LA STRADA CHE   PORTA, AL CENTRO STORICO DI NOCERA PAESE (STRADA PROVINCIALE) CHE NEI SCORSI GIORNI ERA STATA CHIUSA CON UN ORDINANZA PERCHE' LO STATO DI PERICOLO E’STATA RESA FRUIBILE AL TRAFFICO DOPO UN PAIO DI GIORNI.

MA E' RIMASTA APERTA SOLO X POCHE ORE PERCHE' CON QUESTE PIOGGE LA FRANA E' AVANZATA DI NUOVO.  

QUESTA VOLTA E' IL PROBLEMA è ANCORA PIU’ GRAVE.(vedi foto)

OCCORRE UN IMMEDIATO E DEFINITIVO INTERVENTO PERCHE’ IL COSTONE FRANOSO INTERESSA UNA STRADA CHE E’ INDISPENSABILE PER LE PERSONE CHE GIORNALMENTE DEVONO RECARSI PER STUDIO, LAVORO E SALUTE A CATANZARO.

LA GALASSO IMPRATICABILE DOPO ESSERE STATA DISTRUTTA DAI MEZZI DI CANTIERE E DELLE ACQUE CONVOGLIATE, DOPO I LAVORI DEL ' AUTOSTRADA.   LA STRADA DELLA ZONA SALICE, DOPO IL CENTRO STORICO CHE VA VERSO SAN MANGO E’ ANCHE A RISCHIO FRANE.

SIAMO   VERAMENTE ISOLATI .

CI DOBBIAMO ATTREZZARE DI ASINELLI COME UNA VOLTA ..

TUTTO QUESTO E' VERAMENTE VERGOGNOSO CERTAMENTE LA PIOGGIA HA FATTO LA SUA PARTE MA L'INCURIA E L'INDIFFERENZA HA FATTO DI PIU’ .   CERTAMENTE IO GIUSEPPE RUPERTO DA CITTADINO, ALLEVATORE E RESPONSABILE COLDIRETTI NON RESTERO' A GUARDARE.

E' ARRIVATO IL MOMENTO DI SCENDERE IN CAMPO E NON DI RESTARE A GUARDARE .

BASTA CON I SOLITI SCARICABARILE.    

SAREMO COSTRETTI A TUTELARCI A FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE PERCHE’ CI SENTIAMO ABBANDONATI DALLE ISTITUZIONI.

Pubblicato in Lamezia Terme
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