“Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo/di gente in gente,/ me vedrai seduto su la tua pietra,/ o fratel mio, gemendo/il fior de' tuoi gentil anni caduto.” Ugo Foscolo
La morte, comunque la si interpreti, è sempre una dura realtà con la quale non tutti trovano la forza e il coraggio di accostarsi schiettamente. Ognuno, sulla scorta delle proprie convinzioni, cerca una risposta alle paure evocate dalla morte. Possibili risposte profane a queste paure, e ai sentimenti negativi da esse suscitati, sono, ad esempio, cercare di vivere intensamente i piaceri dell’esistenza, gli affetti di chi ci circonda, gli ideali in cui si crede.
Non sempre, però, questo riesce a farci superare del tutto i timori e le angosce della morte, ma solo ad allontanarli. Il credente può contare sulla sua fede nell’immortalità dell’anima e sulla forte convinzione che la vita di un individuo non avrebbe alcun senso se finisse inesorabilmente con la morte.
Quando muore un Amico cambi abito alla tua anima. La rivesti di un nuovo colore. Il tono triste della solitudine del cuore. La ammanti con una coltre densa e soffocante di malinconia. Quasi ti vergogni di essergli sopravvissuto.
Quando muore un Amico si ferma il mondo per un istante. Sembra quasi voglia cadere nell’abisso del Nulla. Si perde ogni riferimento reale. Corri con la mente nelle vie del passato quasi a rincorrere e catturare, per fissarle, le immagini di chi non ci sarà più. Per chi come me non crede in un'altra vita, oltre a questa, è il ricordo a fornire il necessario a superare il dolore di una perdita.
A tale fine, è importante ripescare nella propria mente quegli spezzoni di vita trascorsa assieme in cui si è stati bene e, con un processo sconosciuto, li si fissa nel cervello in maniera indelebile. Nome uguale ricordo. Da oggi viaggeranno insieme sempre, sinonimi stravaganti ma appagati. Per me Alfonso, che conoscevo da circa 50 anni, è e sarà per sempre nel mio cuore e pensiero. Ovviamente anche io ricordo il suo sorriso: un sorriso irresistibile, pulito, affettuoso. Ti vedo ancora appeso lassù, ad un palo dell’elettricità nei pressi di Carolei mentre passavo per andare a Cosenza e tu che con qualcosa in mano mi salutavi. Ecco, oggi qui voglio onorare un collega di calcio, un prezioso e gioioso amico con cui ho avuto il piacere di giocare, in tutti i sensi, divertendomi. Privilegio assai raro. Ciao caro Alfonso, io ti ricordo! Quando un Amico se ne va, ti senti come tradito. Ecco fatto, non ci sei più.... Tutte le paure, le angosce di questi lunghi mesi si sono attuate in un bellissimo mattino di ottobre. Tanti mesi di speranze e tante sofferenze per te, e per tutti quelli, sono tantissimi, che ti volevano bene. Non riesco a farmene una ragione... perchè andarsene così, in un lampo, ti lascia sbigottito, straziato ed inerme.
Addio Caro e Indimenticabile Amico.
“Un normale essere umano non vuole il Regno dei Cieli: vuole che la vita sulla terra continui. Ma non solo perché è ‘debole’, ‘peccatore’ e in ansia per i ‘bei tempi’. La maggior parte delle persone tira fuori del gran divertimento dalle proprie vite, ma di contro la vita è sofferenza, e solo il più giovane tra i più folli può immaginare diversamente. Alla fine è l’attitudine cristiana che è interessata ed edonista, poiché l’obbiettivo è sempre quello di lasciare le fatiche dolorose della vita terrena e trovare la pace eterna in qualche tipo di Paradiso o Nirvana. L’attitudine umanista è invece che le fatiche continuano e che la morte sia il prezzo della vita”. George Orwell
Gigino A Pellegrini & G el Tarik