Il partito di Giuseppe Conte ha già un nome e sponsor molto, molto potenti.
Luigi Bisignani, sul Tempo, disegna la mappa del potere che gira attorno al "premier per caso", diventato dopo un anno a Palazzo Chigi la carta da giocare per sparigliare il campo a Roma e in Vaticano.
Il premier non vuole andare a votare a settembre, spiega Bisignani, "perché stanno preparando un partito tutto per lui".
La "lista Conte", o meglio Forza Giuseppe, è "un mix di mondo cattolico variopinto tra solidarietà, rigore e comprensione verso le nuove tendenze della società".
Secondo i sondaggi il gradimento personale dell'avvocato è alto, e Rocco Casalino si starebbe muovendo per assicurargli il sostegno di due luogotenenti grillini, la ministra Barbara Lezzi al Sud e il deputato genovese Sergio Battelli al Nord.
Dietro Conte, però, ci sono anche "importanti studi legali come quello di Grande Stevens, la cui eredità è stata raccolta da Michele Briamonte, punto di riferimento in Vaticano", e poi "il solito profumo di servizi di sicurezza e qualche bella dama romana".
Oltretevere Conte gode dei favori di "monsignor Claudio Maria Celli, stratega della comunicazione e diplomatico di lungo corso con alterne fortune tra Cina e Venezuela" e gli incontri riservati per decidere come e quando Conte dovrà fare il grande passo si svolgono, sussurra Bisignani, "in una palazzina di Propaganda Fide in via Carducci, benedetta anni fa dal compianto cardinale indiano Ivan Dias".
Monsignor Celli sarebbe "il collante con Villa Nazareth, dove risiede la Comunità Domenico Tardini" (dove ha studiato Conte), guidata oggi dal Cardinale Silvestrini, con la benevolenza del segretario di Stato Pietro Parolin".
Sostengono la lista Conte anche la Comunità di Sant'Egidio e dalla Libia "l'uomo catapultato dal premier al Dis, il generale Gennaro Vecchione", oltre a top manager come Claudio Descalzi di Eni e Alessandro Profumo di Leonardo.