Un uomo, italiano, è stato fermato durante la notte per l'omicidio del senegalese Assan Diallo ucciso sabato sera a colpi di pistola a Corsico, nell'hinterland milanese. Fabrizio Butà, 47 anni, di origini calabresi ha confessato davanti al pm Christian Barilli.
Si è presentato spontaneamente ai carabinieri nella tarda serata di ieri e avrebbe raccontato che, all'origine del delitto, vi sarebbero state ripetute molestie da parte del senegalese alla sua fidanzata. I due si sarebbero dati appuntamento sabato sera per risolvere la questione e, in un giardinetto di via delle Querce a Corsico, Butà ha sparato almeno dieci colpi, dei quali sei in faccia all'immigrato.
L'uomo ha precedenti anche per un omicidio del 1998. La sua compagna, di 36 anni, è stata arrestata per favoreggiamento personale, detenzione di arma illegale e possesso di stupefacenti. È nel suo garage che è stata trovata l'arma del delitto.
Ucciso da qualcuno che l'ha anche insultato con frasi razziste. La moglie di Assane Diallo, il senegalese di 54 anni ucciso a colpi di pistola in via delle Querce nella tarda serata di sabato a Corsico (Milano), ha riferito ai carabinieri che il marito aveva avuto un diverbio con una persona che gli avrebbe rivolto anche epiteti razzisti.
b)Milano, senegalese ucciso in strada a colpi di pistola. La moglie: «Agguato razzista»
È anche su questa circostanza che stanno lavorando gli investigatori, anche se la modalità spietata con cui l'uomo è stato ucciso potrebbe far pensare a un omicidio maturato in un contesto malavitoso. Diallo, però, aveva piccoli precedenti risalenti nel tempo: era stato denunciato alla fine degli anni '90 per spendita di denaro falso e per una patente contraffatta. Le indagini riguardano anche l'attività di buttafuori in alcuni locali del senegalese che era addetto alla sicurezza anche nei supermercati.
Il sindaco di Corsico Filippo Errante ha dato la «massima disponibilità» ai carabinieri che stanno lavorando per dare un nome a chi ieri sera ha ucciso a colpi di pistola il senegalese Assane Diallo e spiega che «se gli investigatori accerteranno che si tratta di crimine razziale, come afferma la moglie, la condanna mia e dell'intera Amministrazione sarà senza se e senza ma». «Ho sentito la Compagnia Carabinieri per essere costantemente informato sullo sviluppo delle indagini - scrive in una nota Errante -. Sono in corso una serie di verifiche anche con il magistrato incaricato. Ho confermato la massima disponibilità delle istituzioni. Forniremo tutto il supporto necessario e, sono sicuro, non mancherà, se si rendesse necessario per rafforzare il notevole lavoro svolto dagli uomini dell'Arma, anche l'intervento della Prefettura».
Nel frattempo, «con la Polizia locale abbiamo già deciso di rafforzare il presidio di alcune zone fino alle 22 e, due giorni la settimana, fino alle 24. Proseguiremo in modo serrato i controlli anche dei locali pubblici e dei loro avventori. Perché, questi interventi eseguiti negli ultimi anni, in cui abbiamo potenziato il comando con nuove assunzioni, sono stati utili affinché la Questura disponesse, in diverse occasioni, la chiusura di alcuni locali». «Se gli investigatori accerteranno che si tratta di crimine razziale, come afferma la moglie, la condanna mia e dell'intera Amministrazione sarà senza se e senza ma - conclude Errante -. Credo però che non sia corretto, nel rispetto della magistratura, giungere a conclusioni affrettate perché ritengo che i carabinieri debbano poter svolgere il proprio lavoro fino in fondo. Si è trattato di un'esecuzione. Su questo credo non ci siano dubbi.