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25-aprile-festa-della.liberazioneItalia un po’ ingrata verso le forze che cacciarono i nazisti dall’Italia e sconfissero il regime fascista. Grazie al sacrificio e all’eroismo di centinaia di migliaia di soldati, marinai, avieri delle forze alleate l’Italia fu liberata dal giogo nazifascista e il popolo italiano, dopo venti anni di dittatura, di sacrifici, di lotte, di bombardamenti, di combattimenti, di lotte, di distruzione, di morte e di miseria, finalmente, poté assaporare la libertà perduta. Libertà va cercando ch’è sì cara, dice il sommo poeta Dante. E così ogni anno in tanti Comuni Italiani, nelle città grandi e piccole, il 25 aprile, anniversario della Liberazione d’Italia, è celebrato come data simbolo della liberazione dell’intero territorio nazionale dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. Onore e gloria ai combattenti, ai partigiani che nell’Italia occupata salirono in montagna per prendere parte ed organizzare la lotta contro gli invasori, ma anche contro i repubblichini di Salò che sostenevano gli occupanti. A quei patrioti, a quegli uomini e donne di ogni età e di ogni credo politico va, deve andare sempre la nostra ammirazione, la nostra gratitudine, la nostra riconoscenza. La liberazione dell’Italia ebbe un costo elevato di vittime militari e civili, oltre 40 mila partigiani persero la vita in combattimenti e in rappresaglie. Gli alleati ebbero 120 mila caduti tra morti in battaglia, dispersi, feriti e mutilati in seguito deceduti. Anche a Cosenza si è celebrato il 25 aprile alla presenza delle autorità civili, militari e religiose. Una corona d’alloro è stata depositata al Monumento ai caduti di tutte le guerre e l’Arcivescovo di Cosenza Mons. Cecchinato dopo aver benedetto la lapide dove sono incisi i nomi dei valorosi soldati caduti ha recitato una preghiera. E così anche in altre parti d’Italia, con sfilate e comizi. Io, però, oggi, senza fare polemica, senza odio, senza rancore avrei voluto che qualcuno dai palchi avesse ricordato pure i sacrifici dei tanti soldati americani che perirono in battaglia per liberare l’Italia dai nazifascisti. Sul suolo italiano ci sono numerosi cimiteri di guerra dove sono sepolti i soldati alleati. Voglio ricordare il cimitero di Nettuno, di Coriano, di Cattolica, di Gradara, di Cassino, di Venafro che io ho visitato. Dunque, se ci sono stati tanti morti, l’Italia non fu liberata solo dalla Resistenza, dalla lotta di Liberazione, dall’insurrezione popolare, dall’insurrezione di Napoli e di Milano, ma anche dagli alleati che sbarcarono a Pantelleria, in Sicilia, a Salerno, ad Anzio, a Nettuno, dagli aspri combattimenti nell’Italia centrale e del Nord, dai devastanti bombardamenti aerei sulle nostre città stremate e sulle popolazioni civili per piegare il regime fascista. Anche la nostra città di Cosenza subì dei terribili e devastanti bombardamenti. Case, ponti distrutti e tanti civili morti. Ecco, io oggi questo avrei voluto, un semplice saluto, un omaggio, un ricordo dei combattenti, dei soldati alleati che riposano in pace sul suolo italiano caduti per liberare l’Italia dal giogo nazifascista. Anche loro furono i protagonisti della liberazione dell’Italia. Qualcuno dirà, tu dici questo perché sei stato un cittadino americano e hai indossato la divisa militare delle Forze Armate degli Stati Uniti d’America. No, dico questo perché a me piace dire la verità. Così ha scritto mio nipote DantePerri su una pagina di Facebook sulla quale avevo postato il cimitero militare americano di Nettuno:- Ma davvero qualcuno ancora pensa che la Liberazione dal nazifascismo si sarebbe potuta realizzare senza l’intervento delle forze anglo americane?.... ma il fiume scorre in un modo e tutto travolge e, poi, senza lo studio di quei terribili eventi, la comunicazione e le mode la fanno da padrone-. A tutti quelli che hanno combattuto, che sono morti, lo ripeto ancora una volta come un mantra va, deve andare la nostra imperitura riconoscenza.

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testamento-solidaleChi è interessato a disporre un lascito solidale deve sapere che non ci sono regole ad hoc che devono essere rispettare in merito. Ciò che è più importante è specificare nel proprio testamento, in modo preciso e chiaro, quale sia l’ente beneficiario, ricordandosi di rispettare anche le quote di legittima. A parte questo aspetto, però, rimangono valide le considerazioni relative a un testamento normale. Anche per un testamento solidale, pertanto, l’efficacia giuridica di un testamento pubblico (che è quello che viene redatto dal notaio) è identica a quella di un testamento olografo (che è quello che il testatore redige di proprio pugno).

