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Vittorio Bachelet a 37 anni dalla morte

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Vittorio-BacheletVittorio Bachelet, ultimo di nove figli, era nato a Roma il 20 febbraio 1926 e morì a Roma il 12 febbraio 1980, assassinato dalle Brigate Rosse nell'atrio della Facoltà di Scienze Politiche de "La Sapienza" dove lui insegnava mentre conversava con la sua assistente, l'odierna Presidente della Commissione antimafia On. Rosy Bindi.

Si iscrisse ancora bambino all'Azione Cattolica e ne divenne Presidente nel 1964. Negli anni universitari si impegna nella FUCI. Si laureò giovanissimo alla Facoltà di Giurisprudenza nel 1947 all'età di appena 21 anni con 110/110 discutendo una tesi sul diritto del lavoro "I rapporti fra lo Stato e le organizzazioni sindacali". Nel 1951 si sposa con Maria Teresa De Januario. Dal matrimonio nacquero due figli: Maria e Giovanni.

Iniziò prestissimo la sua carriera universitaria come docente presso la Scuola di Applicazione della Guardia di Finanza e presso l'Università di Pavia, poi presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Trieste e dal 1974 fu Professore Ordinario di Diritto Pubblico dell'Economia presso la Facoltà di Scienze dell'Università "La Sapienza" di Roma.

Fu condirettore del periodico della federazione universitaria "Ricerca", redattore capo e poi Vice Direttore della rivista di studi politici "Civitas". Ottenne diversi incarichi presso l'attuale CIPE e la Cassa per il Mezzogiorno. Fu Vice Presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia e Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Malgrado i suoi impegni politici, giuridici, economici e universitari non abbandonò mai la militanza nell'Azione Cattolica. Esponente di spicco della Democrazia Cristiana, grande amico di Aldo Moro, e come lui fu barbaramente ucciso da un commando brigatista con sette colpi di pistola sparati a bruciapelo al termine di una lezione universitaria.

Vittorio Bachelet è stato assassinato nell'adempimento del dovere di docente e di Vice Presidente del CSM, nella sua Facoltà, nella città in cui era nato e vissuto.

I funerali di Stato furono imponenti e partecipati. Si celebrarono a Roma nella chiesa di San Roberto Ballarmino. Furono funerali diversi dagli altri ai quali in quegli anni di piombo fummo costretti ad assistere attraverso la televisione. Non ci furono grida, pianti e imprecazioni. Ricordo come se fosse ieri il figlio Giovanni cantare insieme agli amici e compagni e poi recitare la Preghiera del fedeli nella quale invitava a pregare per i governanti, per il Presidente Pertini, per il Ministro Cossiga, per i giudici, per Le forze dell'Ordine. E poi infine disse:- Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri-. Queste bellissime ed esemplari parole di perdono del figlio Giovanni allora non furono completamente capite. Ma il figlio Giovanni che amava tanto il suo papà aveva accettato la morte come inizio della vita, della vita nuova. Cristo gli aveva insegnato che si deve accettare la morte, che bisognava far sacrificio della vita per dare testimonianza alla verità e all'amore. E il Santo Padre Giovanni Paolo II nella celebrazione in suffragio di Vittorio Bachelet il 23 febbraio 1980 così disse nella sua omelia:- Cristo ha insegnato che bisogna vincere con la verità e con l'amore. Egli ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli-

Quali insegnamenti ci ha lasciato Vittorio Bachelet:

1. L'impegno del cristiano nel mondo non è altro che una specificazione delle tre virtù teologali della fede, della speranza e della carità

2. Avere maggiore attenzione a ciò che emerge di nuovo dalla storia. "Non c'è democrazia, non c'è vitalità politica, se le forze politiche non sanno farsi interpreti delle attese, delle speranze e delle angosce dei cittadini -.

3. La politica deve realizzare il bene reale e possibile.

4. In politica bisogna coinvolgere anche se non soprattutto la gente più umile, facendo sentire a tutti i diritti e i doveri dell'essere cittadini, e la corresponsabilità per quella cosa comune che era finalmente la democrazia.

5. Coniugare insieme la fermezza di carattere e la capacità di dialogo, il sano realismo e l'invincibile speranza.

Diceva: - Sono inguaribilmente ottimista e credo che, nonostante tutte le difficoltà, ci sia la possibilità di un futuro migliore per la vita del nostro paese e per la vita delle nostre istituzioni -.

Nonostante ricoprisse incarichi importantissimi e fosse conosciuto ed apprezzato da tutti come un grande uomo di cultura non aveva la scorta, abitava in un modesto appartamento fuori Roma e guidava una modesta Fiat 127.

Era amato da tutti, dagli studenti e dai colleghi professori, perché era un uomo buono, intelligente, preparato, onesto, pio, dolce. Noto per la sua semplicità, per l'amorevolezza nelle relazioni, per la tenacia nel vivere la fede e nel difenderne i valori, per la nobiltà d'animo, per essere un buon padre di famiglia, un ottimo studioso, un grande servitore dello Stato, un custode della cultura, un promotore del bene comune.

Sono trascorsi 37 anni dalla sua barbara uccisione e il ricordo e il sacrificio di Vittorio Bachelet sono ancora incisi non solo nella carne della Facoltà di Giurisprudenza, ma nei cuori di tutti coloro che l'amavano e lo stimavano e soprattutto nei cuori di noi tutti che facevamo parte dell'Azione Cattolica e quel tragico evento ancora oggi ci appartiene e ci coinvolge.

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