
“Mangiato che ho, ritorno nell'hosteria: quivi è l'hoste, per l'ordinario, un beccaio, un mugnaio, dua fornaciai. Con questi io m'ingaglioffo per tutto dí giuocando a cricca, a trich-trach, e poi dove nascono mille contese e infiniti dispetti di parole iniuriose; e il più delle volte si combatte un quattrino, e siamo sentiti non di manco gridare da San Casciano”. N. Machiavelli.
Gli ambienti universitari formano sempre meno una élite capace di gettare luce sulla strada giusta da seguire per l’uomo comune. Sono più simili a una corte d’altri tempi, vendono risultati di ricerca a dei finanziatori. Molta autocensura, molti format replicati per far piacere al potere chiede a persone impegnate nel servizio pubblico di gestirlo come se si trattasse di una organizzazione privata. In maniera particolare formano quei mediocri che tornano a Sud per diventare i notabili del paese, della provincia e della regione.
Una Calabria senza futuro perché negli anni è stata gestita, governata e spesso depredata da mediocri. Individui che non hanno nemmeno gli strumenti per pensare al futuro, al progetto, allo sviluppo, intenti come sono ad arraffare tutto e subito. Anche quello che sto per scrivere verrà criticato da questi signori servi dei loro finanziatori ma vado avanti considerando i loro starnazzi noiosi rumori di fondo amplificati dai loro portavoce. Qui, per chi volesse veramente capire di ciò che vado dicendo, il discorso, la tematica, si ampliano a dismisura e nessuna parte resta fuori da quello che, ad un certo punto, diventa una sorta di risiko gestito a tavolino. Ora, a parte l’ignominia e l’infamità derivate dal comportamento di alcuni gaglioffi travestiti da perbenisti a spasso per la strada principale del paese con fascia o senza e della quale abbiamo trattato più volte in passato, gli amanti della bizzarria hanno svenato e sfinito questa cittadina. Il resto lo ha fatto un apparato burocratico labirintico composto di forze che si controllano e si “respingono”, si fa per dire, a vicenda. Spesso hanno usato la tattica del deviante, vecchia quanto il mondo; spostare l’attenzione da una cosa creandone, più o meno ad arte, un’altra; buttarla in rissa quando la sconfitta sul campo si avvicina è uno dei comandamenti del manuale di questi gaglioffi. Se si prova a chiedere in giro cosa sa di “Why not”; vi risponderanno quasi tutti che si tratta di un vecchio film o il coro di qualche squadra inglese. Oppure che si è trattato di un’indagine per la quale due Procure della Repubblica hanno litigato. Punto. Niente di più.
Ennio Flaiano, famoso scrittore romano, era ottimista quando diceva che la linea più breve fra due punti da noi è l’arabesco. Dimenticava o non vedeva che molte di queste linee convolute non arrivano mai al punto B: disegnano un arabesco che non porta da nessuna parte e quello diventa il ritratto esatto di questa Calabria e di Amantea, questa sua cittadina. Se non si riuscirà a capire almeno questo, resteremo per sempre prigionieri dentro il labirinto inconcludente del nostro arabesco meridionale, schiavi di quei notabili mediocri che mandiamo in giro fra gli scarni del parlamento nazionale e di quelli del parlamento europeo. Mediocri a spacciare i loro sacchetti di peperoncino al posto del Viagra dentro gli ingranaggi della macchina del Potere.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
Riceviamo e pubblichiamo:
E’ da Sabato 3 novembre che un’intera zona è SENZA ACQUA POTABILE.
Sono passati 4 giorni e ancora oggi, il problema persiste.
Stiamo parlando di località S. PROCOPIO.
Una zona abitata da centinaia e centinaia di persone di fatto ABBANDONATA a se stessa.
Come può un’amministrazione attenta DIMENTICARSI di questa fetta di popolazione?
Non sono forse cittadini di AMANTEA?
Nonostante le ripetute SEGNALAZIONI fatte all’ufficio preposto e agli amministratori sia dagli abitanti della zona, sia dal sottoscritto, loc. S. PROCOPIO non viene CONSIDERATA dalla GIUNTA PIZZINO.
Tutte le periferie (CAMOLI, FIUMARA, CANNAVINA, GRASSULLO, COLONGI, GALLO, AUGURATO, MIRABELLA, VILLANOVA, FRAVITTE) di fatto, sono abbandonate a se stesse e sono conosciute solo durante il mese della campagna elettorale.
In quel periodo, vengono fatte tantissime PROMESSE: STRADE BITUMATE, PULIZIA DELLE CUNETTE, TAGLIO ERBA, ILLUMINAZIONE, ACQUA POTABILE, FOGNATURE, RACCOLTA DIFFERENZIATA, ecc....
La REALTÀ però è ben altra....