Perché è meglio un testamento pubblico

Nel momento in cui ci si accinge a redigere un testamento solidale, però, può essere preferibile ricorrere a un testamento pubblico in considerazione di alcuni vantaggi che ne possono derivare: a cominciare dalla possibilità di evitare i rischi di impugnazione, in quanto la volontà del disponente viene tradotta in termini giuridici dal notaio. Inoltre, con un testamento solidale non si corre il pericolo che lo stesso possa essere sottratto o smarrito, visto che è il notaio stesso a conservare presso il proprio archivio notarile il documento fino a che resta in attività. Ciò non toglie che anche un testamento olografo possa essere depositato da un notaio, proprio per evitare i rischi di sottrazione, alterazione e smarrimento.

La modifica del contenuto di un testamento

Anche nel caso di un testamento solidale, il suo contenuto può essere modificato, in modo da togliere valore al documento; inoltre il testatore ha sempre la possibilità di revocarlo. È opportuno chiarire che sia il principio della modificabilità che quello della revocabilità del testamento sono da considerare inderogabili. Qualora si abbia in mente di procedere alla revoca, non c’è bisogno di andare a ritirare il documento dal notaio né di distruggerlo fisicamente: basta, invece, redigere un nuovo testamento attraverso il quale si deve indicare in modo chiaro l’intenzione di revocare l’altro.

Quando un testamento è soggetto a impugnazione

Può succedere che il lascito solidale oltrepassi la soglia della quota disponibile. In una situazione del genere il testamento non perde di validità ma può essere impugnato dagli eredi legittimari, vale a dire i membri del nucleo familiare che hanno diritto a una quota del patrimonio. Da quando la successione viene aperta, ci sono 10 anni di tempo per gli eredi legittimari per intraprendere un’azione di riduzione. Qualora vogliano procedere in tal senso, essi devono rivolgersi a un giudice, che dovrà dichiarare la disposizione testamentaria in efficace in relazione alla parte che eccede la quota disponibile, così da non compromettere le legittime.

I lasciti solidali e le tasse

Non sono previste imposte per i lasciti solidali. In base a quanto sancito dal Codice del Terzo settore del 2017, infatti, è esente da tassazione tutto quello che viene lasciato in eredità a organizzazioni con scopo di utilità sociale. Diverso è il discorso per gli enti che non sono onlus: l’esenzione dalle imposte è garantita a patto che, entro i 5 anni successivi, l’ente sia in grado di dimostrare che il lascito è stato utilizzato secondo quanto previsto dal disponente. È anche per questa ragione che l’indicazione del motivo nel testamento deve essere corretta: in caso contrario il documento può essere annullato. Si pensi, per esempio, il caso di un testatore che lasci dei soldi a un’organizzazione affinché si occupi di prestare assistenza sanitaria alle persone bisognose in Africa: se quell’organizzazione non si è mai occupata di tale ambito, si ha a che fare con un errore di motivazione per effetto del quale la disposizione testamentaria solidale può essere impugnata per validità.

Lascito solidale a Medici Senza Frontiere

Chi desidera optare per un lascito solidale a Medici Senza Frontiere può trovare tutte le informazioni di cui ha bisogno seguendo il link qui. Sono più di 45mila le persone in tutto il mondo che lavorano per questa organizzazione, tra oltre 80 Paesi in cui sono attivi progetti gestiti grazie alle 24 sezioni partenarie e ai 5 centri operativi. L’azione umanitaria è preziosa per garantire cure e benessere a coloro che, altrimenti, non avrebbero accesso all’assistenza sanitaria.

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hhhhooSono sempre più convinto che mai come oggi serve sviluppare una vera e legittima coscienza di classe . Destrutturare il sistema dei poteri forti ed egemoni non può e non dovrà essere scisso dal destabilizzare i suoi regimi “liberal – democratici”. E’ necessario, attraverso degli atti arbitrari, sviluppare da subito una certa auto-valorizzazione di massa tesa a destrutturare i poteri forti, nemici naturali degli interessi di tutti i cittadini. Una auto-valorizzazione collettiva attraverso la quale affrontare direttamente un sistema di potere che si basa sullo sfruttamento dell’uomo su l’uomo, condiviso da un regime politico che lo garantisce e protegge. Si sta giocando una partita che non potrà mai essere vinta fino a quando si accetteranno le regole di gioco stabilite da chi tiene sotto schiaffo le persone e che è sempre pronto a cambiare le regole ogni qualvolta si sente aggredito da chi soggioga. La sola cosa che può far evolvere il mondo intero è rivendicare la consapevolezza dello stesso mondo. Al momento solo l'arte riesce ad ottenere tale risultato .Molto dipenderà da quelli che si sentono sfruttati, imparare a far valere la loro forza programmando e conducendo campagne, battaglie e operazioni tattiche, una dietro l’altra, una in funzione dell’altra, attraverso cui contrastare l’influenza ideologica della classe dominante sulle masse popolari. I cittadini devono rafforzare la loro mobilitazione e organizzazione, fare di ogni lotta una scuola fino a colorare del giusto colore la lotta di classe in Italia, rendendo invivibile la vita agli sfruttatori; procedendo per tentativi ed eliminazione di errori, rendendo invivibile la vita agli sfruttatori. In questo contesto si vuol portare a conoscenza l’esistenza di un cittadino canadese che morì in Cina seguendo i propri ideali.

