I dittatori di ogni tempo( tanto più oggi, evidentemente) hanno bisogno delle piazze nella quali raccogliere le folle da affascinare ma anche delle quali nutrirsi politicamente.
E così gli stadi, le chiese, le piazze sono state, sono e saranno, l’anello di congiunzione tra chi vuole dominare e chi vuole essere dominato, il ponte tra il dittatore ed il popolo, tra l’uomo forte e gli uomini deboli, il campo da brucare sotto l’occhio vigile del pastore aiutato dai suoi cani .
E chi vuole governare, comandare, disporre, usare il popolo ha bisogno delle piazze.
Perfino un imbonitore televisivo come Berlusconi
Ed allora la “piazza” è intoccabile. E diventa, forse mai come oggi, il punto di equilibrio tra le masse politicamente orientate e socialmente disorientate.
La piazza la vuole da destra, il centro destra, il centro sinistra, la sinistra, per raccogliere e governare il popolo di destra, di centro destra, di centro sinistra, di sinistra.
Non più e soltanto , quindi, la massa, quella raggiungibile con la televisione, quella fatta di due milioni di persone davanti ad un milione di televisioni ma che sono incapaci di trasmettersi emozioni, di stancarsi in piedi , di agitare bandiere identificative e da cui sentirsi perfino protetti .
Abituiamoci allora al prossimo invadente uso delle piazze sperando che non avvenga quello che avvenne agli inizi del secolo scorso auspice l’introvabile “Psicologia delle Folle” di Gustav Le Bon al quale si abbeverarono sia Lenin che Hitler e che fu una vera miniera d’oro anche per Mussolini, un libro che fornì le basi teoriche per realizzare il totalitarismo, lasciando ad altri il compito di applicarle usando piazze e folle!
Non si illuda nessuno in Italia di inibire l’uso delle piazze, anche se fu in una piazza che si raccolse la folla che scelse Barabba al posto di Cristo!
Basta soltanto un burattinaio o le grida dei gladiatori.
Giuseppe Marchese