Spazzatura che non viene raccolta da settimane, zone completamente al buio, strade dissestate, zone senza acqua potabile.....
Un’amministrazione che non riesce a garantire nemmeno l’ordinario non ha ragione di esistere....
Quelle stesse persone che hanno bussato alle vostre case e vi hanno PROMESSO DI TUTTO E DI PIÙ oggi non sono in grado nemmeno di garantire i SERVIZI DI PRIMA NECESSITÀ....
Faccio un appello agli abitanti delle zone periferiche: UNITEVI E CHIEDETE I VOSTRI DIRITTI altrimenti più passa il tempo e più sarete abbandonati da questi AMMINISTRATORI.
Non bastano solo le PROMESSE....l’attuale GIUNTA è al governo della città da un anno e mezzo e ancora PROMETTE....
Voglio RICORDARE a tutta la città che gli amministratori utilizzano il DISSESTO come scudo alla loro negligenza e incompetenza....
Il comune è vero che è in DISSESTO però per i loro STIPENDI l’ente rimane un comune FLORIDO.....
Tommaso Signorelli
Riceviamo e pubblichiamo
"Oramai è chiaro a tutti: Amantea sta attraversando uno dei momenti più neri della sua gloriosa storia. Le difficoltà economiche dell’Ente, la crisi della politica e, purtroppo, delle Istituzioni comunali si stanno riversando negativamente anche sul tessuto economico e sociale della Città, minando, inesorabilmente, giorno dopo giorno, ogni possibilità di sviluppo e crescita del nostro territorio.
La triste (e non solo per il cattivo meteo) “Fiera di Ognissanti” volge al termine e, forse, un ulteriore “peso” per l’Amministrazione comunale è scivolato via.
Ho citato la crisi della politica e dell’Istituzioni comunali non a caso.
Nei giorni scorsi ho appreso da fonti comunali autorevolissime un fatto gravissimo che rappresenta forse la fotografia più nitida dell’abulia cui è stato ridotto il Palazzo comunale.
Tra i mille problemi che attanagliano il Comune, ora se ne aggiunto un altro: la gestione del mercato ortofrutticolo comunale di Amantea.
Infatti, da un mese, come avranno potuto notare, in primis, i contadini e i cittadini che abitualmente si recano al mercato per vendere o acquistare i prodotti ortofrutticoli della nostra terra, la struttura è abbandonata a se stessa ed evidenzia gravissimi problemi soprattutto di carattere igienicosanitario. La struttura non ha più un addetto alla sua apertura/chiusura, al presidio durante la sua utilizzazione, alla raccolta differenziata dei rifiuti, alla segnalazione del malfunzionamento di parti della stessa, alla pulizia dei bagni (se bagni si possono definire…) e allo spazzamento delle vie adiacenti.
A seguito di varie segnalazioni e proteste indirizzate a diversi Amministratori comunali, la problematica è stata oggetto di discussione presso il Palazzo comunale.
Nel mezzo di una delle tante riunioni e discussioni ecco uscire la soluzione: “CHIUDIAMO IL MERCATO ORTOFRUTTICOLO PERCHE’ NON E’ UN SERVIZIO ESSENZIALE!” La proposta sembra essere stata avanzata da una figura apicale in servizio presso il nostro Comune e adeguatamente retribuita con i soldi dei cittadini/contribuenti di Amantea.
Nell’apprendere il fatto, ripeto comunicatomi da fonti autorevolissime interne al Comune, ho dovuto contare fino a cento prima di rispondere e commentare questa proposta amministrativamente scellerata.
Non so come finirà questa bruttissima vicenda, ma mi domando: è possibile mostrare tanto “menefreghismo” al cospetto di una Città intera in enorme difficoltà?
E’ possibile solo pensare di chiudere il mercato ortofrutticolo, realtà commerciale e contadina storica di Amantea che, in ogni caso, offre da vivere a numerose famiglie?
E’ possibile che questa proposta non sia stata subito oggetto di attenta valutazione da parte di un solo Amministratore comunale?
E’ possibile che chi è retribuito con i soldi dei cittadini e che ha quale compito quello di far funzionare al meglio la macchina comunale possa proporre queste soluzioni ai problemi?
Ho sempre pensato che il buon funzionamento del Palazzo comunale debba essere finalizzato al benessere della comunità di riferimento e che chi ci lavora dentro (Dirigenti, Dipendenti e Amministratori pubblici) deve lavorare per questo.
Oramai sono assente dalle stanze di quel Palazzo da circa cinque anni ma so che dentro ci sono anche Lavoratori onesti e di valore.
Quando incontro per strada qualcuno di questi, nei loro occhi intravedo senso di rassegnazione e impotenza. Ora capisco cosa mi vogliono “dire” più approfonditamente i loro occhi!
Amantea, 4/11/2018 Gianfranco Suriano