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Redazione TirrenoNews
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Amantea .Centinaia di contravvenzioni per i pozzi neri. Fra breve altri accertamenti.
Martedì, 29 Ottobre 2013 12:41 Pubblicato in Comunicati - Sport - GiudiziariaIl mare Tirreno deve essere pulito.
La fogna deve transitare negli appositi impianti di depurazione.
Ed allora accertamenti sui fabbricati.
In comuni interessati sono stati : San Pietro in Amantea, Lago, Falconara Albanese, Guardia Piemontese , Bonifati, Fiumefreddo Bruzio, Cleto, Amantea.
Ora spetta a tutti gli altri sulla costa tirrenica. Impossibile ed ingiustificabile, infatti, che gli accertamenti siano limitati solo a pochi comuni.
Gli accertamenti sono stati condotti, in particolare, Polizia Provinciale di Cosenza, su delega del Procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano.
Sono stati compiuti più di mille sopralluoghi.
Sono state comminate più di 300 sanzioni amministrative.
La Polizia Provinciale, quando necessario, si è avvalsa delle Polizie Municipali e dei tecnici comunali.
Secondo il comunicato, i cittadini interessati ai controlli sono stati preventivamente informati di quali siano le norme vigenti in materia ambientale e quale la documentazione da produrre per dimostrare di essere in regola.
Come dire “ uomo avvisato, mezzo salvato”
In realtà stiamo parlando di fabbricati lontano dai centri abitati e dove non esiste la rete fognaria. Fabbricati costruiti tantissimi anni fa e che utilizzavano ed utilizzano pozzi neri che oggi sono in contrasto con la normativa
Come dire “ ncapu corna, mazze”.
Parliamo non di ville ma di fabbricati rurali.
Parliamo non di scelte dei proprietari ma di costrizioni.
Smaltire la fogna nel rispetto delle attuali normative significa spendere somme impossibili.
Ma come si dice “Dura lex, sed lex”
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Amantea ed il suo estremo e continuo bisogno di manutenzione. FOTO
Martedì, 29 Ottobre 2013 09:35 Pubblicato in CronacaAbbiamo visto prima della fiera gli operai del comune potare alberi ed arbusti per far sembrare la città pulita ed organizzata. Bene. Siamo contenti, ma siamo anche esigenti è conosciamo i problemi del nostro paese ecco perché diciamo che non basta.
Sapete tutti che a noi piace girare per vedere le cose di questo nostro paese, quelle che gli altri non vedono (o fanno finta di non vedere) e su queste cose riflettere e far riflettere.
Siamo così andati a vedere la chiesetta di san Giuseppe. Volevamo “toccare” con mano gli effetti dei teli.
Ahimè, non ci siamo potuti arrivati perché siamo stati costretti a fermarci ben prima.
Il bitume del ponte azzurro era pieno di buche. Buche profonde che manca poco si riesce a vedere il fiume sottostante.
E poi alla fine del ponte scopriamo che l’amministrazione comunale aveva fatto si intervenire il proprio personale dopo le ultime piogge ma poi se ne era dimenticata( vedi foto auto spurgo).
Ed così la griglia all’inizio della salitella per san Giuseppe era piena di residui che ne riducevano il funzionamento così che le acque piovane non andavano a rifiuto.
Il tubo di cemento per lo scolo delle acque era ancora pieno di terra e fango.
Il canale di scolo con le tre griglie era ancora pieno di terra e non funzionava.
Dalle tre griglie usciva perfino il “verde pubblico”, palese segno del suo non funzionamento.
Ecco allora l’inaccettabile stato del bitume sul ponte.
Le acque non avviate a rifiuto si riversano sul ponte dilavando il bitume, così che ogni mezzo ne fa saltare un pezzo. Si comprende allora che è assolutamente necessario intervenire. Altro che il rossetto ed il belletto. Il ponte è l’unico accesso per le persone che abitano dall’altro lato. E chi usa il ponte non trova marciapiedi come in quasi tutto il comune. Non ci sembra giusto che decine e decine persone che abitano nel centro urbano siano così dimenticate.
E rischiano anche di farsi male solo per andare a scuola, per andare dal medico, per andare a fare la spesa. NO!. Non è giusto!
GALLERIA FOTOGRAFICA
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Migranti. Le stragi non avvengono solo nel Mediterraneo
Lunedì, 28 Ottobre 2013 17:57 Pubblicato in MondoE’ un mondo incredibile il nostro.
A milioni scappano dall’Africa o dall’Asia per venire in Italia, in Europa.
Sono fughe, non viaggi.
Fughe che lasciano scie di morte.
Non solo a bordo delle carrette del mare, ma anche nei deserti che occorre percorrere fino alle coste del mediterraneo.
Ma di queste morti, di queste stragi, individuali o plurime si viene a sapere molto poco.
È il caso dei 35 morti per sete. Migranti dal Niger rimasti nel deserto per un guasto al camion.
Pochi i superstiti. Si parla di meno di 20 persone che sono riuscite ad arrivare fino alla più vicina oasi o ad un altro punto di soccorso.
Ne ha parlato Rhissa Feltou, il sindaco di Agadez, la principale città nel nord del Paese africano.
Da Arlit il 15 ottobre erano partiti 2 camion con «una sessantina di migranti». Erano sicuramente diretti verso Tamanrasset il luogo dal quale passano migliaia e migliaia di profughi, un luogo senza legge.
Da qui due sole strade . Una diretta verso Ain Salah e poi il viaggio verso la Spagna che non permette l’accesso.
L’altra verso Gadamis o Sabha per entrare nella Libia e da qui verso l’Italia.
Ma uno dei due mezzi si è guastato fermandosi; l’altro, senza nessuno a bordo, è partito per cercare pezzi di ricambio e tentare una possibile riparazione dei guasti.
I migranti sono rimasti a piedi ed hanno cercato in piccoli gruppi un’oasi.
Qualcuno è ritornato indietro fino ad Arlit dando l’allarme
Secondo il responsabile della Ong Synergie, Azaoua Mamane, tra i migranti «c’erano famiglie intere, per questo c’erano tante donne e bambini”
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