La vita del dottor Norman Bethune è una delle più ricche ed avventurose del nostro tempo. Nato a Gravenhurst (Ontario), nel 1890, appena laureato in medicina partì per la Francia e partecipò alla prima guerra mondiale, combattendo in un reparto canadese. Trascorse gli anni inquieti del primo dopoguerra In Europa, viaggiando In Francia, in Italia, in Svizzera, in Inghilterra. Medico in un quartiere popolare di Detroit, si ammalò di tubercolosi e dovette confinarsi in un sanatorio. Qui ebbe modo di apprendere molte cose nuove sulla tubercolosi e di studiarne i metodi di terapia chirurgica, sperimentando su se stesso l’applicazione del pneumotorace.

Da allora si dedicò con ogni energia alla cura della tubercolosi, inventando fra l’altro nuovi strumenti per la chirurgia del torace.

Nel 1935 parti per un viaggio in Russia. Erano anni agitatissimi, dopo la crisi del ’29 e si andava preparando l’aggressione del fascismo al mondo intero. Bethune avvertì qual era il dovere di un democratico e partì per la Spagna. Proprio in quella guerra civile egli, primo al mondo, praticò la trasfusione del sangue nelle immediate retrovie del fronte e sulla stessa linea del fuoco. Durante la guerra civile spagnola grande fu il suo contributo di scienza, di esperienza, di coraggio, di entusiasmo. Si legga la descrizione della caduta di Malaga e dello sgombero dei profughi dalla città sotto l’incalzare dei fascisti.

Tornato in America, dopo un lungo giro per gli Stati del nord in cerca di aiuti per la Spagna, decise di accorrere in Cina, dove il Giappone aveva sferrato la sua aggressione.

Raggiunse la zona in cui si era formato il governo popolare, con la leggendaria Ottava Armata rivoluzionaria, inquadrata dai veterani della Lunga Marcia; dal governo dello Yenan Bethune fu nominato consulente medico. Riuscì ad organizzare, in condizioni incredibilmente difficili, alcuni ospedali da campo, a creare il personale sanitario, medici, assistenti, infermieri. La sua attività in questo periodo ha del prodigioso e si spiega così la popolarità che egli ebbe fra I cinesi e la leggenda di Pei Ciu En (cosi in Cina pronunciavano il suo nome). Per la causa della libertà e dell’indipendenza del popolo cinese egli dette la vita. Infatti, Bethune moriva il 12 novembre del 1939, all’età di 49 anni. Moriva come aveva vissuto: lavorando, combattendo per la libertà dell’umanità e senza un pensiero dedicato alla propria persona. Stava operando un soldato cinese, senza guanti, in trincea. Si procurò una piccola ferita con un bisturi contraendo una infezione che si rivelò fatale. In Cina alla sua morte era già una leggenda. Questo straniero che aveva lasciato la propria terra per recarsi in Cina a combattere le forze d’invasione giapponesi , non certo per motivi personali e sempre in condizioni estreme, veniva visto dasl popolo cinese come un modello di grande generosità nei confronti degli altri e un esempio al quale aspirare. Il regime cinese ha sempre usato l’immagine di Bethune come simbolo di generosità, altruismo e disinteresse personale. Dovunque in Cina si raccontano le gesta di questo straniero che lavoro incessantemente per il popolo cinese, dando i suoi abiti, il suo cibo e finanche il suo sangue per la libertà di quel popolo. I soldati al fronte durante i loro attacchi gridavano: “ All’attacco, compagni, Pei Ciu En (Bethune) è con noi!!”.

Il suo corpo giace in una vallata dello Sciansi orientale, in un parco pubblico dedicato alla memoria di quegli uomini e donne che morirono nella guerra di resistenza. La sua tomba e statua si trovano dall’altra parte della strada del Norman Bethune International Peace Hospital. Ogni anno, il 13 novembre, i cinesi ricordano la figura del mitico canadese con le parole di Mao TzeThung pronunciate alla sua morte : “Il compagno Bethune …aveva fatto della medicina la sua professione e migliorava di continuo le sue capacità; … egli si distingueva per la sua competenza. Il suo esempio rappresenta una buona lezione per coloro che vogliono cambiare lavoro non appena vedono qualcosa di nuovo e per chi disprezza il lavoro tecnico giudicandolo poco importante e senza prospettive …. Ora tutti noi lo commemoriamo e ciò dimostra quanto il suo spirito abbia profondamente toccato ognuno di noi. Noi tutti dobbiamo prendere ad esempio il suo spirito di assoluta abnegazione. L’abilità di un uomo può essere grande o piccola, ma se egli avrà questo spirito sarà un uomo nobile, puro, un uomo moralmente integro, superiore ai meschini interessi, un uomo prezioso per il popolo.” Oggi, Norman Bethune viene considerato come un grande eroe della Rivoluzione Cinese e un uomo che ha sempre avuto come faro la libertà delle persone dalle angherie, sopraffazioni e violenze.

Gigino A. Pellegrini & G elTarik

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